2/3/2006 ore: 15:20

L'INTERVENTO DI IVANO CORRAINI, SEGRETARIO GENERALE FILCAMS, AL CONGRESSO CGIL: «DEFINIRE UN NUOVO MODELLO CONTRATTUALE»

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2 marzo 2006

L'INTERVENTO DI IVANO CORRAINI, SEGRETARIO GENERALE FILCAMS, AL CONGRESSO CGIL: «DEFINIRE UN NUOVO MODELLO CONTRATTUALE»


«Riteniamo indispensabile definire un nuovo modello contrattuale fondato su regole condivise dalle parti sociali, alle quali appellarsi e dalle quali non si possa prescindere.

«Per buoni contratti, i rapporti di forza sono necessari, ma dove essi non ci sono o sono deboli – e nel terziario ne abbiamo larghi esempi – sono le regole a essere necessarie, regole che non inficiano le potenzialità là dove vi sono rapporti di forza favorevoli.

«Noi guardiamo a un modello contrattuale impostato su due livelli in cui la preminenza è del contratto nazionale che deve avere autorità salariale e normativa e non semplice cornice di regole.

«Il salario, in questo modello, non può che essere ancorato all'inflazione reale o attesa – e noi già abbiamo cominciato a praticare questa strada. Quote economiche derivanti dall'andamento del settore vanno destinate alle priorità individuate nei settori, e non v'è alcuna ragione di escludere, tra le priorità, quella economica.

«Il secondo livello di contrattazione, aziendale o territoriale, è da confermare e da estendere.

«Nel terziario l'occupazione cresce, ma cresce anche in termini esponenziali il lavoro precario, saltuario, il part-time. Cresce la precarietà, la frantumazione delle tipologie occupazionali e degli orari. Si consolidano le differenze tra i lavoratori nello stesso luogo di lavoro. Questo è avvenuto certo per le scelte organizzative delle imprese, ma a volte anche per nostra incapacità nell'assolvere al nostro compito di contrattualisti.

«Nel congresso Filcams abbiamo posto con forza la ripresa della contrattazione dell'organizzazione del lavoro. Noi intendiamo ricomporre la frantumazione che si è realizzata nei nostri settori. Intendiamo individuare percorsi di stabilizzazione dell'occupazione e raggiungere redditi meno evanescenti.

«In questo quadro, la durata del contratto nazionale deve essere solo funzionale alla difesa dei salari, alla certezza delle scadenze contrattuali, alla possibilità di una contrattazione di secondo livello. Ma l'esperienza fatta sulla base dell'accordo del '93, con i due bienni contrattati con negoziati distinti, ci dice che è stato sacrificato il secondo livello.

«Di per sé, la durata del contratto nazionale, tre o quattro anni, non identifica il modello contrattuale. È solo funzionale agli obiettivi ed è in rapporto alla realtà del settore.

«Le soluzioni che noi abbiamo adottato nei nostri contratti –" qualche soluzione innovativa", come l'ha definita Epifani nella sua relazione – ha il significato che ho cercato di riassumere con questi ragionamenti attorno al modello contrattuale.