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"Elezioni" Lo «stile Chiamparino»

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    mercoled? 31 maggio 2006

    Pagina 5 - Primo Piano

    L’ultima moda in politica
    ? lo ?stile Chiamparino?

    Il pi? votato d’Italia ? gi? un’icona con un futuro da leader
      personaggio
      MARCO NEIROTTI

      TORINO
      ?Nessuno ha il futuro in tasca?. E’ questa frase la fotografia completa di Sergio Chiamparino, sindaco torinese dopo il ?massacro? di voti ai seggi di Rocco Buttiglione. Nessuno ha il futuro in tasca, dice. E questo sindaco che non rincorre il sarto, il profumiere, l’?hair designer? e si accontenta di un parrucchiere vicino a casa, non ? stupito tanto della sua vittoria quanto del modo di ragionare, pensare, anche giocare della gente. A lui hanno dato il trionfo: politico, certo, ma anche personale.

      Sergio Chiamparino sindaco per caso e leader futuro per pacatezza. Sembra il titolo di un film, invece ? il titolo di una tristezza che sar? sua sempre. Diligente, generoso, si ritrov? d’improvviso solo a guardare le promesse alla citt? di un grande amico come Domenico Carpanini, il vicesindaco di Valentino Castellani, il sindaco occulto, l’uomo che aveva un occhio in ogni scampolo di citt?. A fine febbraio 2001 il ?principe? ha un malore. Muore durante il primo scontro pubblico con Roberto Rosso, il suo rivale. Tocca a Chiamparino.

      Pacatezza e riflessione
      E’ campagna elettorale aperta. E’ certezza. ?C’? Sergio?. E lui, ancora, dice di s?. Chiamparino significa pacatezza e riflessione finch? non lo costringi a ricordarti dove sei.

      ?Zona Chiamparino?, l’ha definita sulla ?Stampa? Giampiero Paviolo. Quando ? crisi, quando ? fatica, eccolo. E’ successo con il sindacato, ? successo con il partito. E’ il figlio di operai che compera abiti gi? fatti e non firmati (e bene li porta), il dopobarba al supermercato, sbuca dal silenzio e risolve. Incomincia a far politica nella sezione comunista di Moncalieri, citt? grande quasi quanto Asti ma vissuta come propaggine di Torino. Attacca a parlare di Mao, ma lo fanno stare zitto. E l? si capisce il tipo: sentiamo di che parlano loro.Chiamparino uguale ?sentiamo?. Parlamentare a Roma, parlamentare europeo quando qui sembra dare un po’ fastidio. Pacifico, pronto a rispondere. Non ? uno che urla, ? uno che ti prende per il polsino della camicia e dice: scusa, hai un attimo di tempo? Ed ? quello che fa nelle crisi politiche o di rapporti interni. Questa ? una delle caratteristiche che vedremo quando si proceder? al Partito Democratico. Con Veltroni e Cofferati, in testa per questa svolta c’? proprio lui, il sindaco non ?per caso?, ma ?per forza di un’amicizia?. Stava dietro le quinte e non ha mai preteso il palco. Ha detto ok quando non si poteva fare diversamente.

      Chiamparino ha una moglie, Anna, che dice con orgoglio che nella casa di piazza Vittorio Veneto (Torino, il Po e la collina davanti agli occhi) lui ?non ci ha messo becco?. Tommaso, 26 anni, laureato in Scienze Politiche, arriva per pranzo e discute di politica. Il sindaco che ha devastato l’assalto dello ?studente torinese? Rocco Buttiglione, resta di una pacatezza che racconta una regione e una citt?: ?Mi riconoscono, tutto qui?.

      La gente vuole riconoscersi, sindaco, ma vuole anche cose concrete. ?Certo. Credo voglia tutte e due le cose. Quello che abbiamo fatto ? stato ridare fiducia. Ci sono dettagli locali, dal rifare una piazza alla metropolitana. Ti guardano?.

      E lo guardano come proiettato da questa citt? all’Italia. Non legge Freud, ma ama la narrativa, e i saggi di economia con un po’ di musica classica in sottofondo, pare sia ?sceriffo onorario del Kentucky?, in realt? ? uno che ai Murazzi ci va senza scorta. Dicono gli amici che a poker non gioca bene e forse questo fa il paio con la politica, dove non si bleffa. Si ritrov? candidato perch? era morto uno dei suoi migliori amici e compagni di strada, candidato per la famosa ?zona Chiamparino?, e ha costruito una credibilit? che, ancora ieri, dicevano da ogni parte politica ?intoccabile?.

      ?Anima pragmatica?, ?silenzioso funzionario?. Tutto si ? sentito. Lui ha viaggiato tra ?contadini? e ?operai?. Ha sub?to lo smacco di Mirafiori: quando lo psichiatra Alessandro Meluzzi, ex comunista, lo batte proprio in quella circoscrizione, correndo per il Polo. Ci rimane male, ma anzich? intristirsi, comincia a interrogarsi su Fiat, occupazione. Se ne verr? fuori un giorno a dire: un po’ pi? di quartiere e meno convegni. Se ne accorge Torino: il non apparire ad ogni costo, rispondere perch? hai fatto. D’altra parte, il suo grande amico Carpanini faceva il sindaco in silenzio. Chiamparino ha vinto perch? ha continuato a fare la stessa cosa: esserci pi? che parlare.

      Veste elegante ma sobrio (se vai a cercare scopri dove compera e capisci che ti somiglia, gusto anzich? lusso). In un viaggio in Giappone ci ha messo mezzo pomeriggio per scegliere una macchina fotografica digitale, misurando i prezzi. ?Sono figlio di operai?, disse. Quando a Torino ci fu clamore per le esumazioni scatenate di corpi al cimitero comunale, resse il colpo, chiese scusa e al giornalista che gli diceva ?vieni a farti vedere? rispose limpido: ?Sembra fatto per le elezioni, ci verr? marted?, a urne chiuse?.

      L’archivio ? una miniera per questo politico garbatamente spigoloso, sorridente quando ? teso, mediatore da anni, passo lento quando gli altri perdono la calma, silenzioso e improvviso nella voce (come quando ?sgrid? gli intellettuali torinesi?). Uno che non si esalta e non si dispera, sa sorridere, ma ? Andreasi pi? che Boldi, e con Macario sarebbe stato bello vederli a cena a spettacolo chiuso. La testarda storia piemontese: si va avanti con calma. Dove l’appellativo ?bogian?n? che si usa per i torinesi non sta per pigrizia come credono molti, ma racconta i nostri soldati in trincea. Quando gli altri scappavano sotto il fuoco nemico, gli ufficiali piemontesi gridavano in dialetto: ?Bogia nen?, non muoverti, stai l?. E loro stavano l?.

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