Si sono rotte le trattative sul riassetto dell'agenzia pubblicitaria Armando Testa, che prevede 81 esuberi per la sede di Torino (su un totale di 211 dipendenti). L'incontro di ieri tra i vertici dell'azienda e i rappresentanti di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs-Uil, convocato presso l'Unione industriale di Torino, si è concluso con un nulla di fatto. ´Il giudizio', spiegano i sindacati in un comunicato congiunto, ´è negativo, in quanto l'accordo proposto dall'azienda prevede comunque licenziamenti unilaterali e non dà alcuna garanzia sulle ricollocazioni concordate in precedenza'. L'agenzia presieduta da Marco Testa aveva sottoposto giovedì ai rappresentanti sindacali un'ipotesi di accordo (vedere ItaliaOggi di ieri) che contemplava, tra le altre cose, incentivi alle dimissioni, trasformazione dal full al part-time e ricollocazione di alcuni dipendenti in agenzia o in aziende collegate. In realtà, 31 delle 81 persone a rischio si sono già dimesse dall'agenzia dietro incentivo economico. Per le restanti posizioni, le ipotesi dell'azienda si sono scontrate nettamente con quelle dei sindacati, che non hanno ottenuto garanzie certe sull'effettiva ricollocazione dei dipendenti in esubero e sull'accesso agli ammortizzatori sociali (mobilità e cassa integrazione).
Inoltre, come spiega Francesco Ortelli della UilTucs, ´in questi mesi abbiamo vissuto con la spada di Damocle del trasferimento da Torino delle attività dell'agenzia'. L'Armando Testa, infatti, secondo i sindacati, ´ha dichiarato la non disponibilità a sottoscrivere l'impegno di mantenere, per il futuro, la sua attività nella sede di Torino'. Un duro colpo, dunque, per i posti di lavoro e per l'immagine stessa del capoluogo piemontese.
Ma su questo punto la replica dell'agenzia è categorica e rassicurante: Torino non si tocca. In una nota arrivata in serata, infatti, l'Armando Testa ha precisato che la richiesta delle organizzazioni sindacali ´di limitare le uscite alle persone che avessero dato la propria disponibilità non avrebbe ottenuto il risultato di realizzare una organizzazione aziendale più efficiente della sede di Torino, che comunque resterà la più importante e la più grande del gruppo'. Nessun rischio di smembramento, dunque, per la società che è nata, e continuerà a operare, a Torino.
Cgil, Cisl e Uil hanno comunque dichiarato lo stato di agitazione e invitato le istituzioni cittadine (dal sindaco Sergio Chiamparino all'assessore al lavoro Tom De Alessandri) ad attivarsi per evitare i licenziamenti. Intanto, un ulteriore incontro è fissato per il 1° giugno presso la direzione regionale del lavoro di Torino. ´Ma la situazione', conclude Ortelli, ´è talmente nebulosa che non sappiamo cosa potrà accadere'.
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