"Conti" Bot e azioni, aumentano le tasse
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sabato 9 settembre 2006
Pagina 3 - La manovra d'autunno
LA CURA DEI CONTI PUBBLICI - SECONDO GLI ESPERTI DI BORSA NON ARRIVERANNO CONTRACCOLPI PER GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI. AD ESSERE TOCCATI SARANNO I PICCOLI RISPARMIATORI
Bot e azioni, aumentano le tasse
Visco: uniformeremo al 20% le aliquote di conti correnti e prodotti finanziari
Francesco Spini MILANO
Il premier Romano Prodi era tornato sull’argomento dal palco di Caorle luned? scorso, due giorni fa il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa aveva dato nuova conferma, ieri ? toccato al viceministro dello stesso dicastero, Vincenzo Visco, puntualizzare definitivamente le intenzioni del governo in materia di rendite finanziarie: ?L’aliquota sar? unificata al 20%. Adesso ce ne sono due, una al 27 e l’altra al 12,5%, e andranno tutte e due al 20, come era scritto nel programma?. Dice cos? appena arriva alla Festa dell’Unit? di Milano e specifica subito che non si tratter? di un aggravio per i risparmiatori tout court, piuttosto, tale armonizzazione ?? un fatto di razionalizzazione tributaria per evitare trattamenti differenziati che portano ad arbitraggi fiscali. ? una riforma all’insegna della neutralit? della tassazione?.
Se ora ? chiaro quale sar? l’aliquota unica applicata alle rendite, sono ancora allo studio del ministero le modalit? con cui sar? introdotta. In campagna elettorale Prodi aveva escluso che il riordino della tassazione avrebbe interessato i Bot gi? in circolazione (anche se un intervento complessivo risulterebbe pi? incisivo da subito per le casse dello Stato) e aveva pure ventilato una franchigia per i piccoli risparmiatori. Di fatto, per?, finisce uno dei pochi primati favorevoli agli investitori, in vigore dal lontano 1986 e ritoccato nel ‘98. ? quello che tassa le rendite finanziarie - vale a dire gli interessi dei titoli obbligazionari (come i classici Bot), i dividendi e le plusvalenze dei titoli azionari quotati in Borsa, oltre ai rendimenti di gestioni patrimoniali e dei fondi comuni - al 12,5%. Per i fondi comuni le quote pubblicate giornalmente sono gi? al netto dell’imposizione fiscale, al contrario di quelli esteri armonizzati Ue che prevedono il calcolo delle tasse al momento del disinvestimento, fatto che permette loro di mostrare quotidianamente perfomance migliori.
Chi invece, almeno sulla carta, trae giovamento dall’iniziativa del governo sono i titolari di conti corrente, bancari e postali, e dei conti di deposito. L’aliquota fino a oggi ? stata del 27%, ma la progressiva trasformazione del conto corrente da forma d’investimento a puro strumento di gestione del denaro, ha compresso i rendimenti allo zerovirgola, abbattendo quindi anche il gettito per il Tesoro.
Con la manovra annunciata dal governo, l’imposizione fiscale si allinea con quella gi? praticata in Europa, dove l’aliquota media non ? lontana dal 20%: ? cos? in Gran Bretagna; in Francia ? tra il 16 e il 26% a seconda della natura del titolo, in Germania si posizione tra il 26 e il 31%. Teoricamente, non sarebbe altro che un allineamento all’Europa. Eppure in molti si chiedono quali saranno gli impatti sullo strumento finanziario pi? sensibile a ogni intervento fiscale: i titoli di Stato. Fosse stata fatta negli anni Ottanta, quando gli italiani andavano avanti a pane e Bot, si sarebbe risolta in una partita di giro: i tassi si sarebbero alzati per compensare l’aggravio del Fisco, quindi lo Stato avrebbe incassato di pi?, pagando per? pi? interessi. Oggi, probabilmente, l’effetto sar? pi? contenuto perch? la quantit? di titoli di Stato in mano alle famiglie negli anni si ? assottigliata fino ad attestarsi tra il 15 e il 20% del totale in circolazione.
Il mercato, dunque, ? dominato dagli investitori istituzionali, per lo pi? i grandi fondi internazionali, chiamati ?lordisti?. Ragionano sul rendimento lordo in quanto le rendite rientrano nella tassazione ordinaria che, nel caso delle societ? estere, va a rimpinguare le casse del Paese di appartenenza. Per loro cambier? poco, difficile, dunque, un contraccolpo sui mercati. Possibile invece un’ulteriore disaffezione delle famiglie per uno strumento, come il Bot, che negli ultimi anni di tassi bassi, non ha saputo difendere il capitale dall’erosione dell’inflazione.
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