2/3/2023 ore: 11:00

Agrolab, iniziati gli scioperi senza preavviso

Sindacato e lavoratori chiedono all'azienda chiarezza sul futuro

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Non si è fatto attendere il primo sciopero a sorpresa delle lavoratrici e dei lavoratori di Agrolab, azienda tedesca leader nel settore delle analisi chimiche, fisiche e microbiologiche ambientali e agroalimentari. Lo stato di agitazione dei dipendenti della sede di Nazzano è iniziato quando è stata diffusa la notizia del trasferimento del ramo produttivo nella sede di Vicenza, che comporterebbe l'esubero di 40 dei 70 addetti di Nazzano. Dall'azienda, che sembra aver chiamato in causa Eni nella decisione dello spostamento, arriva poca chiarezza e scarsa solerzia a prendere parte ai tavoli istituzionali, una linea che fa temere che questo sia solo il primo passo di uno smantellamento radicale del sito.

La settimana scorsa sindacato e lavoratori hanno annunciato che sarebbero stati organizzati scioperi a sorpresa, in giornate e orari diversi, e il primo ha avuto luogo subito, nel pomeriggio di lunedì 27 febbraio, con un sit-in davanti allo stabilimento di via Frassina. 

È stato richiesto un incontro urgente con l'azienda, per sapere qualcosa di più preciso in merito ai licenziamenti ventilati e al destino dei 40 lavoratori a rischio.
La notizia della chiusura della produzione a Nazzano ha colto tutti di sorpresa, l'azienda non aveva dato alcun segno di crisi ed anzi, a detta dei dipendenti, faticava a trovare nuovi addetti qualificati da inserire nell'organico. L'amministrazione comunale, che ha ribadito la necessità di un incontro urgente con i vertici aziendali, ha parlato dei progetti che in un immediato futuro coinvolgerebbero Agrolab nel territorio, per il quale la riduzione e l'eventuale chiusura del sito sarebbero una perdita.

Perché, dunque, chiudere la produzione? 
"Non crediamo che Eni sia responsabile di questa scelta, sembra più una decisione aziendale che mira a un abbassamento dei costi e a un incremento dei ricavi. Agrolab è un'azienda con ricavi importanti - spiega Sebastiano Salaro, segretario generale Filcams Cgil Massa Carrara - non è certo in crisi e, soprattutto, con gli strascichi lasciati dalle aziende chimiche negli anni 80 ha ancora bonifiche da fare nel nostro territorio, oltre alla prospettiva, ricordata dalla sindaca Arrighi, di un progetto che riguarda la filiera del marmo: strategicamente, è proprio il momento sbagliato per abbandonare questo territorio".

La priorità al momento, ricorda Salaro, è ottenere un incontro e discutere del futuro degli addetti alla produzione. Se inizialmente per loro si era parlato di trasferimento - "una procedura di mobilità camuffata" commenta il segretario, considerata la distanza delle eventuali sedi alternative, da Vicenza a Gela - qualche giorno fa è stata pronunciata per la prima volta la parola licenziamento.

"Noi non arretreremo rispetto alla nostra posizione - conclude Salaro - ovvero che la produzione debba rimanere a Massa Carrara. È il cuore dell'azienda, lasciare solo l'amministrazione significherebbe guardare a una prossima chiusura del sito".