"Lsu 1" A 17mila Lsu il posto non interessa
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 mercoledì 19 gennaio 2005
sezione: ITALIA LAVORO - pagina 25
OCCUPAZIONE - Dei 150mila precari del '99 ne restano 24mila da ricollocare ma tanti respingono l'offerta d'impiego
A 17mila Lsu il posto non interessa |
Denuncia Forlani (Italia Lavoro): abbiamo ricevuto anche minacce per non comunicare i nomi di chi rifiuta l'assunzione |
MILANO • «Ma quandu fannu u concorsu per diventare Lsu?». A chi si occupa di sindacato in Sicilia capita anche di sentire domande come queste. Da parte di chi ex precario, ha trovato un lavoro, ma vuole tornare "lavoratore socialmente utile". O da parte di chi addirittura punta a diventare stabilmente Lsu. Casi non affatto isolati. Negli ultimi due anni sono stati 17mila i lavoratori socialmente utili che hanno rifiutato l'offerta di un posto fisso preferendo il sussidio pubblico di 481 euro a un lavoro sicuro. Numeri rilevanti se si considera che dei circa 110mila Lsu iniziali (il picco nel 1999 quando arrivarono a 150mila) ne rimangono da collocare 24mila circa, a quasi undici anni dalla nascita, a otto anni dall'avvio dei progetti di stabilizzazione e dopo tre miliardi e mezzo di euro spesi tra il 1998 e il 2003. Sono gli irriducibili dell'assistenzialismo, zoccolo duro, concentrato soprattutto in Campania, Sicilia e Puglia. Un esercito che, galleggiando tra assegno pubblico e secondo lavoro spesso in nero, ha trasformato una misura "momentanea" in una condizione permanente. «Un anno fa due ex Lsu — racconta Dario Matranga, sindacalista del CobasCodir Sicilia — che avevano avuto un lavoro in un'azienda per la metanizzazioni di Palermo, si sono presentati al sindacato per chiedere di aprire una vertenza e tornare lavoratori socialmente utili».
Emblematica l'esperienza della romana Ales. La società, partecipata da Italia Lavoro, di recente ha avviato la selezione per quattro addetti alle pulizie da impiegare nel sito archeologico di Ostia Antica. «Abbiamo contattato 20 Lsu — spiega Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro — undici non si sono presentati, di questi nove hanno presentato il certificato medico e due si sono resi irreperibili.
Dei restanti nove, otto hanno proprio rifiutato il colloquio, solo uno si è presentato finendo anche lui alla fine per rifiutare la nostra proposta: un'assunzione a tempo indeterminato per uno stipendio tra i 1.000 e 1.100 euro al mese». Regione dopo regione, la casistica si allunga. A Palermo il Comune ha mandato una lettera a 5mila Lsu per selezionare 40 dipendenti da inserire in una società che si è aggiudicata l'appalto per le pulizia del Tribunale: hanno risposto in 500.
«Accade sempre a Palermo la storia di Michele T., un macchinista di 50 anni», raccontano da Italia lavoro. Quando la sua azienda è fallita, Michele T. è entrato nella schiera di Lsu. Lo scorso luglio il Comune gli ha però offerto un'assunzione come "operatore ecologico". Michele in un primo momento ha accettato, salvo poi decidere di tornare indietro. Oggi è di nuovo Lsu, ha trovato un secondo lavoro come camionista e con i suoi 1.000-1.200 euro al mese guadagna più di quello che prendeva con il posto fisso.
In teoria, stando a una legge del 2000, chi rifiuta l'assunzione, dovrebbe essere cancellato dall'elenco dei lavoratori socialmente utili e perdere così tutti i benefici. Di fatto però questo, finora, non è mai accaduto. Per un atteggiamento di generale tolleranza, ma non solo. «Abbiamo avuto pressioni di ogni tipo — dice Forlani —. Nelle sedi regionali i nostri responsabili hanno più volte ricevuto minacce perché non comunicassero ai centri per l'impiego il nome di chi ha rifiutato un posto». Luciana Tondo, oggi guida Italia Lavoro a Lecce: «Da quando abbiamo cominciato — dice — con le stabilizzazioni i problemi non sono mancati». Tondo non vuole usare la parola «minacce», ma ammette le «difficoltà» e la situazione di pressione.
Lavora sotto assedio la sede di Napoli: «Il confronto con gli Lsu — dice Michele Raccuglia, responsabile di Italia Lavoro Campania — soprattutto all'inizio è stato molto complicato, erano tutti ex cassintegrati quindi profondamente sindacalizzati. Oggi la tensione con loro si sta allentando, mentre parallelamente cresce quella con in disoccupati che in questi anni — aggiunge — sono stati in qualche modo trascurati proprio per favorire il recupero degli Lsu».
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