"BaseUsa" Al Dal Molin sopralluogo di 5 senatori
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venerdì 26 gennaio 2007
Pagina 4 - Politica/Oggi
VICENZA
Al Dal Molin il sopralluogo di 5 senatori Menapace: è un diktat, la città è a rischio
Cinque senatori in disaccordo tra loro. Ad accoglierli all’aeroporto militare italiano Tomaso Dal Molin, centinaia di pacifisti. Inizia così i due giorni di sopralluogo a Vicenza di una delegazione della commissione Difesa del Senato. Il presidente della commissione, Sergio De Gregorio, era e resta convinto dell’impossibilità di tornare indietro; più o meno come Giulio Marini (Fi), Luigi Ramponi (An) e Carlo Perrin (Autonomie). Diversa l’opinione della senatrice Lidia Menapace, Prc, che invece di visitare la base ha preferito discutere con i manifestanti del Comitato del No nel presidio realizzato sotto un tendone ai margini dell'aeroporto vicentino. Secondo Menapace, l'ampliamento della struttura Usa «non rappresenta una decisione condivisa ma un diktat. Dobbiamo salvaguardare Vicenza e la sua storia. Sono convinta che un aeroporto da cui possono partire aerei per bombardare l'Iraq metta a rischio la città. Credo nel referendum come strumento politico importante. In ogni caso ora bisogna puntare sulla grande manifestazione nazionale». Ma dopo l’incontro con il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck, anche la senatrice conviene su «l'ineccepibile posizione tecnica dell'amministrazione comunale vicentina».
Per De Gregorio le tensioni legate alla nuova base «sono nate sostanzialmente da una mancata informazione da parte del governo. Prodi era a conoscenza, al momento del suo insediamento, dell'atto assunto dal precedente esecutivo. Ora come commissione ci impegneremo in una “operazione verità” affinché sia chiaro come il governo avrebbe dovuto informare per tempo la città sull'accordo con il principale alleato». Oggi i cinque senatori incontreranno i vertici militari americani alla caserma Ederle.
La Cgil denuncia: i lavoratori civili delle basi Usa e Nato possono iscriversi alla Cisl, alla Uil, non alla Cgil. Una situazione da guerra fredda. Dice Ivano Corraini, segretario Filcams Cgil: «un lavoratore civile italiano che lavori in una base Usa o Nato se si iscrive alla Cgil lo deve fare in segreto»: ne va della «sicurezza nazionale» degli Usa.
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