18/2/2022 ore: 12:36

Sheraton Roma, presidio contro i licenziamenti

I lavoratori non si arrendano e tornano a protestare davanti all’hotel dove hanno lavorato per anni. “Siamo persone, non numeri”

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Si vede, tra gli alberi, la sagoma bianca dello Sheraton coperta dalle impalcature, dal parcheggio dove alle lavoratrici e ai lavoratori dell’hotel - quei 164 dipendenti licenziati all’alba di questo anno, appena possibile – è stato concesso di radunarsi in presidio per protestare contro una misura che appare sempre più immotivata e ingiusta.

A sbarazzarsi sgraziatamente di tutto il personale è la gestione di una struttura che, fatta eccezione per la parentesi dell’emergenza sanitaria, ha avuto sempre un’attività costante e intensa: un albergo che lavora, che non sta chiudendo, ma si trova in fase avanzata di ristrutturazione in vista di una prossima apertura. Un nuovo inizio dal quale i dipendenti di sempre sono stati esclusi.

Una mossa alla quale la pandemia ha offerto delle comode quinte, per scivolare dando meno nell’occhio verso la dissolvenza dei vecchi contratti. 

 

antonella





























Questo pensa Antonella, da 30 anni addetta alle camere in quello che lei chiama affettuosamente “il serpentone”, il grande albergo dove ha passato più della metà della sua vita. “Non ci aspettavamo che accadesse questo dopo il Covid, secondo noi è stata tutta una manovra per liberarsi dei lavoratori, perché per loro siamo numeri, non persone”. Spremute per 30 anni e poi buttate via. “Sappiamo bene che riapriranno con un altro nome, che faranno nuovi contratti a dei ragazzi, probabilmente a tempo determinato. Ma non dicano che siamo in esubero, perché quando l’albergo era pieno erano più gli extra che erano costretti a chiamare di noi dipendenti”.

Si è emozionata Antonella nel rivedere tutti i suoi colleghi, la sua squadra. “Mai una discussione tra noi, nessuna distinzione, tutti per uno e uno per tutti: abbiamo sempre fatto del nostro meglio, così perdono un team eccellente”. 

 

milena






























“Io oggi non sono Milena, rappresento solo un contratto a tempo indeterminato di cui l’azienda non vuole più farsi carico – dichiara un’altra lavoratrice in forze allo Sheraton dal 2001, come segretaria di ricevimento e cassa – a loro non importa che io abbia vent’anni di esperienza, non conta niente, conta solo il contratto di cui si vogliono liberare”. Milena ha quasi 50 anni e perdere il lavoro adesso è difficile, come lo è per quei lavoratori che ne hanno 60 e più. “Basterebbe offrire loro uno scivolo, ma hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di venirci incontro, in nessun modo”. Una volta erano 230, oggi sono 164, a tempo indeterminato, “contratti importanti, che pesano. E l’idea di disfarsene c’era già da prima, quando volevano passare la maggior parte del personale in cooperativa”.

Eppure, racconta Milena, aveva sempre creduto in questa azienda. “E oggi siamo qui, noi a sbandierare e là le impalcature, lavori dei quali non sappiamo niente. E la S già sbiadita – dice indicando il logo dell’hotel che ormai si legge appena - andrà via completamente, comunque, con noi o senza di noi”.

 

soave






























Sarà Cardo Rome il nuovo nome, spiega Soave, allo Sheraton dall’89. Il deflag dell’hotel era stato annunciato ai dipendenti con una mail datata marzo 2021, insieme alla dismissione degli indirizzi mail del personale: vi si chiedeva anche di restituire computer e telefoni aziendali, perché poi a cambio ultimato ne sarebbero stati distribuiti di nuovi. Ha in mano questo foglio Soave, una carta che dimostra che meno di un anno fa si parlava ancora di un domani.
“Non possono tagliare tutto il personale per poi riprenderlo ex novo, è una procedura scorretta”, dice. “Noi chiediamo alla politica di intervenire, di obbligare a una trattativa l’azienda, perché si potrebbero trovare delle soluzioni a livello economico che possano conciliare management e lavoratori”. E ricorda che non sarebbe il primo compromesso al quale il personale si rende disponibile. “Eravamo arrivati a rinunciare all’aumento previsto dal contratto nazionale – racconta – il direttore ci aveva convinti ad accettare per mantenere la competitività con gli altri alberghi”. Facendone carico ai dipendenti.

“Ma oggi non riusciamo proprio a capire questa chiusura nei nostri riguardi, che diventa quasi una discriminazione  – conclude amaramente il lavoratore – chi ha un contratto nazionale non deve più entrare in questo albergo, quasi fosse una colpa essere garantiti e tutelati”.

 

 

“Il presidio di oggi, 16 febbraio, ha anche un valore simbolico – spiega Stefano Chiaraluce, Filcams Cgil Roma Lazio – perché è la data in cui si chiude la fase del confronto sindacale sulla procedura, con un mancato accordo. Da domani parte l’iter della fase amministrativa, nell’ambito della quale chiameremo le istituzioni a valutare con responsabilità le azioni gravi compiute dall’azienda. Perché non siamo di fronte alla fine di un’attività imprenditoriale, ma a un processo di ristrutturazione che potrebbe essere affrontato tranquillamente con il ricorso agli ammortizzatori sociali previsti ora per questa circostanza”.

 

 

Al caso dello Sheraton fa eco da qualche giorno, sempre a Roma, quello dell’Hotel Ambasciatori Palace, che interessa 51 lavoratori.

“La vicenda è molto simile, perché anche in questo caso abbiamo una ristrutturazione in atto – spiega Alessandro Russo, segretario Filcams Cgil Roma Lazio - e l'azienda invece di tutelare l'occupazione decide di tagliare corto, avviando una procedura a nostro avviso immotivata. Si tratta di un altro caso di totale irresponsabilità rispetto alla ricaduta sociale di una scelta esclusivamente economica”. 

Ancora una volta, aggiunge Russo, si sfrutta la pandemia, senza tutelare chi in questi anni ha garantito un servizio di eccellenza, in una città d’arte come Roma. “È arrivato per la politica il momento di decidere se questo è un patrimonio da tutelare e se la spoliazione di questo settore e dei diritti dei suoi lavoratori sia accettabile e sostenibile, socialmente ed economicamente”.

 

 

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