2/5/2007 ore: 10:42
"PDCI" Prove di partito unico in Parlamento
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Pagina 10 - Politica CONCLUSO IL CONGRESSO PDCI A RIMINI, VERTICE SULLE ALLEANZE FUTURE Ma Mussi lo incalza: no agli estremismi Il primo passo sarà il coordinamento dei gruppi parlamentari, ma la nuova «Cosa di sinistra» è piena di nodi da sciogliere. Uno di questi, ad esempio, lo ha individuato ieri come un rischio Fabio Mussi all’assemblea di «Uniti a sinistra» organizzata da Pietro Folena. «Nessun radicalismo e nessuna primazia, altrimenti non si va da nessuna parte». A tranquillizzare il ministro dell’Università è stato Giovanni Russo Spena. «Noi di Rifondazione non siamo così stupidi da voler fagocitare gli altri: uccideremmo il bambino nella culla. Anzi, questo pezzo di Quercia che si è staccato, ha il pallino in mano». E anche dal punto di vista numerico, confida Russo Spena, «le nostre rilevazioni danno Mussi in crescita: è arrivato al 3,5%. E sono solo all’inizio. Ora hanno bisogno di strutturarsi e noi saremo generosi». Già, la Sinistra democratica di Mussi adesso deve far vedere che è una realtà organizzata. Ma ci vogliono sedi, sezioni, finanziamenti, per cui chiedono a Fassino di dare loro quello che spetta. Cesare Salvi e Marco Fumagalli sono stati incaricati di trattare con il coordinatore della segretaria diesse Migliavacca e il tesoriere Sposetti. Trattativa durissima. Al primo incontro sono stati respinti con perdite. «Almeno dove abbiamo vinto i congressi - afferma Luciano Pettinari - ci devono dare le sedi. Nelle altre, per il momento, dobbiamo convivere. Poi ci troveremo i nostri locali, autotassandoci. I finanziamenti? Intanto con la costituzione dei gruppi sia alla Camera che al Senato, una bella fetta del finanziamento pubblico ce la portiamo via. Il resto fa parte della trattativa, ma sappiamo che ci faranno pagare il danno politico che arrechiamo». Per la Sinistra democratica, che si riunisce il 5 maggio al Palazzo dei congressi all’Eur, il punto è diventare un magnete anti-Partito democratico. Facendo politica, sgombrando il campo, come ha puntualizzato Mussi, dal «luogo comune delle due sinistre, quella radicale e quella moderata». L’obiettivo è lavorare invece a una «sinistra plurale ma di governo», che eviti sbandamenti al centro del governo. «Mi ha colpito la sincerità di Marini al congresso della Margherita, concetti poi ripresi da Rutelli. Non sospetto che ora si voglia fare un ribaltone, ma il mondo non si esaurisce in questa legislatura e per la prossima Marini dice che ci saranno le mani libere». Lo stesso timore ce l’ha Folena («il Pd può avviare una fase di tentazioni neocentriste: lo si è visto dall’accoglienza riservata dal congresso Ds a Berlusconi») che per primo si è staccato dalla Quercia parlando di sinistra senza aggettivi. E’ lo stesso concetto che al congresso di Rimini ha lanciato Oliviero Diliberto: una sinistra senza aggettivi nella quale però ognuno porta la sua identità. Non sarà per niente facile armonizzare la galassia di tutto ciò che sta fuori dal Pd. Allo Sdi di Boselli di stare con i comunisti non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio guarda scettico quello che sta accadendo, mentre il suo sottosegretario Paolo Cento è già nella partito della sinistra unita. Bisognerà poi vedere dal punto di vista delle proposte cosa verrà fuori dal coordinamento parlamentare. Mussi avverte che non ha intenzione di seguire una politica radicale. Diliberto (rieletto segretario del Pdci alla conclusione del congresso) ha invitato la base del partito ad avere «coraggio e molta determinazione». «Quello che stiamo provando a fare è navigare in mare aperto. Un mare pieno di insidie e privo di un approdo sicuro, ma è un mare ambiziosissimo e per la prima volta avvertiamo la presenza della riva». Ma a questa riva Diliberto ci vuole arrivare da comunista, tenendosi stretto «oggi, domani, dopodomani e per sempre la falce e il martello». E se qualcuno avesse qualche dubbio ha aggiunto che «il capitalismo non è in grado di affrontare nessuno dei grandi problemi»: «Noi vogliamo il superamento del capitalismo, altrimenti non si è comunisti, si è un’altra cosa». Perfino Armando Cossutta, ieri alla riunione di Folena, ha detto che ormai bisogna chiamarsi soltanto «socialisti». |