"Buongiorno" Mamme alla cassa
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Buongiorno
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di Massimo Gramellini
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Mamme alla cassa 6 marzo 2002
La nostra mimosa di carta per l’Ottomarzo incombente va alla cassiera di un supermercato di Milano. Con un problema bellissimo: il suo bambino. All’asilo-nido glielo potevano tenere solo fino a pranzo, ma lei lavorava di pomeriggio e non aveva nonne o zie nubili presso cui parcheggiarlo. In attesa di asili-nido che funzionino tutto il giorno senza costare come un attico, il buon senso suggeriva di spostare al mattino il turno della mamma. Ma neppure nei supermercati il buon senso fa parte di qualche offerta speciale. Si compra sfuso, e spesso non c’è. Così il turno non si è mosso di un minuto. E un giorno la ragazza si è presentata alla cassa col pupo urlante fra le braccia.
Allora ha rischiato di veder risolta la questione alla radice: perdendo il posto. Fortuna che i colleghi le hanno aperto il cuore e un volantinaggio fra i clienti, con l’aggiunta di un’azione legale, ha convinto i cervelloni dirigenziali a muovere finalmente una casella dei loro grafici e a mettere all’orario «11-15» chi prima stava al «16-20».
E’ ipocrita piangere sulle culle vuote se poi non si ha la testa abbastanza piena da rimuoverne le cause, fra cui il rischio di trasformare le neomamme in lavoratrici mal sopportate. Globalizzazione e flessibilità sono processi virtuosi finché si arrestano sulla soglia dei diritti umani. Altrimenti, un supermercato dopo l’altro, si finisce come in Oriente, dove certe aziende alle donne fanno contratti di soli 28 giorni, per poterle cacciare se restano incinte.
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