26/4/2006 ore: 12:50

"Intervista" R.Bonanni: La mia Cisl senza amici

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    n. 18 del 30 aprile 2006

    SINDACATO
    PARLA IL NUOVO SEGRETARIO RAFFAELE BONANNI
      La mia Cisl senza amici
        Silvano Guidi
          Abruzzese tosto e tenace, il successore di Pezzotta dice che ?Epifani sbaglia, con un Governo bisogna lavorare e contrattare, non essere pro o contro per partito preso?.
            Il suo cursus honorum parte dal basso e con un gesto di ribellione. A 21 anni, quando soffiano i venti della contestazione del ’69, il giovane Raffaele Bonanni lascia studi e prospettive di quieto lavoro per fare il manovale in un cantiere edile della Val di Sangro, dove resta pochi mesi, il tempo necessario per organizzare le rivendicazioni di 300 operai dell’azienda e farsi sbattere fuori dal padrone, che non ama avere tra i piedi un simile agitatore di coscienze.
              Raffaele non si demoralizza e decide di militare nella Cisl, il sindacato di ispirazione cattolica, anche per fare un po’ di dispetto alla tradizione socialista della famiglia, con la quale vive una fisiologica stagione di attrito generazionale. L’organizzazione sindacale diventa parte dominante del suo impegno: va in Sicilia per parecchi anni a inquadrare il movimento degli edili, dirige la Cisl palermitana, diventa segretario regionale, si batte per i diritti del lavoro in una terra ostile, inquinata dalla mafia.
                Nel ’91 Bonanni lascia la Sicilia per prendere il timone della Filca, la categoria nazionale degli edili della Cisl; nel ’99 fa il suo ingresso nella segreteria confederale per occuparsi di industria, Mezzogiorno e mercato del lavoro e tocca proprio a lui seguire e valutare la riforma ispirata dagli studi di Marco Biagi. Oggi che l’abruzzese Bonanni (? nato a Bomba, in provincia di Chieti) si insedia al vertice della Cisl, al posto di Savino Pezzotta, il nuovo quadro politico e sociale del Paese pone in agenda anche l’abrogazione della legge Biagi, per le insistenze soprattutto di Cgil e sinistra radicale dell’Unione. Non proprio un problemino ininfluente, facciamo notare al neosegretario. ?Io so che la stragrande maggioranza dell’Unione non vuole la cancellazione della legge Biagi?, risponde.
                  E come la mettiamo con la tenuta politica del nuovo Governo?
                    ?Non ? opportuno nei primi giorni di legislatura aprire una simile contesa: la maggioranza ? troppo risicata per assecondare le richieste della Cgil. E poi la legge Biagi porta avanti dei disegni che, in molti casi, sono benefici per i lavoratori. La Cgil ? contro per partito preso. Il sindacato di Epifani vedeva il Governo Berlusconi come nemico da abbattere e qualunque proposta venisse da quell’esecutivo era da rispedire al mittente?.
                      Resta il fatto che a Rimini, all’ultimo congresso della Cgil, ? stata sancita una grande intesa tra Epifani e Prodi...
                        ?? un’intesa contro natura, perch? il Governo non deve mai essere percepito da un’organizzazione sindacale come amico o nemico, con cui fare o non fare accordi per partito preso. Seguendo una condotta cos? pregiudiziale si finisce con lo snaturare la funzione del sindacato, rendendolo poco credibile e spaccando l’unit? dei lavoratori, che hanno convinzioni politiche le pi? disparate, da Rifondazione comunista ad Alleanza nazionale. Per cinque anni Epifani non ha firmato un solo accordo con il Governo Berlusconi; se la Cisl avesse fatto cos? sarebbe entrata in crisi di identit?. Che sindacato ? quello che non contratta e non sigla intese??.
                          Quindi Epifani sbaglia?
                            ?Certo. Per tutta la passata legislatura ha fatto il fustigatore del Governo di centrodestra e adesso si erge a custode del programma di Prodi, ma se continua in questo modo rischia di alimentare ingovernabilit? e confusione?.
                              C’? allora di nuovo il rischio di spaccatura fra le confederazioni?
                                ?Mi auguro di no. Il sindacato italiano ? luogo di grande democrazia, e Cgil, Cisl e Uil, anche dopo confronti accesi e magari conflittuali, devono saper trovare una comune linea d’azione?.
                                  Si parla di Paese "impoverito". C’? reale corrispondenza tra quanto viene descritto e ci? che ??
                                    ?Che il potere d’acquisto dei redditi di lavoratori e pensionati si sia abbassato ? fuori di dubbio, secondo una tendenza in atto da almeno 8-9 anni?.
                                      Perch? ? successo?
                                        ?? saltata la politica dei redditi: l’inflazione programmata non ? pi? stata pattuita fra le parti; la contrattazione di secondo livello, che meglio determina le condizioni per la redistribuzione della ricchezza, segna il passo e interessa non pi? del 40 per cento dei lavoratori; le tariffe dei servizi, poi, collezionano indegni aumenti del 5-6 per cento l’anno, come non capita in nessun altro Paese europeo nostro concorrente?.
                                          Lei sembra davvero arrabbiato su quest’ultimo punto...
                                            ?Con ragione. I Governi dell’ultimo decennio hanno favorito la privatizzazione di servizi essenziali, ma non si sono premurati di vigilare affinch? si creassero condizioni di vera concorrenza, che era la finalit? ultima e sostanziale delle privatizzazioni, quella che avrebbe dovuto portare benef?ci ai cittadini. Al contrario ? successo che grandi capitani d’imprese manufatturiere, entrando nell’azionariato degli ex monopoli pubblici a condizioni molto vantaggiose, hanno realizzato profitti stratosferici, mentre chi deve pagare bollette o servizi non ha tratto alcun beneficio, anzi deve tirar fuori sempre pi? soldi?.
                                              Secondo lei, c’? qualcosa di pi? di una colpevole negligenza o di una mancata vigilanza?
                                                ?Sono assolutamente convinto che le classi dirigenti italiane hanno steso un manto nero su tutta la faccenda, occultando la verit? del fenomeno. Non ? possibile accettare che i settori non esposti alla concorrenza collezionino eccezionali guadagni, pi? 60 per cento gli utili delle banche nel 2005, pi? 30 per cento i profitti delle societ? distributrici dell’energia, tanto per fissare qualche ordine di grandezza; e stiamo parlando non di settori ininfluenti, ma di uno dei tre pilastri su cui poggia la politica dei redditi?.
                                                  Lei esordir? ufficialmente come segretario nazionale della Cisl il prossimo 1? maggio, tenendo un comizio a Locri. Cosa pensa di dire?
                                                    ?Locri ? una realt? martoriata dalla mafia e io, che ho vissuto per tanti anni in Sicilia, ho imparato che la prima e pi? efficace forma di repressione ? garantita dall’avere un lavoro onesto e dal fatto che i pubblici poteri diano in prima persona un buon esempio. La criminalit? organizzata sfrutta il bisogno della gente e la non credibilit? delle istituzioni. Chi non ha nulla ed ? pressato dai bisogni, non avverte il confine tra bene e male. ? cos?: che questo piaccia o no. Il Meridione del nostro Paese deve diventare un sano e frenetico cantiere, perch? l’Italia ha bisogno del Sud, come un motore di tutti i suoi cilindri perfettamente funzionanti?.

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