4/1/2007 ore: 12:34
"Previdenza" Diritto all'informativa anche per le colf
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Pagina 22 - Norme e tributi Diritto all'informativa anche per le colf L'informativa prevista dal decreto di riforma della previdenza complementare sulla destinazione del Tfr, salvo diverse disposizioni, dovrebbe riguardare anche i datori di lavorodomestici. Il decreto legislativo 252/05, infatti, non prevede un'esclusione esplicita per questa categoria di datori di lavoro. Anche se l'articolo 2 nell'identificare i destinatari li collega «alla medesima impresa, ente, gruppo di imprese, categoria, comparto o raggruppamento, o diversa organizzazione di lavoro e produttività», riferendoli così a un contesto organizzato e produttivo. Ricordiamo che la legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha anticipato al 1° gennaio di quest'anno l'entrata in vigore della previdenza complementare, rendendo operativa la disposizione sull'obbligo di informare i lavoratori circa la possibilità di destinare il Tfr ai fondi pensione. Il comma 8, dell'articolo 8 del decreto legislativo 252/05 prevede infatti che, prima «prima dell'avvio del periodo» in cui il lavoratore può manifestare la propria volontà di destinazione del Tfr, il datore di lavoro deve fornire «adeguate informazioni sulle diverse scelte disponibili». Rispetto al Tfr, in assenza di un esonero, in datore di lavoro, se il lavoratore non eesercita alcuna opzione, deve versare le quote di trattamento maturando al fondo di settore (che attualmente non esiste) o, in assenza, destinarlo all'Inps in un fondo di previdenza complementare (ancora da istituire) o in un prodotto previdenziale individuale segnalato dal lavoratore. Per istituire un fondo per la previdenza complementare destinato ai lavoratori domestici, l'articolo 46 del contratto collettivo sul lavoro domestico prevede che le parti costituiranno una commissione paritetica. In mancanza di una scelta (espressa o tacita) per la previdenza complementare, i datori di lavoro domestici devono acquisire l'opzione del lavoratore (scritta) finalizzata al mantenimento in famiglia del Tfr maturando. In questo caso infatti, il datore di lavoro che non occupa più di 40 addetti non è costretto a versare il Tfr al fondo Inps costituito per gestire i trattamenti di fine rapporto. Va in ogni caso rilevato come l'obbligo di informativa e la disciplina del silenzio assenso sulla destinazione del Tfr si scontrino con le peculiarità del settore. Tra l'altro molti lavoratori sono stranieri. Le colf regolari, secondo i dati della Uiltucs, sindacato del commercio della Uil, sono circa 600mila (su circa 1,2 milioni di lavoratori domestici complessivi). Certamente i datori di lavoro di colf, baby sitter, badanti avranno problemi a spiegare una disciplina che, in molti casi, essi stessi non conoscono bene. Senza parlare delle difficoltà, per i datori di lavoro di gestire la partita del Tfr, con il trasferimentodelle quote ai fondi. |