18/12/2006 ore: 12:07

"Giornali" Il manifesto fa autocritica

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    domenica 17 dicembre 2006
      Pagina 13 - Politica

      Il quotidiano comunista discute sulla crisi. Parlato: con Berlusconi vendevamo il doppio. Ghezzi: siamo troppo plumbei, fuori tempo
        Il manifesto fa autocritica:
        pi? coraggio, troppo gentili con il governo

        ROMA - ?Quando c' era Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi noi del manifesto vendevamo il doppio delle copie?: Valentino Parlato, ex direttore storico del quotidiano comunista di via Tomacelli, conferma che il giornale fondato da Rossana Rossanda e da Luigi Pintor non pu? permettersi di non mordere chi sta al potere. Compreso Romano Prodi, conferma l' attuale direttore Gabriele Polo: ?Dobbiamo smetterla di essere gentili con questo governo, dobbiamo essere pi? spregiudicati con il centro sinistra?.

        La crisi finanziaria del quotidiano ? grave: l' allarme ? stato confermato ieri agli Stati Generali del manifesto, una sorta di ?chiamata alle armi? per i lettori ridotti a quota 25 mila. Nel 2007, infatti, serviranno 3 milioni di euro per resistere e non affondare. Ma la svolta, ? stato detto all' Auditorium di via Rieti - dove sono intervenuti Sandro Curzi, Cesare Salvi, Enrico Ghezzi, Franco Corleone, Gianni Rinaldini, Giorgio Cremaschi, Piero Sansonetti -, deve essere anche culturale: perch?, ? l' avvertimento di Valentino Parlato, ?pensiamo che la storia del mondo finisca a via Tomacelli. Questa ? una colpa grave del manifesto?.


        Dal palco degli Stati Generali del manifesto - faceva impressione quanti pochi giovani ci fossero in sala - sono arrivate critiche, suggerimenti e idee indirizzate alla redazione per andare avanti e per capire davvero cosa ? cambiato nella societ? italiana. L' idea per una svolta, ha confermato il direttore Polo, potrebbe essere quella di una ?Fondazione manifesto?: una rete di circoli, di cellule e di individui ?capaci di mettere insieme una redazione diffusa? per produrre notizie dal territorio che poi verrebbero verificate dalla redazione vera e propria.

        Lavorare al manifesto costa fatica. Stipendi bassi, buste paga a intermittenza, sacrifici che, ai tempi gloriosi dei ?mostri sacri in redazione?, erano forse pi? sopportabili: ?Per noi giovani giornalisti era un privilegio enorme poter parlare con Rossana Rossanda e Luigi Pintor. Un privilegio che ci faceva sentire in prima linea e consentiva di sopportare salari magri?, commentava una giornalista della vecchia guardia a margine degli Stati Generali.

        E anche la storia dei volantini (?Pastore tedesco lasciaci in Pacs?) lanciati dalla redazione sul Papa che transita l' 8 dicembre lungo via Tomacelli non ? una novit?. Fu introdotta anni fa quando si inizi?, quasi per scherzo, con le fotocopie delle vignette di Vauro. Cosa manca, dunque, oggi al manifesto? Hanno risposto in tanti con video di due minuti: ?Troppo plumbeo e universitario. Manca lo sforzo di cercare di essere al passo con i tempi?, ha sintetizzato Enrico Ghezzi.

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