"Intervista" R.Ruozi: «L'Italia perde turisti»
 Domenica 12 Ottobre 2003
Turismo |
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«L'Italia perde turisti»
 Industria delle vacanze - Il presidente del Touring club Ruozi rilancia l'allarme competitività - L'Uic: a luglio ancora in calo le entrate valutarie (-5,4%)
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MILANO - «Non c'è dubbio, l'Italia ha oggi un indiscusso problema di competitività, in generale, e per quanto riguarda il turismo in particolare; la Francia e la Spagna ad esempio, nostri diretti competitor, possono vantare performance migliori insieme ormai ad altri Paesi del Mediterraneo e dell'area centroamericana che hanno attuato una oculata politica per lo sviluppo del turismo. Insomma, occorre un cambio di rotta al più presto». Per Roberto Ruozi, presidente del Touring club italiano, la più antica istituzione turistica nazionale, occorre sciogliere rapidamente i nodi che stanno frenando l'industria turistica; il 2003 si annuncia come il secondo anno di bilanci negativi dopo il 2002. Presidente, cosa fa perdere terreno al sistema turistico italiano? Una miscela esplosiva fatta di prezzi alti e di qualità dell'offerta, ossia dei servizi, non adeguata. I turisti oggi sono molto attenti, ci sono molteplici alternative. Però, abbiamo anche subito le emergenze internazionali. Certo, di recente sulla dinamica del settore turistico hanno avuto un impatto molto forte eventi di carattere straordinario. Dall'emergenza terrorismo ai vari eventi bellici cui si è aggiunto l'allarme sanitario per la Sars che ha sconvolto i flussi con l'Asia. Comunque al di là dei fattori estemporanei la perdita di competitività dell'Italia turistica è evidente e probabilmente gli stessi dati valutari non danno le dimensioni precise della situazione. Sono sinceramente preoccupato per la perdita di capacità attrattiva del Paese. Si investe in maniera adeguata per la promozione? Direi proprio di no. Intanto l'Enit non ha risorse, e poi non c'è un vero coordinamento con le Regioni, le quali, a loro volta, scontano divari nella dotazione di risorse, e non sempre ci sono più fondi dove è maggiore il potenziale turistico ossia dove servirebbero. Il Sud in questo caso appare ancora una volta svantaggiato. Cosa caratterizza l'Italia? In altri Paesi la promozione locale è sinergica con quella nazionale. L'Enit stesso andrebbe rafforzato e utilizzato meglio, gli uffici stessi non sfruttano il potenziale. Che ruolo può giocare il Touring club? Sicuramente c'è spazio per una maggiore collaborazione con l'Enit anche perché il Touring club, nato circa 110 anni fa per far conoscere in maniera approfondita l'Italia agli italiani, vuole accelerare sul fronte dell'attività di tour operator puntando proprio sui visitatori in arrivo in Italia. E ci sono ampie possibilità di sviluppo, ad esempio, sul fronte dell'Italia meno conosciuta. Insomma, dopo aver fatto viaggiare gli italiani in patria e anche all'estero vogliamo allargare l'offerta incoming, ossia attrarre nuovi turisti d'oltrefrontiera. Quali sono i vostri progetti? Intanto, il Touring club è oggi in piena trasformazione per rilanciare le attività. Dopo qualche anno di difficoltà, contraddistinto da bilanci in rosso, quest'anno siamo vicini al pareggio e torneremo in utile dal 2004. Il nostro giro d'affari si attesta sugli 80 milioni di euro. Per crescere stiamo siglando delle alleanze; l'ultima, ad esempio, riguarda il tour operator Kel12 per sviluppare una offerta diversificata di viaggi, anche verso destinazioni poco battute, gestita appunta dalla Kel Touring. Sul fronte estero stiamo poi sviluppando partnership con gli Automobile club di Germania e Gran Bretagna. Al tempo stesso l'attività editoriale è in pieno sviluppo. Quindi la vostra presenza sul mercato cresce. Sì, e su vari fronti. Il network di negozi del Touring club è in fase espansiva: oggi ne abbiamo una trentina e, anche grazie al franchising, vogliamo arrivare presto a una cinquantina, in modo da coprire tutte le principali piazze. Cosa realizzate a livello ricettivo? Stiamo ampliando la rete delle nostre strutture turistiche con il nuovo villaggio di Favignana, che abbiamo preso in gestione e che va ad aggiungersi a quelli già attivi in tre località di richiamo: le isole Tremiti in Adriatico, la Maddalena in Sardegna e Marina di Camerota (Salerno). La nostra offerta si avvicina oggi a un migliaio di posti letto con un tasso di occupazione intorno al 90 per cento.
VINCENZO CHIERCHIA
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