18/5/2004 ore: 11:36
"Intervista" V.Cremonini: Cedola ricca
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Cedola ricca per Cremonini |
L’espulsione degli operatori tradizionali continuerà ad avvantaggiarvi nel core business, la produzione di carne bovina? Molto: il mercato vale 3,4 miliardi (sell in) con circa 2mila operatori, gran parte dei quali segue una parte specifica della filiera della carne mentre oggi gli acquirenti si rivolgono soprattutto a coloro che presidiano l’intera catena, dalla macellazione al porzionamento. Inoltre sfruttando appena il 75% della capacità produttiva abbiamo spazi di crescita che avranno effetti diluitivi sui costi fissi e positivi sui margini. Effettuerete acquisizioni nella produzione? Preferiamo di no: nella produzione la nostra strategia è di consolidare il nostro business. E nella distribuzione? Qui dobbiamo metabolizzare la neo acquisita Sogema. Inoltre stiamo per aprire una filiale in Calabria: non ci sono acquisizioni da fare in questa regione. Ma voglio sottolineare le grandi potenzialità di crescita nella distribuzione attraverso la controllata Marr: i clienti chiedono affidabilità e servizio, prodotti standard ma anche locali che serviamo attraverso le nostre venti piattaforme regionali. L’anno scorso a fronte di un balzo del 12% dei ricavi l'incidenza dell’Ebitda sui ricavi è rimasta ferma: cos'è successo? Il settore alimentare opera con questo tipo di margini, ma occorre considerare la crescita in valori assoluti. Mi sembrano significativi i dati di lungo periodo: dal 1998 la crescita media annua dei ricavi è stata dell’11,4% mentre Ebitda ed Ebita sono cresciuti, dal 2000, mediamente del 21 e del 44 per cento. Nello stesso periodo, nonostante il boom del business, il debito netto è sceso, tra cash flow e operazioni straordinarie, da 500 a 451 milioni pur avendo effettuato, solo lo scorso anno, investimenti per circa 6• milioni. Il rapporto debito/equity rimane a 1,8: scenderà a un più fisiologico 1? Sì: basteranno due o tre anni. Attenzione però: nell’alimentare sono tutti sopra quota 1 a causa della peculiarità del business. C’è un problema di circolante (218 milioni nel 2003 ndr): Cremonini paga in anticipo i bovini che macella, attende i tempi della distribuzione e la Marr, che è il più grande acquirente italiano di pesce, acquista prodotti ittici in tutto il mondo e questi aumentano il circolante. Avete ceduto il 33% di Marr a investitori finanziari con la prospettiva della quotazione, ma se non si realizzasse? La quotazione si realizzerà perché è obiettivo comune a tutti i soci. Nel caso non avvenisse sono previste clausole di put e call reciproche tra Cremonini e gli investitori a un prezzo determinato da advisors indipendenti e a valori correnti di mercato. Il gruppo Cremonini oggi stacca un generoso maxi dividendo di 0,137 euro: non sarebbe stato meglio rafforzare il patrimonio? Il dividendo che distribuiamo è di 17,5 milioni, che corrisponde al 59% dell’utile netto consolidato e il patrimonio netto nel 2003 è cresciuto di 73 milioni. Il tema non è il maxi dividendo o la scarsa patrimonializzazione ma la bassa valutazione del titolo in rapporto alla capacità del gruppo di produrre reddito. Infatti oggi Cremonini capitalizza meno del patrimonio netto (248,7 milioni ndr): soffriamo uno sconto holding ingiustificato per le nostre potenzialità. Entro il 2005 saranno assegnate 270 concessioni autostradali che avrebbero un valore di 400 milioni: qual è la porzione di torta che vi aspettate? Dal 10 al 15 per cento. Attenzione, però, al "peso" dei punti di ristoro autostradali: uno ad alto traffico può valere fino a 8 volte uno a scarso traffico. In generale però Moto, la joint venture Cremonini-Compass, può arrivare a ritagliarsi oltre 150 milioni in un mercato stimato in un miliardo di euro. Qual è l’obiettivo di Cremonini per il 2004? Alla luce dei buoni risultati del primo trimestre, prevediamo un incremento dei ricavi dell’8/9% ma anche un miglioramento della redditività e il rafforzamento della struttura patrimoniale. |