4/12/2006 ore: 10:34
"Analisi" Altro che partito dei moderati (G.Pasquino)
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Prima Pagina (seguena pag. 25) - Commenti Cdl Altro che partito dei moderati Una partita nella quale un posto di rilievo spetta, non ad un programma diverso da quello di Berlusconi, ma a Tot? Cuffaro (e ai suoi voti). In quel campionato si vince poco e, infatti, molti hanno l'impressione che Casini aspetti il momento buono (e, magari, la legge elettorale pi? appropriata, sempre proporzionale) per passare al pi? vivace campionato del centro-sinistra. In questo caso, non avrebbe neppure bisogno di trovare le tematiche programmatiche innovative. Troverebbe, infatti, non pochi ex-democristiani veri e di recente acquisizione pronti ad accoglierlo, magari in un Partito Democratico. A Roma, Fini ha deciso di comportarsi nella maniera pi? esplicita possibile da potenziale successore. Ha molte qualit?, comprese quelle di essere un leader politico, ma potrebbero non bastargli. La collocazione del suo partito, che non riesce a staccarsi dalla destra sociale tradizionale e non riesce ad ottenere l'affiliazione al Partito Popolare europeo, piuttosto che la sua politica personale, continua a costituire un ostacolo molto difficile da superare. Per questa ragione, Fini pi? che Berlusconi avrebbe davvero bisogno della costruzione di un partito dei moderati nel quale diluire, se non annegare, le posizioni leghiste, continuando ad ottenerne gli indispensabili voti. Ma, un partito dei moderati non pu? nascere esclusivamente sulla protesta, neppure su quella motivata nei confronti delle politiche, pi? o meno certe, del governo di centro-sinistra. Ha bisogno di una proposta che non pu? certamente consistere nella resurrezione delle politiche malamente attuate dai due governi Berlusconi della precedente legislatura. Insomma, la leadership di Fini non riuscir? a scaturire da una successione dolce a Berlusconi. Dovr? emergere anche da uno scontro di idee, di programmi, di prospettive. Chi di idee e di programmi ne ha, e sa anche cambiarli, come ha dimostrato fin dall'inizio della sua brillante carriera politica nel 1994, quando eletto parlamentare con il Patto Segni accett? fulmineamente di fare il ministro delle Finanze nel primo governo guidato da Berlusconi, ? Giulio Tremonti. Oramai diventato la star di molti talk shows televisivi, Tremonti ha persino (ri)scoperto che lo Stato pu? avere un ruolo nel rilancio dell'economia. La sua non ? una posizione propriamente socialdemocratica, anche se nelle socialdemocrazie lo Stato ha avuto e effettivamente ha un ruolo significativo nell'economia (con applicazioni intelligenti delle politiche keynesiane) e nella societ? (definendo e riformando il welfare). Il colbertismo di Tremonti non sar? mai in grado di raggiungere e mobilitare la maggioranza degli elettori di centro-destra e i molti insoddisfatti fra gli elettori del centro-sinistra. Ecco, il problema del centro-destra, mentre all'Infedele di Lerner, il forzista Cicchitto brandiva l'arma letale Berlusconi gridando ripetutamente e minacciosamente, mai interrotto dal conduttore, ?attenzione?, ?attenzione?, a sottolineare che il leader ? vivo e lotta insieme a lui, ? che non si vede nessuna riflessione su che cosa non ha funzionato nei cinque anni del loro governo. Se qualcuno, in Europa prima ancora che in Italia, si aspetta che il centro-destra riesca finalmente nella creazione di uno schieramento liberista senza eccessi in economia, liberale in politica, laico senza aggettivi, moderatamente europeista, sappia che quella strada non soltanto sembra ancora molto lunga, ma non ? neppure stata imboccata. Dopo la protesta di Roma e la protestina di Palermo, qualche leader del centro-destra farebbe meglio a dedicarsi alla elaborazione di qualche proposta programmatica, che non si limiti a blandire il suo elettorato, ma tenti anche di educarlo ad una visione di destra, moderna e europea. Anche se so che qualcuno nel centro-sinistra non gradir?, concludo affermando senza riserve e timori, che l'esistenza di una destra moderna obbligherebbe anche non pochi nel centro-sinistra a cercare di diventare moderni e a offrire politiche modernamente progressiste. |