5/12/2006 ore: 20:59

ANCHE IL SINDACATO HA IL SUO RUOLO DA GIOCARE NELLA DEFINIZIONE DEL PRESIDIO SANITARIO

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4 dicembre 2006

ANCHE IL SINDACATO HA IL SUO RUOLO DA GIOCARE NELLA DEFINIZIONE DEL PRESIDIO SANITARIO
Un vivace confronto ha caratterizzato il convegno «Dal decreto Bersani alla Finanziaria, il futuro della farmacia e dei farmacisti»


Un bel confronto di esperienze, posizioni, proposte ha caratterizzato il convegno promosso dalla Filcams, domenica 3 dicembre, a Roma presso il Centro Congressi Cavour, «Dal decreto Bersani alla Finanziaria, il futuro della farmacia e dei farmacisti».

Sono i molti temi in campo, e molti soprattutto per una categoria dispersa come i farmacisti, che hanno indotto la federazione Cgil del terziario ad aprire questa discussione e ad offrire ai farmacisti la possibilità di confrontarsi. Possibilità che hanno colto al volo, presentandosi in gran numero ad un avvenimento certo non consueto per la categoria.

Tre sono i temi – spiega Ivano Corraini, segretario generale della Filcams, alla presidenza del convegno –, tra i tanti che si sono affollati e sovrapposti nell'agenda della categoria, che hanno avuto priorità e si sono imposti nel dare senso al convegno: il contratto di lavoro che vede una trattativa bloccata; l'approvazione del "decreto Bersani", giudicato positivamente ma anche in attesa di altri passi più significativi; il ritorno dell'ONAOSI alla contribuzione volontaria, grazie al voto della Camera, e il pericolo che il Senato ribalti la situazione.

Tre temi pesanti, all'ordine del giorno del lavoro sindacale, e tuttavia da portare avanti a fianco del tema per eccellenza, nella categoria: il problema di cosa dev'essere, oggi, la farmacia e dunque quale futuro possono intravedere i farmacisti. «Di quale dignità professionale», dirà Luigi Coppini nell'introduzione, potranno, i farmacisti, rivestire il loro lavoro.

Per Coppini, il lavoro in farmacia e le aspettative professionali sono oggi imbrigliate da illogiche e anacronistiche oligarchie. Che vanno sciolte.

Coppini ha indicato una serie di linee d'azione per liberare la categoria dai lacci che la imprigionano: modificare la legge che assegna le sedi, darsi un contratto, puntare alla formazione gratuita per tutti, rivalutare la professione anche fuori del perimetro della farmacia, riformare l'ordine professionale.

Ed è soprattutto alla possibilità di accedere alla titolarità di una farmacia, l'aspirazione che ogni farmacista in cuor suo coltiva e oggi, di fatto, irrealizzabile se non si è "figlio di ...", che Coppini ha riservato un buon tratto della sua relazione. Esponendo proposte concrete per rendere possibile l'apertura di nuove sedi e concreta la prassi della normale vendibilità di una farmacia.

Insomma, dice Coppini, «bisogna che l'aspettativa alla titolarità di una farmacia sia riconosciuta a tutti i farmacisti», e che dunque possa essere un'aspettativa concreta.

Il "decreto Bersani", giudica Coppini, ha rafforzato la figura professionale del farmacista. A metà novembre sono stati aperti i primi 370 punti vendita di farmaci senza obbligo di prescrizione, le cosiddette parafarmacie. Divise per tipo, sono 316 i piccoli esercizi e 54 sono i corner aperti nella GDO.

A giudizio della Filcams, ha precisato Coppini, bisogna ampliare le possibilità aperte dal decreto. Potenziare il ruolo degli addetti nella GDO e poi dare la possibilità di formare cooperative e società tra farmacisti, favorendo i non-titolari.

Infine, l'ONAOSI: una bella battaglia, mezza vinta e mezza ancora da vincere, con la concreta possibilità di veder sfumare la vittoria completa. In Senato, ha ricordato Coppini, l'emendamento che ha ripristinato, con voto della Camera, la volontarietà dell'adesione a ONAOSI, sarà posto in votazione tra il 12 e il 21 dicembre. Fino a quella data il pericolo che la situazione sia ribaltata è del tutto concreto. Bisogna premere, dice Coppini, in nome del «Basta con gli obblighi corporativistici».

Tocca ai dottori Laura Cavalli, dipendente di farmacia privata; Anna De Plano, dipendente di farmacia pubblica azienda speciale; e Aldo Garzia, dipendente di farmacia pubblica, illustrare le problematiche così come sono vissute quotidianamente da chi nel comparto ci lavora.

«Un anno fa la situazione sarebbe stata peggiore di oggi», riflette Achille Passoni, segretario confederale Cgil e responsabile dei settori sanitari. Certo, un anno fa il "decreto Bersani" non c'era e molte aperture odierne non c'erano. «Il "decreto Bersani" apre una strada», dice, ci sono opinioni diverse, ma quella strada deve essere affollata di proposte e noi ci dobbiamo impegnare. Come sul privilegiare il sistema dei concorsi o delle graduatorie per accedere alla titolarità della farmacia. «Questione atavica», afferma Passoni, ma importante è che non si pensi a concorsi con la presenza di sindacalisti, ché ; altrimenti la frittata è fatta. Efficacemente critico delle esperienze passate, Passoni afferma che i sistemi, per giungere ad affermare l'aspettativa di titolarità dei farmacisti, possono essere diversi, ma la strada per aprire non può che essere quella di «rendere più democratica, più trasparente l'assegnazione delle farmacie», dunque di uscire dalla condizione per cui la farmacia si compra se si è "figli di ...".

Una condizione di dignità del lavoro e della professione sempre presente nei temi posti in discussione dal convegno. E un ruolo, pubblico, che i farmacisti vogliono svolgere.

«La ministra», dice Passoni, «deve definire in modo un poco più preciso come intende il presidio sanitario». Ma anche noi dobbiamo dare il nostro contributo. La farmacia, si è chiesto, come partecipa? Che tipo di farmacia immaginiamo? Ed è qui che tutti i temi in discussione trovano il loro punto di coagulo.