Riprogettiamo il terziario per rilanciare il lavoro
L'intervento di Fabrizio Russo al XIX Congresso della Cgil
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“Una cameriera che vive alla giornata, o alla stagione, e ogni estate si sente ripromettere un contratto regolare, per non dover vivere di mance. Ma quel contratto non arriva, come non arriva per un bagnino che lavora 14 ore sotto il sole, dall’alba al tramonto. Un ragazzo immigrato che pedala ogni sera come un matto per mantenere i ritmi di consegna infernali di pizze e kebab. Una giovane commessa che qualcuno chiama ancora apprendista, ma in realtà è una stagista eterna, e precaria: come si rappresentano, come stanno insieme, come danno senso in una logica di agire politico?
Questi infiniti casi sono come tante pagine aperte, che dettano la nostra agenda. E io credo siano almeno due le priorità da affrontare per definirla una nostra agenda nel medio periodo; due questioni, la prima delle quali riguarda un po’ più da vicino la Filcams, la situazione occupazionale di milioni di lavoratrici e di lavoratori del commercio, del turismo, degli appalti, dei servizi e le loro condizioni di lavoro; l’altra di carattere più generale, di portata più complessiva attiene a quel che sta accadendo nel nostro Paese anche in termini di prospettiva; due questioni che potrebbero essere sintetizzate in altrettante linee guida:
- riprogettiamo e rilanciamo il terziario per rilanciare il lavoro, tutto il lavoro, nel suo complesso,
- riprendiamoci il paese, scriviamo un’altra storia, fatta di sostenibilità, dignità, solidarietà.”
Fabrizio Russo, segretario generale della Filcams Cgil è intervenuto venerdì 17 marzo al XIX Congresso della Cgil.
“Come si riprogetta e come si rilancia il terziario?” prosegue “ripartendo dal lavoro e mantenendo memoria di quanto accaduto negli anni della pandemia: non ci si può e non ci si deve dimenticare che anche nel commercio, negli appalti, nei servizi e in parte della ristorazione e del turismo, centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori hanno continuato a lavorare come nulla stesse accadendo, anche nel pieno della situazione di emergenza sanitaria, che tra di loro, in molti, hanno contratto il virus lavorando e in centinaia ne sono rimaste vittime; credo, in primo luogo per una questione di rispetto, che noi per primi di queste persone, della rilevanza dei servizi che hanno garantito e dell’attività che hanno svolto non ce ne si debba dimenticare.
Anche solo limitandoci al terziario, ma sappiamo bene che il discorso riguarda tante altre categorie che hanno retto il Paese sulle proprie spalle: addetti alle pulizie e alla sanificazione, alla vigilanza, alle mense, negli ospedali, nella sanità e nelle attività rimaste aperte, cassiere, addetti alle vendite nei supermercati, farmacisti, nella retorica ufficiale prima sono stati degli eroi, dei valorosi, dei prodi, dei combattenti, dei paladini, poi, passando di grado e secondo una terminologia addirittura ecclesiale, sono divenuti angeli, santi, beati per tornare ad essere, a conclusione di una narrazione che più scontata e strumentale non si sarebbe potuta immaginare, i lavoratori invisibili di sempre, se possibile ancora più soli, più impoveriti, più stremati che prima della pandemia.
Dopo quanto accaduto, nessuno ha ritenuto o trovato tempi e modi di ringraziarli questi angeli a tempo determinato, a chiamata, in appalto. Nessuno! Credo oggi sia l’occasione perché lo si faccia noi. Un ringraziamento per l’enorme responsabilità sociale e civile che hanno ricoperto in una fase in cui è venuto meno invece il senso di responsabilità generale della politica, delle istituzioni e dei ceti dirigenti. Un grazie dovuto, forte, sentito. Grazie!
Se si vuole riprogettare e rilanciare il terziario, che altro non significa in realtà se non – almeno per quanto ci riguarda, per quanto riguarda la Filcams – la necessità di definire un nuovo modello più sostenibile e più rappresentativo rispetto al settore, si deve ripartire dalla situazione delle centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori che tra il 2020 e il 2022, o hanno perso il lavoro, o sono stati collocati ininterrottamente in ammortizzatore sociale, o hanno subito un ulteriore e grave peggioramento delle condizioni di lavoro, o che ancora, pur con importanti professionalità acquisite nel tempo, sono stati costretti a trasmigrare verso altri settori. Da qui dobbiamo ripartire!
È la discussione che abbiamo avviato in categoria già da diverso tempo; se si vuole ripartire dal lavoro non si può che sovvertire, ribaltare, in Filcams diremmo “mettere sottosopra”, richiamando una nostra ormai nota campagna di comunicazione, paradigmi, modelli, schemi, che sono logori, vetusti, superati, ma soprattutto insostenibili, che appartengono ormai ad un’altra era; non c’è dubbio, siamo di fronte ad una sfida epocale, una di quelle sfide che si affrontano soltanto se si è realmente intenzionati a vincerle, lottando insieme, uniti e con la prospettiva imperativa dell’inclusione: in una parola, il valore, imprescindibile, della confederalità, riarticolarci, ricoordinarci tutte e tutti insieme consapevoli della missione storica del sindacato e del suo ruolo guida.
È senz’altro la confederalità la via maestra per arrivare più forti al rinnovo dei 16 contratti collettivi nazionali aperti nel perimetro Filcams e scaduti ormai da diverso, troppo tempo, che coinvolgono milioni di lavoratrici e di lavoratori e che interessano settori nevralgici per l’intera economia nazionale; è senz’altro la confederalità la chiave di volta per affrontare anche la situazione dei milioni di esclusi, condannati ai margini del nostro Paese, a partire dalle persone che fragili in sé non sarebbero, ma si trovano costrette in condizioni di fragilità: le donne, i migranti, i giovani, le persone disabili, le persone appartenenti alle comunità lgbtqia+ e, sul versante occupazionale, la sterminata platea di lavoratori precari (stagionali, somministrati, a termine, a chiamata, in appalto, stagisti) che si incrementa di anno in anno a dismisura. Queste sono straordinarie potenzialità e risorse, inespresse non certo per responsabilità loro, donne e uomini indispensabili per ripristinare una prospettiva di sostenibilità, di sviluppo e di benessere per il nostro Paese. È questa la seconda e non meno importante delle nostre priorità: recuperare un Paese sempre più votato, indotto, spinto, trascinato verso le divisioni, le prevaricazioni, le sopraffazioni, la violenza.
Lo stiamo dicendo oggi con forza, al Paese, sono l’inclusione, l’accoglienza, la solidarietà, che dalle nostre parti si declinano, si traducono, si praticano in termini di confederalità, le sole modalità attraverso le quali lo si riprende il Paese, preservandone la parte migliore, l’unica in grado di assumersi la responsabilità di costruire e ricostruire.
Un ultimo pensiero va a chi ha perso la vita nella tragedia di Cutro: “io non so cosa sognassero, cosa avessero in testa quelle decine e decine di povere persone che sono naufragate tragicamente a Cutro. Sono girati dei video in cui attendevano ammassati nella stiva, con i loro bambini e le loro quattro cose di bagaglio, esausti. Ma qualcuno anche sorridendo al sole in coperta, come il marinaio che sa di avercela fatta, di poter passare l’ultimo braccio di mare prima della Terra Promessa. Probabilmente il loro sogno era fatto di cose che noi diamo per scontate e normali: poter mangiare, lavorare, avere un tetto e un giorno mandare i piccoli a scuola, a istruirsi nella libertà. Quella Terra, quella Promessa, purtroppo molti di loro non la vedranno mai. Ma per chi ce l’ha fatta, per chi ce la fa ogni anno a sopravvivere al viaggio io so con certezza una cosa. Una lavoratrice e un lavoratore su tre, tra quelli che rientrano nel perimetro di pertinenza e di rappresentanza FILCAMS, sono migranti, reduci, anime in fuga dallo sfruttamento, dall’oppressione, dall’orrore, dalla guerra. Noi dobbiamo a tutte e tutti loro, di là dalle dichiarazioni retoriche e di circostanza, una risposta. Una risposta non solo per chi muore ogni giorno, ma per chi nel nostro Paese ci vive, e ogni giorno vuole vivere costruendo la pace e la comunità.”