"Buongiorno" Ed io ti sputo in faccia
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Buongiorno |
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Ed io ti sputo in faccia |
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di Massimo Gramellini Il paesaggio malato delle nostre città si è arricchito di un nuovo abitante: lo sputacchiatore di strada. La sua comparsa è stata denunciata a Radio Rai da un ascoltatore di «Prima Pagina» e sono subito fioccate le conferme, indignate o rassegnate, ma talmente numerose da far pensare a una moda.
Di solito lo sputacchiatore viaggia a bordo di un motorino, ma si segnalano casi isolati di pedoni sputazzanti, particolarmente versati nello sprint.
Si accostano alla macchina al semaforo, fingono di chiedere un’informazione e appena tu abbassi il vetro, ti sputano in faccia e sgasano via. Senza un insulto, uno sghignazzo, una bestemmia.
E’ proprio la gratuità del gesto ad annichilire le vittime e talvolta a intenerirle, come quel milanese insalivato sul cofano (non aveva aperto il finestrino) dalle parti di viale Certosa: «Lo sputacchiatore non era più un ragazzo.
Forse con quel gesto voleva ritornare alla sua giovinezza rivoluzionaria e sbarazzina». Chissà. E’ difficile leggere dentro uno sputo. Può essere una bravata da scugnizzi mai cresciuti. Di sicuro non è un sintomo di allegria, ma una sintesi di tracotanza e disagio.
L’ennesimo sensore (un altro è l’aumento dei giovani barboni) di quel malessere esistenziale non ideologico che ci cresce intorno e prende le forme di una protesta cupa, senza bersagli né sbocchi precisi. Inquietante come il borbottio sordo di un vulcano.
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