16/9/2022 ore: 10:42

Da Venchi nessuna dolcezza

Nei punti vendita fiorentini dell'antica cioccolateria fioccano contestazioni disciplinari, sospensioni e licenziamenti. Nel mirino Rsa e iscritti Cgil

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È il licenziamento di una giovane lavoratrice, avvenuto a fine luglio, ad accendere i riflettori sulla celebre fabbrica di cioccolato e gelato, un'impresa che conta 120 punti vendita, di cui 50 in Italia e 70 all'estero. Venchi esiste dal 1878 e di antico, oltre alle ricette, sembra conservare l'anacronistico trattamento che riserva alle sue lavoratrici e ai suoi lavoratori. 

Il caso della giovane mamma licenziata per aver chiesto, nel rispetto dei parametri previsti dalla legge, un congedo parentale per occuparsi del bambino piccolo, è solo l'ultima di una lunga serie di storie simili: contestazioni disciplinari comminate cogliendo pretesti di lieve entità, con l'evidente intento di tracciare la strada che porta al licenziamento, vessazioni, un'attenzione logorante rivolta segnatamente contro gli iscritti al sindacato, con più mordente quando sono addirittura rappresentanti dei lavoratori, come la ragazza allontanata di recente. Ma anche partecipare semplicemente a una riunione è un marchio d'infamia sufficiente ad essere presi di mira.

Dei 16 lavoratori di cui Venchi si è sbarazzata dall'inizio dell'anno a Firenze, e su un totale di una sessantina di dipendenti non sono certo pochi, quelli che non sono stati licenziati sono scappati, hanno gettato la spugna, non ce la facevano più a fare serenamente il proprio lavoro in quel clima di caccia alle streghe rosse, gli iscritti alla Filcams Cgil.

Sono per lo più ventenni, e alla fine preferiscono andarsene.

"Abbiamo messo insieme un lungo elenco di contestazioni disciplinari e trasferimenti per noi illegittimi", racconta Gianni Filindassi, Filcams Cgil Firenze. "All'inizio dell'anno hanno licenziato un'altra lavoratrice, anche lei nostra iscritta. Ha avuto la febbre per un periodo e il medico, controllando periodicamente se fosse positiva al Covid, segnava due, tre giorni di malattia alla volta. Ne è rimasto scoperto uno, per errore, e l'azienda le ha dato 10 giorni di sospensione: ha fatto l'errore di ribellarsi a una sanzione così sproporzionata ed è stata mandata via. Siamo in causa, anche per lei".

Diversa la situazione della giovane mamma licenziata a luglio, assunta nel 2015. "Non aveva mai avuto né una contestazione disciplinare, né un rimprovero verbale - spiega Filindassi - anzi, aveva ricevuto encomi per aver ricoperto all'occorrenza ruoli di responsabilità, che non le sono stati riconosciuti, contrattualmente ed economicamente".

E questo è un altro punto dolente della gestione Venchi, il mancato riconoscimento dei livelli professionali, la piaga dove non vogliono il dito del sindacato. È la questione al centro del caso di un altro lavoratore, Rsa Filcams, che si è dimesso da poco.

"Faceva il gelato e veniva mandato anche a istruire i colleghi degli altri negozi, e questo con il quinto livello del commercio, il contratto che l'azienda applica, quando avrebbe avuto diritto sicuramente al quarto, che dopo 18 mesi spetta, ma anche al terzo per le mansioni che svolgeva" ricorda il funzionario. "Abbiamo cercato di contattare, con molte difficoltà, l'azienda per chiarire la sua posizione ed è stato allora che hanno cominciato ad arrivare sanzioni disciplinari, magari per 5 minuti di ritardo, cambi di turno comunicati non direttamente, visite mediche in altre provincie. Alla fine non ha retto psicologicamente e se ne è andato".

Come lui altri due dipendenti, un ragazzo e una ragazza, hanno rinunciato e si sono dimessi a fine agosto. "E così la direttrice di un negozio, che è sparita da un giorno all'altro. La motivazione sempre la stessa, non ce la faceva più".

Un'altra lavoratrice ha avuto un giorno di sospensione quando, con il dovuto anticipo, ha comunicato che non avrebbe lavorato il 25 aprile. "Le hanno detto che era obbligata a lavorare, pur essendo un part-time con orario fisso. È arrivata a 10 sanzioni disciplinari, un disegno che punta chiaramente al licenziamento.".

"Il limite è stato oltrepassato - commenta Maurizio Magi, segretario generale Filcams Firenze - abbiamo deciso di rendere pubblica la denuncia perché non è tollerabile che le lavoratrici e i lavoratori iscritti al sindacato, o coinvolti nell'organizzazione, diventino oggetto di vessazioni. Abbiamo voluto affermare, in modo forte e determinato, che i diritti non possono essere calpestati in questo modo: il diritto ad aderire al sindacato e a rappresentare le istanze dei lavoratori deve essere semplicemente rispettato".