10/12/2003 ore: 11:38

"Intervista" Sacconi: «L’unico vincolo è stabilizzare la spesa»

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10 Dicembre 2003

intervista
Roberto Ippolito

IL SOTTOSEGRETARIO AL LAVORO: RICERCHIAMO IL MASSIMO CONSENSO
«L’unico vincolo è stabilizzare la spesa»
Sacconi: se l’obiettivo è condiviso la riforma può cambiare

    ROMA
    INCONTRO di rito o di sostanza? «Il rito ha un significato politico, la sostanza la misureremo a posteriori» risponde il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Maurizio Sacconi in vista del faccia a faccia di oggi sulla riforma delle pensioni tra il governo e i segretari di Cgil, Cisl e Uil.
    Onorevole Sacconi, con quale animo il governo va all’appuntamento?
    «Il governo Berlusconi ha un atteggiamento di rispetto per chi ha manifestato sabato scorso contro la riforma, al di là del numero dei partecipanti contestato. C’è la volontà di verificare l’esistenza dello spazio per una nuova fase di dialogo sociale sulla previdenza. Se la nuova fase si aprisse, coinvolgerebbe ovviamente tutte le sigle dei lavoratori e datori di lavoro».
    Il governo ha realmente voglia di dialogare?
    «E’ naturale che qualunque governo (e quello in carica non di meno degli altri) è interessato al massimo consenso delle forze sociali. Tanto più per provvedimenti delicati che toccano l’efficienza della previdenza».
    Ma i sindacati lamentano il varo della riforma senza essere stati ascoltati.
    «Non è accaduto questo. Gli incontri con i sindacati sono stati numerosi. Ma è emerso il dissenso fondamentale sull’esigenza o meno di una riforma e sul verificarsi o meno dell’impennata della spesa pensionistica tra il 2008 e il 2035 comunemente chiamata gobba. Riconoscere l’esigenza della riforma a causa della gobba è il presupposto del dialogo».
    Cosa replica alla Cgil, alla Cisl e alla Uil che dicono di attendere da giugno la risposta alle loro richieste?
    «Il governo è andato oltre la prima proposta, in discussione a giugno, contenuta nel disegno di legge delega sulla riforma. Con un emendamento alla delega ha ritenuto importante preoccuparsi ora della stabilizzazione della spesa previdenziale al già alto livello attuale (pari al 14% in rapporto al prodotto interno lordo). Comprendere e condividere la necessità di stabilizzare la spesa è la questione centrale».
    E’ possibile ripartire da zero, rivedendo la riforma presentata in parlamento?
    «E’ possibile pensare a una soluzione equipollente a quella proposta dal governo in parlamento per mantenere stabile la spesa previdenziale. Il governo è disponibile a verificare altri modi per raggiungere gli stessi risultati. Questo è addirittura codificato nell’emendamento: per un anno e mezzo le parti possono concordare interventi equipollenti cambiando le norme».
    A chi la prima mossa?
    «Il problema non è la prima mossa. Ma capire se ci muoviamo da presupposti e obiettivi condivisi. Non è difficile trovare intese, condividendo i presupposti e gli obiettivi (sostenuti fra l’altro dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea, dal Fondo monetario e dalla Banca mondiale)».
    Maroni vuole dai sindacati una proposta alternativa?
    «Il ministro vuole verificare se altri hanno idee migliori per arrivare allo stesso risultato. Fermo restando l’obiettivo dichiarato di approvazione entro gennaio».
    Cosa si aspetta dai sindacati?
    «Mi auguro prevalga nei sindacati la vocazione riformista rispetto al semplice rifiuto della riforma».
    Non sarebbe giusto rivedere l’intero stato sociale?
    «Il governo ha sollevato per primo l’esigenza di riconsiderare lo stato sociale e quindi la protezione del cittadino dalla culla alla tomba. Ha presentato proposte per il sostegno alla natalità, gli asili nido, i servizi ai disoccupati, la formazione continua, il reddito di ultima istanza, gli ammortizzatori sociali, il raddoppio temporale dell’indennità di disoccupazione. E sta individuando misure per gli anziani non autosufficienti».
    La riforma degli ammortizzati sociali non è giudicata insufficiente?
    «No. Viene lamentata la mancata approvazione della legge. Il governo è determinato a varare la riforma concordata con la Cisl, la Uil e i datori di lavoro nonostante gli emendamenti ostruzionistici dell’opposizione tutta orientata sulle posizioni della Cgil».
    Come è possibile che gli emendamenti siano ostruzionistici?
    «Mille emendamenti sono ostruzionismo. Ostruzionismo anche dichiarato perché la riforma contiene le norme sull’articolo 18 nelle piccole imprese per i licenziamenti senza giusta causa concordate con il patto per l’Italia».
    Dopo la manifestazione di sabato, un punto di contatto fra governo e sindacati è individuabile?
    «Mi auguro di sì, se non entrano in gioco quei pregiudizi che fanno a dire a qualcuno che con questo governo non si possono raggiungere accordi».
    Vede davvero i pregiudizi?
    «Leggo e ascolto le dichiarazioni esplicite di esponenti della Cgil».
    I sindacati non sono sempre rimasti uniti sulla previdenza?
    «Per ora l’unità si è vista solo sul no».

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