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9 novembre 2006 - ANNO XLIV - N.45
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PREVIDENZA - LA RIFORMA VISTA DA VICINO
TFR: la grande svolta delle liquidazioni
Il conto alla rovescia ? iniziato: entro giugno milioni di lavoratori dovranno decidere cosa fare dei loro soldi. Fondi pensione, azienda o Inps?
di Edmondo Rho
Liquidazioni, si cambia. E stavolta si parte davvero: dal primo gennaio 2007 il Tfr (trattamento di fine rapporto, ovvero la vecchia liquidazione) dei lavoratori dipendenti delle imprese private, viene trasferito nei fondi pensione. Un'operazione gigantesca, che riguarda pi? di 13 milioni di persone, e che avverr? automaticamente: infatti, chi tace acconsente al trasferimento del suo Tfr nel fondo.Il meccanismo, chiamato ?silenzio assenso?, consiste in questo: se il lavoratore non comunica al datore di lavoro una scelta sul destino del suo Tfr, i fondi accantonati vanno automaticamente al fondo pensione di categoria.
Per scegliere si hanno sei mesi di tempo, come gi? previsto dalla precedente normativa varata dal governo Berlusconi. Ora per? i tempi sono accelerati. ?Sono molto soddisfatto, ho voluto anticipare la riforma dei fondi pensione al 2007 e l'obiettivo ? stato raggiunto? dice a Panorama Cesare Damiano, ministro del Lavoro del governo di Romano Prodi. Secondo il calendario varato dalla legge delega di Roberto Maroni, predecessore di Damiano, il Tfr doveva, infatti, essere trasferito nei fondi pensione solo a partire dal 2008. La scelta di stringere i tempi significa che i sei mesi scatteranno a partire dal 1? gennaio 2007: quindi, entro il prossimo 30 giugno i lavoratori dovranno decidere. Se non diranno niente, il loro Tfr futuro andr? nel fondo. Se invece chiederanno di mantenere in azienda la vecchia liquidazione, ci saranno due possibilit?. La prima: le aziende con pi? di 50 dipendenti trasferiranno alla Tesoreria dello Stato su di un conto gestito dall'Inps, ?per finalit? pubbliche?, l'intera quota annua del Tfr non destinato ai fondi. La seconda: le imprese con meno di 50 dipendenti continueranno a operare con il regime precedente, quindi il Tfr ?inoptato? rester? nei bilanci aziendali. Per arrivare a questa riforma, che naturalmente andr? in vigore dopo l'approvazione parlamentare (dovrebbe entrare nella Finanziaria), il governo ha ottenuto l'ok delle principali parti sociali. Soddisfatti sono i segretari della Cgil, Guglielmo Epifani, della Cisl, Raffaele Bonanni, e della Uil, Luigi Angeletti. Meno entusiasta il presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, che ha firmato nonostante le critiche di molti industriali (e il suo vice, Alberto Bombassei, ha definito ?un boccone un po' meno amaro? il trasferimento all'Inps che esclude le imprese sotto i 50 dipendenti). Ma ora, cosa succeder??
Chi vince e chi perde con il trasferimento del Tfr? Per le aziende, rinunciare al Tfr ? un bel problema: sono tanti soldi, il flusso previsto per il solo 2007 ? di 19 miliardi di euro. E le societ? hanno sempre utilizzato al posto del credito bancario questo denaro che hanno in cassa, pur essendo un salario differito dei lavoratori.
Ma se per gli imprenditori ? una mezza sconfitta, nell'intesa sul Tfr ci sono tre vincitori: i leader sindacali delle confederazioni. Dopo aver ottenuto dal governo una Finanziaria ?gradita?, questo accordo sul Tfr rappresenta un secondo punto a loro favore ed ? importante in vista del confronto sulla riforma delle pensioni che inizier? a gennaio. Ricorda Angeletti: ?In futuro, per chi inizia a lavorare ora, le pensioni saranno pari alla met? dell'ultima retribuzione: quest'accordo, che fa decollare la previdenza integrativa, ? necessario, ed ? solo l'anticipazione di quello che avevamo gi? fatto con il governo precedente?.
Insomma, in prospettiva i veri vincitori dovrebbero essere le giovani generazioni? Damiano ne ? convinto: ?I giovani in particolare devono aderire ai fondi per avere una pensione privata da accompagnare a quella pubblica, che rischia di essere insufficiente? spiega il ministro del Lavoro.
La liquidazione accumulata dove andr? finire? Tra il 1? gennaio e il 30 giugno 2007, il lavoratore dovr? scegliere se destinare il suo Tfr futuro a forme di previdenza complementare: attenzione, per?, si tratta solo del flusso che maturer? in futuro, non di quello gi? maturato negli anni precedenti. In sintesi, la vecchia liquidazione, accumulata fino al 31 dicembre 2006, resta comunque in azienda. E sar? rivalutata anche negli anni futuri con lo stesso meccanismo, per legge: il 75 per cento del tasso d'inflazione pi? l'1,5 per cento fisso all'anno.
Se si fanno i conti, si tratta di un meccanismo garantista negli anni di bassa inflazione: se per esempio il carovita ? al 2 per cento, il Tfr rende il 3. Con un'inflazione al 6 per cento, si pareggia (in questo caso, il 75 per cento del carovita ? pari al 4,5 pi? l'1,5 fisso, totale 6). Invece con un'inflazione pi? alta, come fu negli anni 70 e 80, il rendimento del Tfr ? negativo: per esempio, con un'inflazione al 10 per cento la rivalutazione sarebbe del 9 per cento; con un'inflazione del 20 per cento, il Tfr sarebbe rivalutato ?appena? del 16,5 per cento.
Che cosa succeder? nelle piccole aziende? In Italia ci sono circa 4 milioni di aziende con meno di 50 dipendenti, per un totale di oltre 10 milioni di lavoratori. Quanti rinunceranno al meccanismo garantista del Tfr per passare ai fondi pensione, che per loro natura non danno rendimenti certi? ?Una nostra indagine dice che l'82 per cento dei lavoratori vuole lasciare il Tfr in azienda? sostiene Paolo Galassi, presidente della Confapi, l'associazione delle piccole aziende che non ha firmato l'accordo con governo, Confindustria e sindacati confederali. La posizione critica della Confapi convince anche Giuliano Cazzola, presidente del collegio dei sindaci dell'Inps e noto esperto previdenziale: ?Nella piccola impresa il lavoratore, che gi? non si fida troppo dei fondi, sar? invogliato dal datore di lavoro a lasciare i soldi del Tfr in azienda?. Ma di che cifre si tratta? Il centro studi Cerm ha calcolato in 4.700 euro l'ammontare medio (nel 2004) accantonato per il Tfr dalle imprese con meno di 50 addetti.
?La previdenza complementare nelle piccole imprese ? morta? sostiene Cazzola, che definisce l'accordo sul Tfr ?una sorta di articolo 18 applicato alla previdenza: un imprenditore prima di assumere il 51esimo lavoratore ci penser? bene...?. Galassi da parte sua prevede che le imprese con 80 dipendenti vengano divise in due societ? con 40 addetti ciascuna, e cos? via...
E nelle imprese sopra i 50 dipendenti? ?La previdenza integrativa riguarder? solo le 23 mila aziende che, avendo pi? di 50 dipendenti, sono considerate grandi imprese, dove i lavoratori sono sindacalizzati e i fondi pensione erano gi? entrati? prevede Cazzola. Lo spauracchio del trasferimento all'Inps (cio? in pratica allo Stato) del Tfr ?inoptato? dovrebbe convincere molti lavoratori a scegliere il fondo pensione: oggi gli iscritti ai fondi di categoria sono poco pi? di 1 milione e dovrebbero aumentare notevolmente. Ne ? convinto anche il ministro del Lavoro: ?Attualmente ai fondi aderisce meno del 15 per cento dei lavoratori dipendenti. Mi auguro che si arrivi al 40 per cento, anche grazie alla massiccia campagna d'informazione che faremo durante il 2007? anticipa Damiano.
Anche Domenico Proietti, segretario confederale e responsabile previdenza della Uil, dice: ?Confidiamo molto sulla campagna informativa, la previdenza complementare ? indispensabile, in particolare per i giovani?. C'? per? un problema: pi? sar? alta l'adesione ai fondi pensione, meno soldi entreranno nel fondo dell'Inps. La Finanziaria prevede che vi saranno versati 6 miliardi di euro, ma ? tutto da vedere. ?Difficile che solo dalle 23 mila grandi aziende arrivino cos? tanti soldi, il governo dovr? rivedere i conti? stima Cazzola. Damiano ? di parere ben diverso: ?Considerando un 40 per cento di adesioni dei lavoratori ai fondi pensione, su un flusso di 19 miliardi circa 6 andranno al fondo di Tesoreria?. Che per? ? quasi un trucco contabile, aumenta il debito pubblico senza dichiararlo: e, alla fine, lo Stato dovr? restituire i soldi ai lavoratori.
Che cosa cambia per gli anticipi sul Tfr? Le attuali regole saranno mantenute anche per la parte che verr? trasferita all'Inps. In sostanza: si potr? continuare a chiedere, per esempio, l'anticipo del 70 per cento del Tfr maturato dopo otto anni di anzianit? aziendale nel caso di acquisto della prima casa.
Che cosa succede ai pubblici dipendenti e agli autonomi? Per gli oltre 3 milioni di lavoratori della pubblica amministrazione, attualmente, non cambia nulla: non hanno il Tfr e la loro vecchia liquidazione rimane al momento inalterata. Ma Damiano anticipa a Panorama: ?Con il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, stiamo studiando come fare entrare la previdenza complementare tra i pubblici dipendenti. Per adesso, solo 50 mila lavoratori della scuola hanno aderito al fondo Espero?. Anche per quanto riguarda i lavoratori autonomi, al momento, non cambia nulla. E i lavoratori precari? ?? un bel problema? ammette Damiano. ?Gli atipici rischiano di essere esclusi dalla previdenza integrativa?
Sar? possibile scegliere tra i vari tipi di fondi? ?Il lavoratore pu? portare il suo Tfr dove vuole mentre il contributo del datore di lavoro va, di fatto, solo ai fondi chiusi di categoria, che sono favoriti? spiega Cazzola. Gi?: i sindacati spingono sui fondi chiusi, costituiti in base al negoziato tra le parti sociali. Nelle tabelle elaborate dalla societ? di consulenza Consultique (pubblicate qui sopra) sono evidenziati i migliori e i peggiori fondi, chiusi e aperti, rivolti in particolare ai lavoratori autonomi: ma l'ostacolo maggiore allo sviluppo di questi ultimi ? dato dalle assicurazioni, ostili ai fondi in generale dato che sono meno remunerativi delle polizze.
La Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione presieduta da Luigi Scimia, ? intervenuta per cambiare e rendere pi? trasparenti i prodotti assicurativi: ce ne sono alcuni, infatti, che arrivano a trattenere l'80 per cento sul primo versamento. In ogni caso, i decreti attuativi sulla previdenza complementare dovranno essere predisposti dal ministero del Lavoro, per consentire di partire dal 1? gennaio dell'anno prossimo.
Peraltro Damiano ? sempre stato favorevole alla previdenza integrativa fin da quando era sindacalista della Fiom Cgil: non a caso fu, negli anni 90, il primo presidente di Cometa, il fondo pensione dei metalmeccanici. ?In base alla mia esperienza posso dire che i fondi pensione hanno costi minimi e danno serie garanzie ai lavoratori: tutte le categorie devono avere un fondo contrattuale? conclude il ministro. Che ? ancora un po' sindacalista.
A CHI CAMBIA LA VITA I numeri della forza lavoro occupata in Italia. Le nuove norme interessano tutti i dipendenti delle aziende private.
- 23 milioni di occupati in Italia - 6 milioni di lavoratori autonomi - 10,5 milioni di lavoratori in aziende con meno di 50 dipendenti - 5,2 milioni di lavoratori in aziende con pi? di 50 dipendenti
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