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mercoled? 25 ottobre 20o6
Pagina 4 - Primo Piano
La RIVOLUZIONE dei fondi pensione
Teresa Pittelli
ROMA Pochi mesi e si parte: dal 1? gennaio 2007 circa 12 milioni di lavoratori dipendenti saranno chiamati a decidere cosa fare del proprio trattamento di fine rapporto, l'accantonamento annuale che il lavoratore si ritrovava a fine carriera sotto forma di liquidazione. E che ora, invece, potr? utilizzare per far decollare la seconda gamba previdenziale, cio? quella parte di pensione complementare che dovrebbe rimpinguare i magri assegni pensionistici che si prospettano per i giovani. Ma quali sono in concreto i passi che il lavoratore deve fare per non mancare l'obiettivo? Innanzitutto occhio alla tempistica. Le regole sul conferimento del Tfr, stabilite nella riforma pensionistica Maroni e ora anticipate dalla Finanziaria di un anno, scattano per tutti dal 1? gennaio 2007, e ci saranno sei mesi di tempo, da gennaio a giugno, per scegliere la destinazione del proprio Tfr. Qui, per?, le possibilit? si diversificano, perch? ciascuno ha davanti almeno tre opzioni: aderire a un fondo pensione chiuso o aperto, a seconda che sia frutto di un accordo tra l'azienda e il sindacato, o che sia invece promosso da banche e altri soggetti finanziari; crearsi un piano pensionistico individuale (un ?Pip?, nel gergo dei gestori dei fondi), promosso di solito dalle assicurazioni; lasciare il Tfr in azienda.
Una volta presa la decisione, il lavoratore dovr? comunicarla entro giugno 2007 all'azienda, compilando un documento che, probabilmente a partire da gennaio, i datori di lavoro invieranno insieme alla busta paga. Se non si esprime alcuna scelta entro i sei mesi (? il meccanismo del cosiddetto silenzio-assenso), il Tfr sar? trasferito a un fondo negoziale, da cui si potr? uscire dopo tre anni di permanenza). In caso l'azienda abbia aderito a pi? fondi, sar? conferito in quello individuato d'accordo con i sindacati, o (in mancanza di accordo) nel fondo in cui sia presente con il maggior numero di lavoratori. Se manca del tutto un fondo negoziale, il Tfr andr? a una gestione residuale dell'Inps.
Una volta iscritto al fondo, tanto il lavoratore dipendente, quanto quello autonomo che si iscrive ai fondi pensione aperti o ai ?Pip? (i piani individuali previdenziali), potr? versare di tasca sua un contributo massimo di 5.164 euro all'anno, completamente esente da prelievo fiscale, e dunque molto conveniente. Per i fondi chiusi, c’? anche il contributo del datore di lavoro. La pensione integrativa si potr? ricevere al momento in cui scatteranno i requisiti di pensionamento ordinari. L’assegno verr? tassato con un’aliquota dell’11% (che forse verr? ridotta). Quanto versare? Dipende dalla propria capacit? di risparmio, da quanto manca alla pensione, e dal futuro andamento dei mercati.
Dipendenti statali Esclusi dalla riforma Scelta limitata pochi prodotti
I circa tre milioni di dipendenti pubblici sono fuori dalla previdenza complementare prevista dalla riforma, perch? attualmente godono di un accantonamento solo virtuale delle liquidazioni. In altre parole, il datore di lavoro pubblico non mette materialmente da parte le risorse. In mancanza di una nuova norma di legge, che in qualche modo estenda anche a loro i benefici previsti per il comparto privato, e quindi l'utilizzo delle loro liquidazioni per far decollare la previdenza complementare, gli impiegati pubblici hanno al momento soltanto due alternative. Primo, ?accontentarsi? di aderire, senza trasferimento del trattamento di fine rapporto, a uno dei pochi fondi complementari di tipo negoziale previsti per il pubblico impiego, come ad esempio il fondo Espero istituito per dipendenti del comparto scuola. Oppure iscriversi a un fondo aperto o a un piano di previdenza individuale cos? come fanno i lavoratori autonomi, e come potranno fare anche i lavoratori privati una volta che saranno firmati i relativi accordi aziendali tra datore di lavoro e sindacati, o individuali tra lavoratore e azienda.
Dipendenti privati Senza l’intesa sindacati-azienda si resta vincolati
I lavoratori dipendenti del comparto privato a partire da gennaio riceveranno, insieme alla busta paga, anche una lettera del datore di lavoro che li informer? dell’anticipo di un anno, al 1? gennaio 2007, della riforma pensionistica che prevede il trasferimento del Tfr ai fondi pensione. Si potr? aderire al fondo contrattato tra la propria azienda e il sindacato, o lasciare il Tfr in azienda (si potr? sempre cambiare idea). Esiste una terza possibilit?: l’adesione ai fondi aperti o ai piani pensionistici individuali proposti sul mercato. Attualmente ? la meno percorribile. Fino a che non saranno stipulati gli accordi a livello aziendale, infatti, il lavoratore potr? aderire solo a un fondo negoziale. Per decidere ci saranno sei mesi di tempo. Tipicamente, comunque, un lavoratore dipendente tender? a scegliere l’adesione al fondo negoziale: anche perch? in questo caso la propria posizione pensionistica verr? ?arricchita? oltre che dalla contribuzione e Tfr versato anche da una quota versata direttamente dal datore di lavoro, stabilita caso per caso nei contratti nazionali.
Autonomi Nessun vincolo ma in totale balia del rischio
Per i lavoratori autonomi l'anticipo di riforma del Tfr (che non hanno...) non porta ovviamente nessun cambiamento. Commercianti, artigiani, professionisti e partite Iva, quindi, potranno scegliere nell'ampia gamma di fondi aperti, cio? quelli promossi da banche, societ? di intermediazione immobiliare e societ? di gestione del risparmio, e piani pensionistici individuali (Pip), offerti per la maggior parte dalle compagnie di assicurazione. Il vantaggio, rispetto ai lavoratori dipendenti, ? quello di avere mano libera da subito nella scelta, sul mercato, del fondo o del piano assicurativo che si ritiene pi? adatto alle proprie esigenze finanziarie e alle proprie aspettative pensionistiche (i lavoratori dipendenti, invece, non potranno aderire a questo tipo di fondi prima che siano stipulati accordi aziendali in tal senso, e dovranno comunque rispettare le regole che in quella sede saranno stabilite). Nella scelta del fondo, per?, occorrer? grande oculatezza: se la contribuzione ? definita, infatti, la rendita varia invece in funzione del rischio-mercato, che il lavoratore si accolla al momento della sottoscrizione del fondo. Inoltre, i fondi aperti e i Pip hanno quasi sempre costi di gestione (a carico del risparmiatore) molto pi? alti di quelli chiesti dai fondi chiusi.
Atipici Se non si lavora non si perdono i contributi versati
I lavoratori atipici hanno davanti possibilit? diverse a seconda di quel che stabilisce il loro contratto di lavoro. Se si parla di un lavoratore a termine, quindi assunto dall'azienda, infatti, la maggior parte dei fondi negoziali tende a dare la possibilit? di partecipare al fondo contrattuale, attraverso la devoluzione del suo trattamento di fine rapporto maturando, cos? come avviene per tutti gli altri lavoratori dipendenti. Pi? complessa la situazione dei collaboratori, a progetto o coordinati e continuativi. In mancanza del Tfr, e di una normativa che sani la situazione, questi lavoratori restano esclusi, per ora, dall'accesso alla previdenza complementare con il beneficio del conferimento del Tfr. A loro non resta che aderire a un fondo pensione aperto, o a un piano pensionistico individuale, come se fossero lavoratori autonomi (ai quali peraltro la legge 30/2003 li equipara), e versare al fondo il contributo che ritengono pi? adeguato. Non ? previsto, del resto, un obbligo di versamento annuo ai fini della permanenza nel fondo pensione. Questo vuol dire che in caso di periodi di disoccupazione, il lavoratore precario potr? anche fare a meno di versare i contributi, senza pericolo di perdere tutto.
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