9/6/2023 ore: 14:29

Turismo culturale, un'industria in crescita che non premia i suoi lavoratori

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La cultura non è un dettaglio nel panorama turistico italiano, non è soltanto una nicchia per una fascia speciale di viaggiatori. 

A fornire numeri e caratteristiche di chi si sposta per visitare città d'arte, siti archeologici e musei è Isnart - Istituto Nazionale Ricerche Turistiche - che ha realizzato una ricerca per l'Osservatorio sull'Economia del Turismo delle Camere di Commercio.

I turisti culturali nel 2022 sono stati 142 milioni, moltiplicati per un profilo di spesa più alto di quello sul quale si assesta il turista medio: una cifra che ha avuto un impatto significativo sull'economia italiana. 

Oltre a essere tanti, i viaggiatori orientati verso l'arte e la cultura hanno avuto un'interessante evoluzione dopo la pandemia, sono diventati più curiosi, avidi di nuove mete e, sull'onda di questa versatilità hanno iniziato a creare nel territorio un moto più articolato ed espansivo che dalle città d'arte, dai monumenti celebri e dai grandi musei li porta verso i piccoli centri, i borghi, in cerca di altre dimensioni di viaggio, più a contatto con la natura.


Si è innescato così un flusso turistico che coinvolge maggiormente le infrastrutture locali e alza il tributo economico che arriva dal turismo culturale, sempre meno ghettizzato e sempre più vario.

Sulla strada di questi viaggiatori ci sono i centri storici, i monumenti, i musei, i siti archeologici, i palazzi e i castelli, tutti i luoghi dell'arte e della cultura resi fruibili da una forza lavoro mai sufficientemente riconosciuta nella sua professionalità e che fatica ad ottenere una adeguata retribuzione.

E se non fosse bastato il quadro generale di un comparto generalmente compresso e poco valorizzato, ci ha pensato il ministero della Cultura a renderlo ancora più chiaro e inequivocabile, liberandosi in breve tempo delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nelle biglietterie degli istituti autonomi, che hanno visto il loro lavoro di sempre sparire dentro una app per la prenotazione e l'acquisto dei biglietti. Una manovra impietosa, che stride con il volume di denaro generato dalla filiera.


"L'economia della cultura è fondamentale, perché attiva altre economie - spiega Stefano Landi, presidente SL&A Turismo e territorio - ma è un dato che non è stato ancora ben compreso. Il potere attrattivo della cultura viene sottovalutato dal sistema turismo". Una visione che ricade poi sulle lavoratrici e i lavoratori, come succede a Firenze agli Uffizi, all'Opificio delle Pietre dure e negli altri siti del Polo museale della Regione, dove il primo bando di gara pubblicato dopo quasi trent'anni di assegnazione perpetuata in proroga alla stessa società, Opera, si presenta con scarse tutele per i dipendenti dal punto di vista economico e normativo, e una clausola sociale che non ne garantisce il completo assorbimento al momento dell'assegnazione del nuovo appalto.

"La cultura non dovrebbe schiacciare le professioni al suo interno, ma è proprio questo che sta accadendo: sono trattate al massimo ribasso, nella logica degli appalti e del loro avvicendamento, quando dovrebbero essere considerate nell'ottica del massimo profitto, e beneficiarne".