28/3/2002 ore: 10:48

"Intervista" Tito Boeri: la flessibilità dà i suoi frutti

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(Del 28/3/2002 Sezione: Economia Pag. 5)
Tito Boeri: la flessibilità dà i suoi frutti

PROFESSOR Boeri, in Italia l´occupazione è cresciuta perfino mentre l´economia rallentava. Come spiega questo apparente paradosso lei, che è uno dei più attenti studiosi del mercato del lavoro? «Continua un fenomeno molto positivo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni - risponde Tito Boeri, docente di economia del lavoro alla Bocconi e direttore della Fondazione Rodolfo De Benedetti - e che il lieve rallentamento dell´economia nel 2001 non è bastato a fermare. Abbiamo assistito a un cambiamento strutturale, innescato dalle misure di flessibilità prese negli anni scorsi».


Non sono più i contratti a termine a trainare, aumentano invece gli impieghi fissi.

«Buon segno. La fase di espansione dei contratti a termine ha aperto la via ad un aggiustamento strutturale della quantità di occupati. Una delle ragioni è che nel Nord la disoccupazione è pressoché scomparsa, con tassi sotto al 4%, addirittura al 3% in alcune province: per le imprese è difficile trovare qualcuno da assumere, cosicché il lavoratore ha più forza contrattuale e subito ottiene un posto fisso».


Allora c´è anche spazio per più immigrati.

«Senz´altro. Ma occorre anche rendere occupabili persone che oggi un lavoro non lo cercano, donne che non sanno dove mettere i figli piccoli, o anziani».

Dunque aumentare la flessibilità nel mercato del lavoro serve. La ricetta funziona.

«Sì, serve molto. E´ stato utile anche il credito di imposta per i nuovi assunti, adottato con la legge finanziaria 2000 e poi rinnovato».


E il tanto controverso articolo 18 sui licenziamenti? Sarebbe utile modificarlo?

«Questi dati secondo me dimostrano che ha una importanza marginale. Se per le imprese l´articolo 18 fosse un disincentivo forte non avremmo avuto un simile aumento dei contratti a tempo indeterminato. Mentre la forte ostilità dei lavoratori a una sua modifica era prevedibile. I dati di una ricerca dell´Unione europea dimostrano che in Italia la gente ha più paura di perdere il posto di lavoro che in altri Paesi».


Come mai, se le tutele contro i licenziamenti sono tra le più ampie?

«E´ un fenomeno comune a tutta l´Europa meridionale: perché i cosiddetti ammortizzatori sociali non ci sono o non funzionano bene».


Per questo forse la protesta della Cgil ha avuto tanto seguito. Lei dice che per superare il contrasto occorrerebbe una vera indennità di disoccupazione. Ma costerebbe moltissimo, anche perché rischieremmo di darla a gente che figura disoccupata mentre in realtà fa lavoro nero...

«Non è difficile fare controlli. Sarebbe anzi l´occasione buona per far funzionare meglio i servizi dell´impiego. Per esempio, si potrebbe far decadere il diritto all´indennità di disoccupazione dopo un certo numero di offerte respinte».

s. l.

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