Turismo, se non si accelera sui rinnovi non resta che la mobiltazione
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Dall'intervento di Monja Caiolo alla tappa ligure della campagna "Mettiamo il Turismo SottoSopra"
"Il turismo potrebbe essere una leva per l'economia del paese, ma oggi certo non lo è". È partita da questa considerazione Monja Caiolo, segretaria nazionale Filcams, nel suo intervento conclusivo al convegno "Ribaltiamo il modello di turismo", organizzato dalla Filcams ligure, in occasione della tappa genovese del tour della campagna nazionale "Mettiamo il Turismo SottoSopra", ideata dalla categoria per incontrare lavoratrici e lavoratori stagionali e parlare con loro di diritti, contratti e tutele, e per cercare un confronto con imprenditoria e istituzioni.
"Il turismo - ha spiegato Caiolo - è ancora un ottimo affare per la crescita di pochi, e non un fattore di sviluppo per le lavoratrici e i lavoratori della filiera: crescono i fatturati, ma non cresce la qualità occupazionale".
Se gli occupati aumentano, continuano però a essere precari, e i contratti a tempo indeterminato a essere sempre una piccola percentuale.
"Va ribaltato il punto di vista da cui le istituzioni guardano al turismo, mettere al centro il lavoro e guardare a politiche di settore che valorizzino, in sinergia, le risorse naturali e culturali di cui l'Italia dispone, per definire un prodotto turismo da posizionare sul mercato. Un prodotto fatto di servizi, a loro volta fatti da persone".
Qualità dei servizi e qualità del lavoro sono strettamente connessi.
"Si è parlato di mancanza di competenze e professionalità nel turismo: mancano perché hanno lasciato il settore in cerca di condizioni di lavoro migliori, di retribuzioni giuste e di una maggiore stabilità", ha spiegato la segretaria. Stabilità che potrebbe essere raggiunta attraverso la destagionalizzazione dell'offerta turistica, che avrebbe effetti positivi sul reddito degli addetti della filiera.
Se le retribuzioni sono basse la responsabilità dipende in larga parte anche dal mancato rinnovo dei contratti del turismo, tutti scaduti tra il 2018 e il 2021. "Questo non significa che i salari sono fermi all'anno di scadenza del contratto, ma all'anno in cui è stato sottoscritto, con quel livello retributivo, quindi si tratta di un periodo molto più lungo di mancato aggiornamento".
Dall'ultima firma a oggi il mondo è cambiato, è passato attraverso una pandemia, il turismo si è fermato e anche il mercato è diverso; lavoratrici e lavoratori sono passati dalla cassa integrazione al caro energia, alla stretta dell'inflazione, e "mentre gli imprenditori si sono difesi, con il sostegno del Governo e applicando politiche commerciali aggressive, come dimostrano i prezzi del turismo di questa stagione, i lavoratori non hanno avuto nessuna arma dalla loro parte. Per loro il Governo ha disposto provvedimenti effimeri e limitati, che non sono intervenuti sui problemi sostanziali del lavoro nel turismo: la mancata applicazione del contratto nazionale, il dilagare del lavoro irregolare e nero, che riduce drasticamente la platea alla quale poi i provvedimenti del Governo si rivolgono".
Sul reddito nel settore pesano molto anche l'alta percentuale di contratti part-time involontari e l'inquadramento ai livelli più bassi della classificazione del personale, altro punto da affrontare con urgenza in sede di rinnovo contrattuale, perché la classificazione è ferma a trent'anni fa e nel frattempo le competenze si sono evolute.
Se non si applicano correttamente i contratti vengono a mancare i riposi, le ferie e la malattia, inghiottiti dalla marea dell'irregolarità e della illegalità.
"Abbiamo discusso, ci siamo confrontati, abbiamo denunciato con le nostre vertenze. Ma adesso è arrivato il momento della mobilitazione. Non è più rinviabile". È necessario dare una sterzata alle trattative in corso, ancora lontane dalla definizione di un congruo aumento salariale, una risposta urgente, della quale lavoratrici e lavoratori hanno bisogno.
"Le controparti guardano a un contratto 'moderno'. Ma non c'è niente di moderno nella flessibilità che propongono come soluzione per la conciliazione di vita e lavoro, o nella sostituzione degli scatti di anzianità con il welfare. Tutto questo, al contrario, è andare indietro".
Le lavoratrici e i lavoratori stagionali, giovani e meno giovani, sono stanchi di essere sfruttati: si comincia dagli stage, per passare attraverso lavoro non riconosciuto, lavoro a chiamata e lavoro intermittente, fino ad arrivare ai voucher.
"Quando si parla di un settore in espansione, che ha bisogno di competenze di standard elevato, si può chiedere a una lavoratrice o a un lavoratore di prestare una professionalità di alto livello per poi vederla remunerata con un voucher?"
È per tutto questo che dobbiamo mobilitarci, ha concluso Monja Caiolo. "Se gli incontri in calendario a settembre non daranno i risultati auspicati, dall'aumento salariale, alla classificazione del personale, ai livelli di inquadramento, saremo pronti scendere in piazza".