«Guardie senza pistola non solo a Malpensa»

13 giugno 2004
La denuncia dei sindacati di vigilantes e polizia dopo l’inchiesta sulla società per la sicurezza
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«Guardie senza pistola non solo a Malpensa»
MILANO - Non solo a Malpensa le guardie giurate avrebbero preso servizio con la fondina vuota. Sindacati di vigilantes e di polizia parlano di sceriffi privati messi a fare la guardia senza pistola come di un caso non isolato. Persino quando i confini da difendere non sono quelli di un aeroporto o di un palazzo di giustizia, ma di una base militare: «Come quelli di una base Nato del Nord Est dove il servizio di vigilanza sarebbe stato affidato a uomini senza patentino, senza armi e di guardia anche per 12 o 16 ore», sintetizza i contenuti di una denuncia arrivata al Sindacato autonomo di vigilanza privata il segretario nazionale Vincenzo Del Vicario. Prima l’attacco alle Torri gemelle, poi la guerra in Iraq, quindi la legge che ha cancellato il servizio di leva: il titolo di guardia giurata è oggi uno dei più richiesti; già ce ne sono oltre 51.000 in Italia (solo a Roma tra il prima e dopo 11 settembre c’è una differenza di 2.000 unità) e il numero degli «arruolati» continua a crescere. «E quando il titolo non c’è o è in arrivo, ecco che le società di vigilanza fanno indossare la divisa anche a chi non potrebbe», denunciano dal Savip. Un po’ quello che è successo all’Ivri, l’istituto milanese coinvolto nel caso Malpensa (per due dei suoi manager la Procura di Busto Arsizio ha richiesto il rinvio a giudizio): «In un momento di grande richiesta di uomini sono state impiegate anche guardie non armate affiancate da colleghi con la pistola», ha ammesso la società di vigilanza. Un’ammissione solo a metà stando al rapporto della polizia amministrativa di Varese che in un controllo del 2 ottobre 2003 ha trovato dipendenti «usati in servizio di piantonamento disarmati e non affiancati da guardia particolare giurata con la prescritta anzianità» (71 vigilantes su 80 sono stati inoltre trovati sprovvisti dell’autorizzazione medica al lavoro notturno). Nel 2003 le guardie giurate con divisa Ivri a Malpensa erano 80, oggi sono 10 e a fine mese diventeranno 4. «Il rapporto con l’istituto di vigilanza è stata una soluzione provvisoria in attesa di addestrare e reclutare il nostro personale», ha fatto sapere la Sea, la società che gestisce gli scali milanesi. «Dopo l’11 settembre far indossare una divisa a una guardia non armata in un aeroporto è un rischio che non possiamo permetterci», afferma Del Vicario. «Ma i casi di "malasicurezza privata" sono molti di più: mancanza di formazione perché i soldi richiesti all’Ue per questo scopo vengono spesi diversamente; contratti da milioni di dollari non rispettati perché in servizio figurano meno uomini di quelli previsti; doppi e tripli turni, come alla caserma di Buscoli (Padova, ndr ) o di Cecina». Racconta Simonetta Diversi guardia giurata alla base La California: «Quello che noi facciamo in sei, richiedeva l’impiego di 50-60 militari». Allarmante anche la fotografia dell’Associazione nazionale dei funzionari di polizia. «Casi come quello di Malpensa non sono nuovi: di vigilantes senza pistola se ne sono visti anche a Roma, e su grandi appalti pubblici», rivela il segretario Giovanni Aliquò. «Oggi il 30% dei servizi di vigilanza privata non sono in regola, con punte anche più alte nelle regioni dove c’è più richiesta come la Lombardia». Quindi aggiunge: «Mancano i controlli: a Milano e Roma ci sono 8 agenti per vigilare su tutti gli istituti di sicurezza privata. Per non parlare delle denunce alla magistratura che finiscono nell’oblio della prescrizione». E il segretario generale del Sindacato autonomo di polizia Filippo Saltamartini: «La vigilanza privata è diventata un business. Ma negli aeroporti il privato non è meglio del pubblico».
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Alessandra Mangiarotti
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 Interni
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