SECONDO L'ISTAT LE RETRIBUZIONI HANNO BATTUTO L'INFLAZIONE I SINDACATI GIUDICANO LA RILEVAZIONE INATTENDIBILE
Contenuti associati
FILCAMS-Cgil 1 febbraio 2005 SECONDO L'ISTAT LE RETRIBUZIONI HANNO BATTUTO L'INFLAZIONE I SINDACATI GIUDICANO LA RILEVAZIONE INATTENDIBILE I salari dei lavoratori dipendenti sono cresciuti, secondo la rilevazione dell'Istat, del 2,9% rispetto al 2003. Sarebbe, a detta dell'istituto di statistica, l'incremento più rilevante dal lontano 1997. L'aumento dell'inflazione sarebbe invece del 2,2% e dunque vi sarebbe stato, nel 2004, un guadagno netto in busta paga dello 0,7%. Ma i sindacati e le associazioni dei consumatori giudicano questi dati irrealistici. Dalla segreteria Cgil si precisa che i numeri pubblicati dall'Istat non tengono conto dei contratti nazionali di lavoro scaduti e non rinnovati, dunque, dicono, solo una parte dei lavoratori si è trovato in busta paga un salario adeguato all'aumento del costo della vita. Secondo l'Istat i salari dei lavoratori dipendenti non crescevano tanto dal lontano 1997: nel 2004, rileva l'istituto nazionale di statistica, le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate del 2,9% rispetto al 2003. Un aumento più alto di questo si registrò solo sette anni fa (+4,4%, ma è un confronto parzialmente inesatto, poiché la base di riferimento su cui è calcolato l'indice è stata cambiata nel 2001). Il tasso d'inflazione stimato dall'Istat per l'intero 2004 è stato del 2,2%, dunque per l'istituto le buste paga dei dipendenti hanno superato il carovita dello 0,7%. A dicembre 2004 le retribuzioni sono aumentate dello 0,7% rispetto a novembre e del 3,3 rispetto a dicembre 2003 (il tasso di inflazione a dicembre era del 2%). L'aumento di dicembre è dovuto in primo luogo all'applicazione degli aumenti tabellari previsti da numerosi contratti in vigore (metalmeccanici e commercio) e agli effetti di alcuni accordi provinciali per gli operai agricoli. Nell'ultimo mese del 2004, poi, si sono verificati aumenti tendenziali delle retribuzioni contrattuali orarie significativamente superiori alla media nei settori del commercio (+6,2%), dell'edilizia (+5,8%), e delle poste e telecomunicazioni (+5%) Tornando al dato complessivo del 2004, per l'Istat i comparti che hanno registrato aumenti superiori alla media (+2,9%) sono stati le assicurazioni (+7,2%), poste e telecomunicazioni (+4,7%) e pubblici esercizi ed alberghi (+4,2%). Di contro, tassi di crescita significativamente inferiore rispetto all'indice generale si osservano - precisa l'Istat - per attività connesse ai trasporti (+0,5%), agricoltura (+0,8%) e credito (+1%). La stagione contrattuale del 2004 "é risultata particolarmente intensa sia in termini di contratti rinnovati sia di lavoratori coinvolti: si è registrato il rinnovo di 40 contratti - sottolinea l'Istit uto di statistica - che hanno coinvolto quasi 6,1 milioni di dipendenti, pari, in termini di monte retribuito contrattuale, al 48,8% del totale". Dei 40 contratti recepiti, 21 sono relativi al rinnovo quadriennale, 15 al secondo biennio e 4 (quelli del commercio, piloti e assistenti di volo e servizi socio assistenziali) si riferiscono ad entrambi i bienni. A livello settoriale dei 40 accordi totali, uno appartiene all'agricoltura, 18 all'industria, 13 i servizi destinabili alla vendita ed 8 alla pubblica amministrazione. In particolare, i contratti rinnovati appartenenti ai servizi destinabili alla vendita sono quelli per i dipendenti del commercio (quest'ultimo particolarmente importante in termini di dipendenti e monte retributivo, quasi 1,9 milioni di lavoratori e circa il 14,2% del monte salari totale), autoferrotranvieri (due volte nell'anno essendo stato siglato a febbraio il contratto relativo al biennio 2002-2003), trasporti marittimi, trasporti aerei, agenzie recapiti espressi, assicurazioni, istruzione privata, servizi socio-assistenziali, radio e televisioni private. Nella pubblica amministrazione 5 degli 8 contratti siglati nel 2004 sono scaduti poiché relativi al biennio 2002-2003. Gli altri tre contratti sono quelli recepiti a dicembre e riguardano il secondo biennio economico 2004-2005. Al termine di dicembre 2004 sono scaduti ed in attesa di rinnovo 22 accordi collettivi nazionali: "Con la fine del mese di dicembre 2004 vengono a scadenza numerosi accordi - rileva l'Istat - la quota di contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore rispetto a quelli osservati, che a tale data era pari al 71%, subisce infatti da gennaio 2005 una diminuzione, scendendo al 51,8% in termini di monte retributivo contrattuale. Ove non avvenissero rinnovi tale valore rimarrebbe pressoché costante fino a maggio 2005 attestandosi alla fine del primo semestre, al 47,5%. Alla fine di giugno 2005, inoltre, il peso dei contratti scaduti da oltre tre mesi risulterebbe pari al 48,4%, rispetto al 28,8% della fine di dicembre 2004" . L'Istat rileva anche un notevole incremento dello ore di sciopero nell'ottobre del 2004 656.000, il 400% in più rispetto alle 170.000 di ottobre 2003. Ad incidere sul dato sono soprattutto gli stop decisi per il rinnovo del contratto dei bancari e le vertenze nella pubblica amministrazione. ( www.rassegna.it, 31 gennaio 2005)
Sindacati e consumatori giudicano "irrealistici" e " inaccettabili" i dati forniti oggi dall'Istat sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti (+2,9% nel 2004, ben 0,7 punti percentuali sopra l'inflazione). Il segretario confederale della Cgil, Marigia Maulucci, sottolinea come le rilevazioni siano state effettuate senza tenere conto dei contratti nazionali scaduti e non rinnovati. Come dire: solo una parte dei lavoratori dipendenti ha beneficiato di aumenti proporzionali al passo del carovita, ma tutti gli altri no. Quindi la stima definitiva è falsata. (Per non parlare di quei cinque milioni di lavoratori variamente atipici che non rientrano mai nei conteggi dell'Istat.) "I consumi sono fermi - sostiene Maulucci -, i risparmi erosi: che ci hanno fatto i lavoratori con tutti quei soldi che, a detta dell'Istat, hanno preso nel 2004? Il dato sulle retribuzioni va letto congiuntamente a quello sulla quantità di contratti in scadenza rinnovati e non rinnovati: quelli rinnovati hanno recuperato l'inflazione reale e ci mancherebbe pure il contrario". Prosegue la dirigente sindacale: "i contratti in scadenza o scaduti (pubblici, bancari, meccanici eccetera) arrancano, penalizzando ulteriormente il potere d'acquisto delle retribuzioni di quei lavoratori. L'Istat stesso ci informa che da gennaio 2005 sostanzialmente la metà dei lavoratori italiani non sarà nelle condizioni di diritto garantite dal rinnovo del proprio contratto. Al danno reale che questa situazione comporta si aggiunge la beffa della cosiddetta riforma fiscale, che, quando non lascia tutto come prima, arriva persino a penalizzare i già sofferenti redditi da lavoro dipendente". Per la Cisl è il paniere sul quale lavora l'Istat ad essere ormai poco indicativo. "Il potere d'acquisto dei lavoratori italiani continua ad erodersi, con prezzi e tariffe a ruota libera ormai da diversi anni e con salari sempre più esposti al depauperamento in seguito all'esaurimento della politica dei redditi", sostiene il segretario confederale, Raffele Bonanni. "Prezzi e tariffe - prosegue - corrono più dell'inflazione reale, ormai da diversi anni. Esaurendosi la politica dei redditi i salari sono sempre più esposti al proprio depauperamento". Dunque il " ;paniere su cui l'istituto misura l'inflazione è incapace di registrare i reali consumi dei lavoratori, come dimostra la dinamica della tariffe aumentate del 5-7%". "Il potere d'acquisto continua ad erodersi - conclude Bonanni - Serve nuovo sistema contrattuale legato alla produttività ed una rinnovata politica dei redditi, che allo stato attuale è fuori uso". I dati Istat per la Uil sono "assolutamente irrealistici". A dirlo è il segretario generale aggiunto, Adriano Musi, che ironizza: " diciamo che non possono essere le retribuzioni dei dipendenti dell'Istat a essere salite, visto che il contratto è scaduto". Poi spiega: " ;sarebbe necessario capire come si arriva a questo dato che è assolutamente irrealistico. Continuare a dare questi dati in questa maniera è un modo per far ulteriormente cadere il peso e il prestigio dell'Istat, per fare trovare immischiato in nuove polemiche l'Istituto. Quello di cui, invece, ci sarebbe veramente bisogno è un istituto che sia fonte credibile per una reale politica economica". Questo, infine, il commento dell'Intesa dei consumatori: 'Sono dati assolutamente inventati, irrealistici e campati in aria rispetto alla dura realtà di milioni di famiglie, costrette ad indebitarsi con banche e finanziarie a tassi di interesse elevatissimi e fare la fila al Monte di Pietà, impegnando gioielli, ori e ricordi di famiglia solo per sbarcare il lunario, quando non si entra nella spirale di una vera e propria schiavitù finanziaria, lavorando solo per rimborsare i ratei dei prestiti', afferma l'Intesa dei consumatori precisando che 'i dati inconfutabili ed incontrovertibili di un paese che arranca come il gambero, facendo mezzo passo avanti e due indietro, non sono nelle statistiche edulcorate dell'Istat su inflazione e retribuzioni, smentiti da altre ricerche statistiche della stessa Istat, ma in queste aride cifre: nel 2004,le famiglie hanno speso in media 89 euro pro-capite mensili per una serie di rincari, aumenti e ritocchini; nel 2005 le stime parlano di 98 euro al mese,a fronte di sgravi fiscali di 20-30 euro'. ( www.rassegna.it, 31 gennaio 2005) |