Assemblea Nazionale Cgil, l'intervento del segretario generale Filcams, Fabrizio Russo
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La situazione contrattuale nella quale versa la Filcams è ormai nota, e non solo a noi. Una situazione inedita, eccezionale, senza precedenti anche per una categoria che ha una storia negoziale talvolta insolita, originale, non scontata come la nostra.
Quindici contratti nazionali di lavoro scaduti, variamente da diversi anni, tra i quali sono ricompresi i contratti politicamente e dimensionalmente più rilevanti per la Filcams, a partire da quelli del terziario, della filiera del turismo, della ristorazione e della cultura e di una parte dei servizi; oltre 7 milioni di lavoratrici e di lavoratori coinvolti.
È questo che ci ha portato negli ultimi mesi a prevedere unitariamente con Fisascat e Uiltucs l’avvio di una fase di mobilitazione. Abbiamo cominciato a discuterne ad una nostra iniziativa alla Leopolda di Firenze, a maggio, e abbiamo proseguito alla presenza di più di 1500 delegati nel contesto di una grande assemblea unitaria intersettoriale a Bologna, a luglio.
Ora, l’esito degli incontri programmati per i prossimi giorni è ormai scontato e quindi le categorie del terziario saranno verosimilmente, tra ottobre e dicembre, nel pieno di una mobilitazione senza precedenti, decisiva e cruciale non solo per i risultati che vogliamo ottenere, ma per l’identità che abbiamo costruito e difeso insieme in questi anni e anche, permettetemi di dirlo, per la tenuta sociale del paese.
Proverò con la sintesi del caso non ad enfatizzare o a narrare, e neppure a spiegare – perché noi non abbiamo questa velleità, la Filcams non è avvezza a spiegare ad altri cosa si debba fare e come, dove, perché e quando lo si debba fare - però a condividere sì.
Bisogna dire chiaro e forte che soprattutto in questa fase è necessario che la Filcams sia sostenuta, sia sostenuta in primo luogo da parte dell’organizzazione, da parte dell’organizzazione tutta. Non perché debba essere sostenuta a prescindere, ma perché le rivendicazioni, le lotte, le conquiste e le sconfitte della Filcams, a fasi alterne come è naturale che sia, soprattutto oggi, soprattutto in questi giorni, ancora di più nei prossimi giorni, rappresentano la quintessenza, la cifra, l’anima, delle rivendicazioni, delle lotte, delle conquiste e delle sconfitte della Cgil tutta.
E sono a fondamento della nostra comune, corale e decisiva mobilitazione con tutta l’organizzazione. E qui sto parlando della mobilitazione di iniziativa confederale che ci vedrà tutti in piazza il 7 ottobre.
Forse ribadisco un’ovvietà, un’ovvietà almeno per noi, ma diciamola perché è sempre stato patrimonio della nostra organizzazione: in Cgil non ci sono le categorie, non c’è la categoria degli esclusi, degli invisibili, degli ultimi perché è quello che tutti noi, anche tra chi partecipa alla discussione di oggi - tutte, tutti, nessuno escluso - pensiamo convintamente e affermiamo nella nostra pratica quotidiana rispetto al fatto che non ci debbano essere nella società persone escluse, persone invisibili, persone ultime.
Bisognerebbe anche che tutti quelli che oggi parlano di lavoro “atipico” si ricordassero che gli esclusi, i reietti, addirittura gli schiavi di ieri sono i lavoratori salariati di oggi, grazie alle conquiste del sindacato. E si ricordassero che il cammino è sempre stato, è, e sarà duro e difficile.
Ma è anche il cammino più nobile, vogliamo dire, il cammino che porta un essere umano sfruttato a prendere coscienza della dignità, dei diritti, della civiltà, dell’umanità del lavoro. E lo porta a unirsi ad altre donne e uomini come lui, a crescere e a lottare.
Non ci sono, dunque, lavori o lavoratori che abbiano identità e altri no, non ci sono donne o uomini che abbiano consapevolezza – o coscienza di classe – ed altri no, non ci sono lavoratori sempre pronti alla mobilitazione e altri sempre pronti alla resa a seconda dei settori nei quali prestano attività, delle mansioni che svolgono o che siano lavoratori diretti o in appalto.
Ci sono invece nel mondo del lavoro, interi settori, intere categorie di lavoratrici e di lavoratori, ormai la maggior parte, che hanno un’identità complessa, articolata, composita, caratteristica che deve rappresentare e che deve essere considerata però elemento di forza, valore aggiunto, risorsa, di cui essere orgogliosi, da valorizzare, su cui investire, perché incarnano anche, soprattutto per questo, pur a volte nella loro eclatante fragilità, la prospettiva, il futuro, il domani del lavoro, dei quali è necessario che noi tutti ce ne si occupi, che si definiscano diritti e tutele, per loro come è accaduto per chiunque altro prima di loro.
Non venga presa come una dichiarazione di presunzione, piuttosto di orgoglio nella difficoltà estrema delle condizioni di lavoro del terziario, di dignità nella complessità del terziarizzato diffuso e strutturale, di umanità, come diciamo noi in Filcams, nella deregolazione più esasperata.
È questa la nuova forma, la nuova storia della resistenza e della lotta, quotidiana, estenuante ma tenace, in primo luogo da parte di migliaia di delegate e di delegati, che non va giudicata, sulla base di un rinnovo contrattuale di cui magari si ignorano completamente storia, vicissitudini, complessità o sragionando di come si debba affrontare l’emergenza salariale nel commercio, nel turismo, nei servizi non conoscendo minimamente i settori; ce lo si faccia spiegare, questo sì, da lavoratrici e lavoratori che prestano attività per 40, 50 minuti al giorno, per 3, 4 ore a settimana.
Sarebbe bastato a volte prendere parte, anche casualmente, ad una soltanto delle iniziative, dei presidi, delle manifestazioni, delle mobilitazioni a sostegno delle centinaia di vertenze che la Filcams ha dovuto affrontare negli ultimi anni.
Ecco perché questo avamposto di lotta, di resistenza, di civiltà, va invece avvicinato con attenzione, con cautela e anche con un po’ di umiltà, che non guasta mai.
Va compreso, va sostenuto ma soprattutto va rispettato.
Si fa fatica, è vero, quando dalle parole si deve passare alla pratica e all’iniziativa politica: ma sono queste l’inclusione, la confederalità, la contaminazione di cui tanto parliamo. E sono queste che diventano, oggi, il motore della lotta, il vento del cambiamento, la rabbia ma anche la forza con cui in piazza ci andiamo tutte e tutti insieme.
Ribadisco solo un’ultima cosa.
Questo messaggio parte forte da noi, è rivolto alle compagne e ai compagni di tutta l’organizzazione ma anche a tutto il paese.
È il messaggio che danno le donne e gli uomini della Filcams, e dell’organizzazione, e della rappresentanza tutta, le lavoratrici e i lavoratori, le loro famiglie, i loro cari.
È un messaggio ultimativo, ma noi ancora vogliamo che vibri di speranza: il destino della nostra democrazia dipende da come entreremo in questa fase di mobilitazione, e come ne usciremo.
E la democrazia si rivendica, si pratica, si afferma non con i soprusi, non con l’imbarbarimento ma con la costituzione e con lo sviluppo di una nuova umanità del lavoro.
Oggi e da sempre:
La democrazia è l’inclusione e l’unità di tutte le differenze.
La democrazia è il paese che vogliamo consegnare alle generazioni di domani.
La democrazia è la rappresentanza.
La democrazia siamo noi.
Buone mobilitazioni e buon lavoro a tutte e a tutti noi.