30/3/2007 ore: 12:08
"Gdo" Fashion District guarda al Sud e oltre confine
Contenuti associati
AFFARI & FINANZA
Supplemento di economia, investimenti e management a "il lunedì di Repubblica" del 26 marzo 2007. Anno 22 N.12 guarda al Sud e oltre confine La scelta strategica di collocare gli outlet sulle principali direttrici viarie del Nord, Centro e Sud è stata l’altra carta vincente. In tre anni dall’apertura del primo outlet, novembre 2003, il gruppo italiano ha aperto 300 punti vendita, con progressivi ampliamenti sede per sede, per un totale di 100 mila metri quadri, ha coinvolto 150 aziende con un flusso di 8,5 milioni di visitatori all’anno. Numeri che hanno generato a loro volta un fatturato globale per il 2006 di 210 milioni di euro, con una crescita nell’arco di un anno del 67%. Fashion District Holding, che fa capo all’amministratore delegato Giuseppe Taini, nasce dall’incontro, in tempi diversi, tra imprenditori che con quote paritarie detengono oggi il controllo del gruppo: Draco spa, holding bresciana che opera nel settore immobiliare e nel terziario avanzato diretta Mario Dora, Earchimede spa, attiva nel private equity, e Mixinvest spa, finanziaria di Massimo Sandretto. C’è un po’ di Rodeo Drive sulle colline romane, a circa 40 chilometri dalla Capitale. La palma degli affari di Fashion District se l’aggiudica l’outlet romano di Valmontone, uno dei principali Comuni della fascia metropolitana romana, sull’autostrada A1 MilanoNapoli, che per volume di vendite è il primo: 105 milioni di fatturato ed è anche il più visitato d’Italia con 4,3 milioni di presenze. Qui, come negli altri due centri, l’offerta al pubblico è stata potenziata con le aperture di punti vendita di marchi prestigiosi tra cui Calvin Klein, Nike, Levi’s, Zara, Conte of Florence, e il rafforzamento della ristorazione grazie all’alleanza con il gruppo Autogrill. Mantova outlet si trova in prossimità del casello di Mantova Sud dell’autostrada A22 ModemaBrennero. Con 105 punti vendita collocati in una struttura architettonica circolare, accoglie il flusso di visitatori, 2,2 milioni nel 2006, della Lombardia occidentale, del Veneto orientale, del Trentino Alto Adige e delle province settentrionali dell’Emilia. Il Fashion District di Molfetta è il primo outlet del Mezzogiorno. A venti chilometri da Bari, sulla statale 16 bis Adriatica, è nel progetto "Parco permanente attrezzato" da completare entro quest’anno, che comprende un multiplex di 12 sale e un «family entertainment center». Conta 3 milioni di visitatori e, 72 punti vendita che puntano al raddoppio. In tutti gli outlet del gruppo è entrato nello scorso settembre anche Unieuro, che assieme all’abbigliamento ha messo l’elettronica di consumo, novità assoluta nel settore, che ha determinato un balzo in avanti nei volumi di affari. Lo shopping e il ruolo centrale della logistica. Taini sottolinea: «Per attrarre sempre più pubblico dobbiamo sviluppare l’aspetto turistico dei nostri outlet, perché oltre ai flussi spontanei di visitatori, dobbiamo intercettare i flussi indotti, quelli del turismo organizzato. Non a caso i nostri outlet hanno ciascuno un aeroporto raggiungibile in venti minuti. Da qui la filosofia, resa concreta, del polo turistico integrato che prevede anche la realizzazione di alberghi». I piani di Fashion District Holding spa guardano avanti. Alla realizzazione entro il 2008 di un quarto outlet nel Nord Est. «Stiamo anche monitorando la Sicilia — spiega Taini — la riviera adriatica e la Slovenia». La società ha creato un format commerciale che ha cambiato parecchio la fisionomia nel mondo del retail e che prevede l’integrazione tra shopping e intrattenimento. A Molfetta, ad esempio, è previsto che su un’area di 100 mila metri quadri, sorga un parco a tema per famiglie, Valmontone diventerà nel 2008 un grande villaggio Disney nazionale. Fashion District prende parte a questo progetto attraverso la sua partecipazione nella società "Alfa Park". «Noi siamo stati gli anticipatori di un concetto che unisce consumo e tempo libero» spiega l’ad Giuseppe Taini. Perché funziona l’outlet? «Il fenomeno si inscrive risponde Taini in una dimensione di struttura commerciale che punta a ridurre i passaggi tra produttore e consumatore. Ogni prodotto è una merce identificata con un marchio sempre più riconoscibile. Il vantaggio per chi produce sta nel riuscire a smaltire le eccedenze senza svilirle». |