Amazon Castel San Giovanni, la mobilitazione continua
Soddisfazione per la partecipazione a sciopero e presidio. "Andremo avanti"
Contenuti associati
Allo sciopero ha aderito circa il 60% del personale e 300 tra lavoratrici e lavoratori si sono raccolti in presidio davanti ai cancelli di MXP5, Il grosso centro di distribuzione Amazon di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, la mattina dell'11 ottobre, lo stesso giorno in cui il colosso delle vendite online celebrava l'evento annuale di shopping globale.
È continuata così la protesta dei dipendenti della multinazionale che, alla richiesta di un adeguamento salariale avanzata dalle rappresentanze sindacali, si sono visti corrispondere un incremento dell'1%: un aumento irrisorio, che è parso loro una beffa.
"Eravamo lì per manifestare il nostro dissenso in merito alla questione salariale, ma anche per le richieste che avevamo avanzato e che l'azienda ha respinto, il welfare e l'aumento del valore dei buoni pasto" spiega Alberto Zucconi, funzionario Filcams Cgil Piacenza.
"La pandemia ha permesso ad Amazon di incrementare enormemente i propri guadagni e adesso che stiamo vivendo un momento difficilissimo dal punto di vista economico è assurdo che l'azienda non vada incontro ai suoi dipendenti, concedendo loro una revisione retributiva decente", commenta Beatrice Moia, delegata Filcams Cgil.
Rilevante anche la questione della salute e sicurezza. "È stato redatto un documento di 20 pagine che rendeva conto delle criticità rilevate nei magazzini, che è stato inviato mesi fa all'azienda e agli enti preposti, ma non abbiamo avuto ancora alcun esito", prosegue Zucconi.
"I lavoratori non sono ascoltati, Amazon non ascolta neanche le RLS. Nel documento che è stato presentato sono stati posti dubbi su alcune mansioni, si è affrontato l'argomento delle Valutazione dei rischi - aggiunge Moia - anche gli enti coinvolti hanno sollecitato una risposta da parte dell'azienda. Che non è ancora arrivata".
All'elenco si sommano le frequenti contestazioni disciplinari, comminate per lo più senza valide motivazioni, che sottopongono lavoratrici e lavoratori a un controllo ossessivo, che finisce per esercitare su di loro una pressione psicologica.
"La mobilitazione continua - conclude il funzionario Filcams - la situazione resta aperta, andremo avanti. L'obiettivo è arrivare a sederci a un tavolo con le nostre RSU e l'azienda e rivendicare un trattamento equo per le lavoratrici e i lavoratori dei magazzini Amazon".