14/12/2006 ore: 10:37

"Analisi" Giovani e sinistra, la coppia scoppia (M.Feltri)

Contenuti associati

    gioved? 14 dicembre 2006

    Primo Piano pag. 4

      I TRENTENNI
      GENERAZIONE PRECARIA

      Una crisi continua Dal ?popolo
      dei call center?, ai ricercatori anti-Mussi
      ai fischi a Prodi: identikit di un mondo

      Giovani e sinistra
      la coppia scoppia

      Le critiche
      all'Unione

      MATTIA FELTRI
      ROMA

      Prima che il centrodestra occupasse piazza San Giovanni, la pi? grande manifestazione antigovernativa ai tempi dell’Ulivo ? stata quella dei precari. Li chiamano ?il popolo dei call center?. Sono soprattutto studenti o giovani in cerca di occupazione stabile che non hanno garanzie e guadagnano poche centinaia di euro al mese. Il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ? stato civilmente contestato al Cnr di Bologna dai ricercatori che, nella Finanziaria, non hanno visto soluzione alla loro fissit? eterna di proletari accademici. Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, lo scorso 17 novembre si dichiar? molto soddisfatto per lo sciopero dei lavoratori dell’universit?; era la dimostrazione, secondo lui, che il sindacato non ? colluso con l’esecutivo.

      Intanto l’Unione degli studenti universitari (Udu) ha criticato il ministro Fabio Mussi con l’accusa di non aver ancora proceduto allo smantellamento della riforma Moratti. Qualche giovanotto con la passione della velocit? ha fischiato il premier Romano Prodi al motorshow, per ragioni pi? vaghe e forse non per questo meno preoccupanti. In forma ancora pi? ampia, ci si chiede come far? il governo a passare alla ?fase due?, quella che nelle intenzioni di alcuni leader della maggioranza dovrebbe essere la fase delle riforme. Non c’? categoria placata dalla manovra. Soprattutto, stupisce un po’ che i giovani, questo oceano indefinito e sterminato, ma classicamente coniugato a sinistra, dimostri ostilit? plateale.

      Giuliano da Empoli, giovane sociologo (ha 33 anni) e collaboratore di Francesco Rutelli al ministero della Cultura, segnala che il fenomeno non ? recente: ?Gi? nel 1994, Silvio Berlusconi vinse con margine apprezzabile alla Camera, per la cui composizione votano anche i ragazzi. Al Senato, invece, non aveva la maggioranza?. I numeri aiutano. A met? degli Anni Cinquanta, quando segretario era Enrico Berlinguer, la Fgci (federazione giovani comunisti italiani) tocc? la cima di 450 mila iscritti. Dieci anni pi? tardi erano gi? scesi a 200 mila, anche perch? cominciava la contestazione e nascevano i primi gruppi extraparlamentari. A inizio degli anni Ottanta, dopo la segreteria di Massimo D’Alema, i giovani del Pci erano 80 mila. Quando venne gi? il Muro di Berlino, erano 50 mila. Oggi la ?Sinistra giovanile? dei Ds ha 30 mila tesserati. I ?Giovani comunisti? di Rifondazione comunista ne hanno 15 mila. La nuova Fgci del Partito dei comunisti italiani ? attorno ai 5 mila. I numeri aiutano e fanno impressione se si pensa che ?Azione giovani? di Alleanza nazionale dichiara 25 mila tesserati.

      Dunque la sinistra perde nuove leve e guadagna nuovi contestatori. Giuliano da Empoli la vede cos?: ?La mia generazione ? stata tendenzialmente apolitica e forse un po’ pi? conservatrice. Quella successiva, che oggi ha fra i 20 e i 25 anni, ? invece antipolitica. Mi spiego: sono i figli in senso letterale della generazione del Sessantotto, e hanno ricominciato a interessarsi di politica, ma lo fanno in modo un po’ strano, antipolitico appunto. Sono tendenzialmente no global, per intenderci?. Quindi abbracciano i movimenti antagonisti e non governativi, ed ora che quei movimenti sono declinanti, o perlomeno impaludati, i ragazzi vanno a sfogarsi su Internet, nelle chat, nei blog. E poi hanno un collante nuovo: la tv. Andrea Pezzi, trentaduenne, che l’anno scorso ha condotto su Raidue ?Il tornasole?, trasmissione sui giovani, dice: ?E’ vero. Oggi ci si occupa di televisione con la stessa consapevolezza con cui, trent’anni fa, ci si occupava di politica. Era uno sport nazionale forse pi? serio, ma che ha prodotto le scadenti leadership di oggi. E’ chiaro che compulsare la biografia di un protagonista di Centovetrine ? attivit? parecchio pi? imbecille che compulsare l’opera di Marx. Ma ? anche vero che, usciti dalla fase dalle Veline, si riesce poi a dare il giusto peso ai fatti della politica. Mentre i leader di oggi, da ragazzi, parlavano di cose serie senza capire che poi la realt? era altrove. E spesso sono rimasti uguali?.

      Un conto ? la scarsa partecipazione. Un altro ? la protesta. Michel Martone, 33 anni, ordinario di Diritto del lavoro che insegna alla Luiss, ha di recente scritto il XLII volume del ?Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell’economia? edito da Cedam. ?Ho scritto dello Stato debole davanti all’esplosione dei soggetti chiamati “Veto player”, e cio? quei soggetti che magari sono numericamente poco rilevanti, ma hanno un forte potere di interdizione?. Fra di essi ci sono, appunto, i precari. E fra i precari ci sono molti giovani. ?Hanno capito una cosa, e cio? che devono lavorare duramente per pochi soldi, ma che allo stesso tempo i sindacati non li tutelano. Al contrario, tutelano quella massa di statali con molti pi? privilegi, qualche volta nullafacenti. Per assurdo, i sindacati, e specialmente la Cgil, sono “Veto player” cos? forti da evolvere in soggetti politici, e per? totalmente scollati dalla base, e la base ? costituita in particolar modo da giovani?, dice Martone.

      Riferendosi specialmente ai ricercatori universitari, Martone aggiunge: ?Prima dei trent’anni si accontentano di retribuzioni ridicole. Provano i concorsi. Ma la quantit? dei ricercatori ? tale che, fisiologicamente, pochi di loro riusciranno a diventare associati ed eventualmente ordinari. A quel punto danno la colpa ai baronati, e non pi? al politico di destra o di sinistra. E si agganciano a chi in qualche modo gli promette una condizione economica migliore, anche se non lo status?. Giuliano da Empoli la spiega cos?: ?Ci sono due tipi di precari. Quelli esasperati, che si affidano a Rifondazione o al Pdci e protestano duramente, e quelli pi? realisti che capiscono che il posto fisso non c’?, ma cercano margini di miglioramento della loro condizione. E’ evidente che in questa tenaglia resta fregata la sinistra moderata?.

      L’ultimo aspetto interessante riguarda i giovani cattolici. Gigi Amicone, direttore di ?Tempi?, settimanale vicino a ?Comunione e liberazione?, ricorda come il bipolarismo li abbia spaccati in due: ?Ci sono quelli che applaudono Berlusconi al Meeting e quelli che fanno la Marcia della pace ad Assisi. Questo succede anche perch? la politica non sa interpretare il loro slancio, ma piuttosto ci va a ruota. Ognuno col tema che gli ? pi? conveniente al momento?. E chi va al Meeting o ad Assisi, non ? gente che si emozioni per il preteso riformismo dell’Unione.


    Close menu