27/3/2007 ore: 12:18

"Lavoro" Call center, Damiano detta i tempi

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    martedì 27 marzo 2007

    Pagina 35 - Economia


      L´INTERVISTA


      Dopo l´allarme della Cgil interviene il ministro: attendiamo la chiusura degli accordi, poi ripartiranno le ispezioni

      Call center, Damiano detta i tempi
      "In un mese 20mila precari in regola"

      Tutto ciò che facciamo in questo settore è a favore dei giovani e per la crescita delle aziende di qualità Evitare che le imprese virtuose si trovino poi ad essere svantaggiate nei confronti di quelle "irregolari"


      BARBARA ARDÙ

      ROMA - La partita sui precari dei call center è ancora aperta. Si chiuderà a fine aprile, data ultima per usufruire delle facilitazioni offerte dal governo. La Cgil, con Alessandro Genovesi, segretario generale del comparto, ha però lanciato l´allarme. Alcune imprese starebbero mettendo in atto scorrettezze per evitare di assumere a tempo indeterminato migliaia di lavoratori. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano, che a giugno mise a punto la circolare per regolarizzare i precari della cornetta, è invece più ottimista.

      Ministro, lei dice che verranno regolarizzati circa 20mila lavoratori, che verranno tutti assunti con contratto a tempo indeterminato, per lo più a part-time. La Cgil lancia invece l´allarme. Come stanno realmente le cose?
        «Io credo che dovremo farcela. La normativa introdotta dal governo per facilitare le assunzioni con contratti a tempo indeterminato per chi ne ha diritto, consente di poter giungere a quella cifra. Dal primo gennaio sono già stati siglati 12 accordi e novemila assunzioni sono già state fatte. Ora sono in corso le trattative con altre aziende e credo che arriveremo a 10mila stabilizzazioni. Certo i tavoli sono ancora aperti, ma entro il mese di aprile dovranno chiudersi».

        Perché allora la Cgil lancia l´allarme sostenendo che molti imprenditori del settore tentano di svicolare e "truccano" le carte"?
          «Perché sicuramente non tutte le aziende stanno tenendo lo stesso atteggiamento. Parte del sistema preferisce rimanere alle vecchie regole. E il discorso è valido in assoluto, non solo per i call center. Le incentivazioni proposte dal governo per stabilizzare i precari valgono infatti per tutto il sistema delle imprese. Noi abbiamo voluto partire dai call center perché hanno un valore simbolico. È un settore cresciuto in fretta e dove lavorano soprattutto donne e giovani ad alta scolarizzazione. Ma c´è anche un altro obiettivo, le regole devono essere uguali per tutte le imprese, al contrario alcune si troverebbero in vantaggio».

          Lei dice che la data limite è il 30 aprile. E dopo?
            «Chi si ostinerà a non stabilizzare il lavoro commetterà un errore. Terminato aprile riprenderà infatti l´azione ispettiva che ora è ferma, proprio in vista della chiusura degli accordi. In secondo luogo noi continueremo ad avere contatti con le aziende committenti, che sono poi quelle che forniscono il lavoro ai call center. L´obiettivo è evitare che le imprese virtuose, che mettono in regola i lavoratori, si trovino poi svantaggiate nella concorrenza con le imprese "irregolari". I committenti sono stati già convocati a suo tempo e continueremo ad avere incontri periodici con loro».

            E per la parte pubblica?
              «È stato sottoscritto un protocollo Stato-Regioni. Nel mio piccolo io ho fatto mettere in regola i lavoratori del call center cui si appoggia il mio ministero».

              Assocontact, l´associazione che raggruppa i più importanti imprenditori del settore, sostiene che le imprese sono pronte a mettersi in regola, ad attenersi alle regole dettate dalla sua circolare. Anzi rivendica che sono state proprio le grandi aziende a chiedere regole certe per tutti. Accusano quindi la Cgil di alzare un polverone inesistente. Lei cosa risponde?
                «Io chiedo un´azione di coerenza a tutti, alle imprese, al governo e ai sindacati. Ma, ripeto, sbaglierebbero quelle aziende che ritenessero di non adeguarsi».

                Avete i mezzi per le ispezioni?
                  «Certo, le ispezioni sono una normale attività amministrativa e oggi abbiamo più ispettori di prima grazie alle ultime assunzioni previste dalla Finanziaria. Tutto ciò che facciamo è a favore dei giovani e per la crescita delle imprese di qualità. È questo che tutti dovrebbero comprendere».

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