17/7/2002 ore: 18:48

Lavoro di qualità per un turismo di qualità

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mercoledì 17 luglio 2002


Turismo, ambiente e lavoro in un seminario organizzato dalla Filcams e dalla Cgil

Lavoro di qualità per un turismo di qualità

Storia, cultura e territorio possono vincere sull’offerta del “bel posto a basso prezzo”

Nedo Bocchio

ROMA - Quale turismo in Italia? Quale ruolo per il sindacato? Con l’esigenza di dare risposte a questi interrogativi la Filcams e la Cgil hanno organizzato il seminario nazionale “Turismo-Ambiente-Lavoro, una strategia industriale sostenibile nel quadro delle nuove competenze istituzionali”. Una giornata di ascolto e di confronto «con le intelligenze di questo settore» – come Ivano Corraini, segretario generale della Filcams, ha chiamato i relatori e gli operatori intervenuti –, perché il sindacato ha bisogno di capire se il proprio pensiero in tema di turismo ha o non ha fondamento.
«Il confronto è pienamente riuscito – dice Carmelo Caravella, responsabile Filcams del settore –, si trattava di delineare una visione d’insieme del settore turistico, dal punto di vista istituzionale e da quello della sostenibilità ambientale e sociale».
La vasta platea di partecipanti: dalla SH Italia, consulenti di pianificazione turistica; all’Enea; dall’Emas, ente di certificazione, all’ Anci, l’associazione dei comuni; e ancora: l’assessore al turismo della Regione Toscana, la commissione parlamentare Attività Produttive, l’assessore al turismo del Comune di Napoli, i vicepresidenti della Provincia di Torino e di Bologna; lo Spi nazionale e la Federazione Tempo Libero; confermano che gli obiettivi che la Filcams si era proposta sono stati raggiunti, ma altresì che era tempo di allestire un seminario di questo tipo per dare ai partecipanti, non solo alla Filcams, l’occasione di incontrarsi.

Ma che cosa si intende per sostenibilità in un settore particolare com’è il turismo e soprattutto quale ruolo può giocarvi, con i partner sociali e all’interno del circuito istituzionale, il sindacato, confederale e di categoria?
Secondo il dottor Sergio Stumpo, della SH Italia, può essere riassunta nella capacità di un territorio di accogliere, di mettere la sua capacità di ospitare in relazione con l’ambiente, l’economia, la società. Ed è proprio in questa relazione che il relatore vede la funzione del sindacato, la vede con la presenza nella conferenza dei servizi nazionali e nella creazione delle conferenze dei servizi locali e poi ci sono i piani sul territorio dove il sindacato deve far valere il principio che il metro di misura non sia solo l’occupazione diretta, ma l’ occupazione che l’insediamento turistico può generare attorno a sé e al di là della stagionalità. E poi è il sindacato che può verificare quanta conoscenza entra ed è utilizzata in quel certo investimento e può verificare che la logica dell’impresa non sia incompatibile o forse controproducente rispetto all’ambiente.
A questo proposito ha ricordato come in Sardegna lo sviluppo turistico abbia avuto un grande significato dal punto di vista della rendita (chi ha venduto i terreni), ma abbia prodotto pochissimo sviluppo del reddito (occupazione diretta e indotta). Un altro caso è rappresentato dai villaggi turistici costruiti in Tunisia, abbandonati dai tour operator quando la loro resa ha pareggiato l’investimento per la loro costruzione, cioè quando il ciclo di vita è esaurito. Villaggi abbandonati, turisti dirottati altrove e forze locali che non sono in grado di prendere in mano le strutture perché non sanno fare gli albergatori.

E allora come valutare la bontà dell’impresa, e come saper difendere il turismo insediato da certe logiche antisociali che si manifestano nelle imprese? Gabriele Guglielmi, dalla presidenza del seminario, porta un esempio di difficile convivenza tra il sindacato spagnolo e il tour operator che possiede il 90 per cento della ricettività di Ibiza. Se la vostra presenza intralcia il mio modo di fare impresa turistica – dice loro il tour operator –, chiudo i “pacchetti” su Ibiza e li apro sulla Bulgaria, dove i sindacati non mi danno fastidio. Eccolo il rischio dell’ impresa e dell’investimento incompatibile rispetto all’ambiente. Ambiente inteso anche come ambiente sociale, beninteso.

Mauro Basili, ricercatore dell’Enea, sostiene che l’atteggiamento di alcuni tour operator sulla possibilità di spostare target indifferentemente da un posto all’altro esiste ed è preoccupante. Ma – sostiene – in Italia non siamo a questo. Tuttavia c’è ; confusione su cosa si può e si deve fare. Bagnoli, ad esempio, dopo 150 anni torna alle origini [si riferisce al piano di recupero ambientale dopo la chiusura delle attività industriali] , però se il progetto è di costruirvi il più grande “ delfinario” d’Europa, allora si torna alla logica industriale. Cos’è la sostenibilità? Qui da noi si può definire come capacità di carico. Certo – ha detto – che si possono fare dei campi da golf in Sicilia, però è una bestemmia vista la situazione idrica.

Ma soprattutto, Basili introduce il tema della qualità: come ci si può difendere dai sistemi turistici aggressivi e a basso costo? Con il territorio e con l’intelligenza sul territorio. È finito – sostiene – il turismo da cartolina, il turismo che deriva da una valorizzazione del paesaggio per scorci. Allora, il sindacato ha un ruolo, che è di difesa della capacità territoriale di fare turismo.
Il territorio dunque e le sue specialità. È su questo versante che l’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, sta lavorando. Antonio Centi ne ha portato testimonianza raccontando il progetto di certificazione dei piccoli Comuni, una certificazione di qualità turistica, dove tutto deve essere coerente con i valori ambientali del luogo: dall’illuminazione, alla pavimentazione, alle insegne.

Ma non è un sistema facile, e pronto per l’uso, la qualità. Come incentivare la qualità? si chiede Claudio Falasca, della Cgil. Come aiutare situazioni critiche nel rapporto tra turismo e ambiente, come è per Venezia e per Firenze? Come pensare un ambiente dove la pressione provocata dalla presenza turistica è sopportata dai cittadini?

Che il turismo sia un comparto economico importante, sono tutti d’accordo, ma dov’è una politica per il turismo? Nel Dpef la parola turismo non è menzionata – dice Ivano Corraini. E che il turismo sia nello stesso tempo considerato importante e abbandonato lo si capisce se si pensa che non ha né protezioni né sostegni. Non c’è una politica mentre la convinzione di tutti è che il turismo compatibile deve fondarsi sulla qualità, e sulla qualità dovrebbe fondarsi il comportamento di imprese, amministrazioni, sindacati. L’altro versante del turismo compatibile è l’integrazione con la storia, la cultura, l’ambiente. Solo così si può competere, perché se è vero che molti possono offrire un bel posto a prezzi bassi, il nostro territorio può dare un turismo di storia, cultura e ambiente. Ma attenzione, per Corraini la qualità non può essere raggiunta se il lavoro, molto, molto importante in questo settore, è di bassa qualità. Un lavoro di qualità è difesa dei contratti, è difesa del lavoro. Perché non metterci anche la componente lavoro nel sistema di certificazione turistica?

La qualità, dunque. Tema ribadito da Carmelo Caravella. La qualificazione del settore passa per la battaglia sulla qualità. Da qui l’esigenza di avere una visione d’insieme di ciò che si sta facendo ora sul piano della sostenibilità: ambientale e sociale, e dei punti avanzati delle esperienze turistiche in questo senso, come può essere la Toscana (presente l’assessore regionale Susanna Cenni) o altre Regioni. Tuttavia, c’è una nostra specificità da far valere, perché notiamo che anche là dove la sostenibilità sociale è avvertita, è avvertita molto di più l’attenzione per gli abitanti e per i clienti che non per i lavoratori. Il nostro obiettivo deve essere quello di fare entrare i lavoratori come punto importante di attenzione nello sviluppo sostenibile.


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