Cds Hotels, da Palermo a Lecce cambi di contatto senza informativa
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Sono tornati al lavoro, dopo i mesi di fermo invernale, e ad aspettarli hanno trovato un contratto diverso da quello che erano soliti firmare da un anno all'altro. Peggiore, naturalmente.
A prendere una decisione unilaterale in merito al contratto senza informarne i diretti interessati, i lavoratori, e tantomeno i sindacati che li seguono, è stata la Cds Hotels Città del Mare di Terrasini, in provincia di Palermo. "Un complesso turistico importante - spiega Giuseppe Aiello, segretario generale Filcams Cgil Palermo - una delle mete turistiche del comprensorio". Una struttura che lavora molto e che ha cominciato a reclutare i suoi stagionali già dal mese di marzo: un numero che andrà crescendo con l'avvicinarsi dell'estate, fino ad arrivare a un totale di circa 250 addetti.
Il contratto messo da parte è quello che era stato sottoscritto con le sigle sindacali maggiormente rappresentative - Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs - e quello che lo ha rimpiazzato è il contratto Anpit, che porta con sé un netto peggioramento sia sotto il profilo normativo che economico.
Un disagio che va ad aggiungersi alla precarietà congenita del lavoro stagionale, tagliando uno stipendio già modesto. "Lavorano anche parecchie ore al giorno e spesso non riescono a raggiungere neppure i requisiti per la Naspi" e ora perdono parte del salario, si legge nella nota unitaria. Ma vanno a diminuire anche gli istituti, le maggiorazioni e si assottigliano le tutele e i diritti. "È un accanimento nei confronti di lavoratrici e lavoratori che avevano già poco".
"Abbiamo avuto un incontro con alcuni rappresentanti dell'azienda e abbiamo detto loro che avremmo messo in campo tutte le azioni possibili per contrastare il cambio del contratto e ripristinare le condizioni preesistenti", aggiunge Aiello. "E abbiamo convocato un'assemblea, che è stata molto partecipata, durante la quale abbiamo scoperto che alle lavoratrici ai piani è stato riservato un contratto a intermittenza: sono preoccupate, ci chiedono cosa può succedere se si metteranno in malattia". Si sentono vulnerabili, ancora più precarie di quanto non fossero già.
I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione e presentato una nota di diffida all'azienda, che nel frattempo per allettare i lavoratori ha messo in bacheca un'offerta di welfare, una magra consolazione dopo lo scippo del contratto.
La Cds, originaria di Lecce, sta operando le stesse scelte anche nel territorio pugliese. Anche lì dal primo marzo, senza alcuna informativa, il contratto è cambiato. La richiesta è la stessa, ripristinare il contratto precedente, e anche qui si parla di comportamento anti sindacale.
"La situazione è veramente grave - dice Mirko Moscaggiuri, segretario generale Filcams Cgil Lecce - sono arrivate le prime buste paga con la variazione contrattuale, non è specificato se il super minimo è assorbibile o non assorbibile e sembra che gli stagionali saranno assunti direttamente con il contratto Anpit Cisal, senza neanche il super minimo: una vera e propria opera di risparmio".
A fare le spese del ribasso, i lavoratori. "Oggi con il contratto Cisal, domani potrebbe essere un altro, che sottrae altri diritti. Agli imprenditori importa solo risparmiare".
In Puglia la catena Cds arriva in alta stagione a 700 addetti, tra fissi e stagionali, e il cambio di contratto è per tutti.
"Non dovrebbe essere consentita dalla legge questa depauperazione della retribuzione. Poi si lamentano che non trovano i lavoratori".