20/11/2003 ore: 11:05
"Libero" diffamò la Cgil: condanna a 65 mila euro
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IL CASO Dopo Biagi il giornale scrisse: ecco chi "indica gli obiettivi" "Libero" diffamò la Cgil condanna a 65 mila euro
PAOLA COPPOLA
Nel primo, «Traditore: il girotondo degli ipocriti», Cofferati viene collocato in quel consesso perché, scrive Libero, «commemora quello che aveva definito il "traditore"». Quel titolo, secondo il giudice Federico Rolfi, fa «apparire Cofferati e Cgil come autori di un´aggressione verbale» nei confronti dell´ex consulente del ministero Lavoro ucciso delle Br, e attribuisce all´ex segretario una condotta "doppia". Spettava a Libero dimostrare che Cofferati aveva pronunciato quella parola e non lo ha fatto, quindi, suppone il giudice, il giornalista ha ritenuto di poterla ricavare da un´altra affermazione attribuita a Cofferati: quella sul «collateralismo» del governo (e di Biagi) a Confindustria, per la convergenza dei contenuti del "Libro Bianco" con le tesi degli industriali. Ma se il collateralismo rientra nel «legittimo dibattito», afferma la sentenza, l´espressione «traditore» no. E fa venire meno il diritto di critica perché l´articolo «si fonda su un episodio che non corrisponde al vero». «La Cgil indica i bersagli da colpire» è il titolo dell´altro articolo, definito «un evidente travisamento dei fatti». Secondo il giudice, quel titolo «crea l´impressione di un disegno del sindacato di additare all´iniziativa terroristica più persone, inserendosi nella strategia del terrore». L´obiettivo è suggerire «un collegamento tra sindacato e terroristi», un effetto «amplificato» dal fatto che l´articolo risale alle settimane successive al delitto Biagi, quando «lo sgomento dei cittadini era ai massimi livelli». |