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domenica 23 ottobre 2005
Pagina 9 Estero
GERMANIA SEMPRE PIÙ IMBARAZZANTE LO SCANDALO DELLE RELAZIONI AZIENDALI A LUCE ROSSA
Sesso ai sindacalisti, offriva Volkswagen
Per quindici anni una garçonnière è stata a disposizione con champagne fresco
Marina Verna corrispondente da BERLINO
Una garçonnière a Braunschweig, Bassa Sassonia, per quindici anni a disposizione dei sindacalisti della Volkswagen. Pagata dall’azienda - insieme alle prostitute scelte per gli incontri - e messa in conto sotto la voce: «Nell’interesse della commissione dell’intero consiglio di sorveglianza». Due segretarie si alternavano nell’incarico di mettere al fresco lo champagne e controllare che l’appartamento fosse in ordine. Adesso hanno raccontata particolari piccanti al giudice di Braunschweig che da luglio conduce l’inchiesta sulla corruzione in Volkswagen, dove decisioni dolorose per i dipendenti - ad esempio più ore e meno salario per evitare che la produzione venisse spostata all’estero - sono passate con il beneplacito dei rappresentanti dei lavoratori. Erano stati corrotti?
Il settimanale «Focus» pubblica, nel numero domani in edicola, i verbali del primo interrogatorio di uno dei manager della direzione del personale, Klaus Joachim Gebauer, che all’inizio di ottobre ha cominciato a raccontare ciò che sapeva: aveva infatti l’incarico di organizzare viaggi di lusso, incontri con prostitute e bustarelle con denaro contante a favore di alcuni sindacalisti che siedono nel consiglio di vigilanza e, secondo il modello renano di cogestione, hanno un ruolo attivo nelle decisioni strategiche. Gebauer saldava i conti delle agenzie di viaggio con una carta di credito aziendale che faceva capo al conto «1860 varie», dal quale ogni anno uscivano per questo genere di spese - giustificate con i nomi più fantasiosi - centinaia di migliaia di euro.
Gebauer ha raccontato di Klaus Volkert, il capo del consiglio di fabbrica che «decideva a chi concedere i favori cercando di rendere ricattabili quanti più colleghi possibili senza però trovarsi con le spalle scoperte se avesse ricevuto un rifiuto» - cosa che è successa in almeno due casi. Per esempio con il suo vice - Bernd Osterloh, attualmente presidente del consiglio di sorveglianza - che non accettò l’invito né per «un festino organizzato ad Hannover nella primavera del 2001 e costato 30 mila marchi» (circa 15 mila euro) né per «un viaggio in Messico con dovizia di accompagnatrici».
Una scelta come quella di entrare nel segmento del lusso - fatta nella seconda metà degli Anni 90 dall’allora amministratore delegato Ferdinand Piech, ma molto contestata e poi molto problematica - non sarebbe stata possibile senza l’appoggio del capo del consiglio di fabbrica, Klaus Volkert. Era convinto che fosse la decisione giusta o era stato convinto con i favori? Le precipitose dimissioni di Volkert l’estate scorsa, dopo che era venuta a galla la sua «liaison» con una bellezza brasiliana, i cui viaggi in Germania erano saldati da Volkswagen, è forse una risposta. Si è dimesso anche un altro habitué dei festini, l’allora capo del personale di Skoda Helmuth Schuster che, per progetti di investimento all’estero, pretendeva tangenti in cambio di contratti. E aveva pure creato in vari Paesi europei una rete di società prestanome che gli sarebbero servite per ottenere appalti dalla stessa Volkswagen. Ma le dimissioni più dolorose per il sistema industrial-politico non solo della Bassa Sassonia ma di tutta la Germania sono state quelle di Peter Harz, capo del personale, membro del consiglio di gestione VW, ma soprattutto autore della riforma del mercato del lavoro tedesco voluta dal cancelliere Schroeder per abbattere la disoccupazione - e miseramente fallita.
Gli indagati, a questo punto dell’indagine, sono nove: alti manager, funzionari Volkswagen e due deputati socialdemocratici. Adesso lo scandalo arriva a lambire pure Audi, un’altra controllata del gruppo.
L’ultimo finito sotto accusa è il capo del suo consiglio di sorveglianza, Xavier Meier, di cui si aspettano presto le dimissioni. Anche lui beneficiava dei viaggi organizzati nelle città tedesche dove ci sono gli stabilimenti Volkswagen - un’ottima copertura per camuffarli da viaggi di lavoro - oppure a Praga, dove ha sede la Skoda. «C’è il sospetto che abbia partecipato a manifestazioni che probabilmente non avevano un’impronta di lavoro», si legge nei verbali pubblicati da «Focus». Meier non aveva però le chiavi dell’appartamento di Braunschweig: per quelle non era abbastanza importante.
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