22/6/2006 ore: 11:34

"Referendum" R.Chieppa: «La riforma produrrà conflitti permanenti»

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    gioved? 22 giugno 2006

    Pagina 16/17 - Politica


    L'intervista
    Riccardo Chieppa - Presidente emerito della Corte Costituzionale

    ?La riforma produrr? conflitti permanenti
    tra Stato e Regioni?


    Federica fantozzi

    ?Questa riforma ? la decadenza barocca di norme costituzionali. Molti difetti si sarebbero potuti evitare se vi fosse stata una sostanziale seconda lettura con possibilit? di emendamento. Ma cos? l’unica risposta possibile ? un “no” secco al referendum?. Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale ragiona sui difetti di tecnica legislativa e sui conseguenti squilibri che lo hanno portato a decidere di votare contro la sua conferma. Un no per?, che va inserito ?nella prospettiva poi di affrontare le riforme con una tecnica legislativa corretta, un meccanismo di approvazione adeguato alle garanzie costituzionali, una ripristinata cultura del dialogo?.

    L’ex presidente della Consulta (lo ? stato fino al gennaio del 2004), ha partecipato marted? a Roma a un convegno organizzato dal Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, un braccio dell’Azione Cattolica) insieme all’avvocato Maretta Scoca, al costituzionalista Giuseppe Ugo Rescigno e al professor Paolo Ridolfa. Tutti convintamente schierati per il “no” nella consultazione popolare che si terr? domenica e luned?.

    In un articolo su Europa il costituzionalista Alessandro Pace si chiede come mai al referendum sul Titolo V nel 2001 si sia votato in un solo giorno, come prevede la legge, mentre ora si voter? domenica e luned?. Domandandosi se, da parte della scorsa gestione del Viminale, si sia trattato di ?svista o furbata?.
      ?Pace, giustamente, si interroga su una situazione, il voto esteso a luned?, che trova fondamento soltanto in un comunicato del ministero degli Interni. Il professore propone che si ricorra a un decreto legge per regolarizzare la situazione. Ha ragione. Un provvedimento del governo che istituisca il doppio giorno risolverebbe il problema?.

      Poich? il referendum costituzionale non richiede il quorum dei votanti, perch? la questione ? cos? importante?

      ?? vero che in assenza di quorum non si pu? dire che venga alterata la composizione. Ma con i tempi che corrono, con l’attuale opposizione che ? peggio di un azzeccagarbugli, ? meglio evitare contenziosi. Intanto, poich? la legge prevede i comizi elettorali solo di domenica, magari qualche presidente di seggio stravagante pu? decidere di chiudere il luned?. E poi c’? un problema di copertura delle spese del luned? che, in teoria, non hanno base legale?.

      C’? stata una polemica sulla scarsa informazione intorno al referendum. La condivide?
        ?S?, e vorrei dire che ? stato l’errore peggiore, fatto anche dai fautori del “no”. Bisognava pretendere che si pubblicasse il testo delle norme. Come sono oggi e come si vogliono cambiare. Invece non si trovano da nessuna parte. ? come per le liste elettorali delle scorse elezioni politiche: per conoscere i nomi dei candidati bisognava entrare nel seggio?.

        Non crede che l’elenco di articoli cos? tecnici possa essere poco fruibile per la gente?
          ?Io credo che se il cittadino italiano medio vedesse norme che oggi sono fatte di un comma allargate a otto commi, gli verrebbe il rigetto. Sarebbe molto pi? efficace vedere questo sulla Rai, piuttosto che stupidaggini come la diminuzione degli eletti, che in realt? avverr? tra il 2011 e il 2014?.

          La CdL dice che il federalismo coster? molto meno. L’Unione che spaccher? l’Italia tra ricchi e poveri. Dove sta la verit??
            ?Tempi e modi di individuazione delle risorse da trasferire a Regioni ed enti locali sono rinviati a future leggi di attuazione. Al 2014. Si inaridiranno ancor pi? le risorse degli enti locali. Ogni anno viene tagliata una fetta del finanziamento di province e comuni. Non ci sono pi? soldi per le opere pubbliche, e l’impoverimento locale ? un grande motivo di recessione. Come i cavalli di monsignor Perella (una macchietta tirchia della commedia napoletana, ndr) che abituati a non mangiare, alla fine morirono. ? cos? per l’economia italiana: l’aspetto locale ? sempre stato un volano, ora ? inaridito?.

            Dopo il voto si potr? aprire un tavolo per discutere le riforme?
              ?Si dovr? farlo, per riforme che durino pi? di una legislatura. E non riforme eterogenee che tocchino 53 articoli moltiplicando i commi?.

              Quanto cambia con la nuova Carta?
                ?Un terzo della Costituzione viene riscritta. E il rischio che venga intaccata anche la prima parte sui principi e valori c’?. Tutta l’impalcatura ? coinvolta. La Costituzione ? un fatto unitario: se tocchi 52 articoli su 138 c’? un riflesso anche sugli altri?.

                Si arriver? a riforme condivise?
                  ?? del tutto sbagliato il tentativo di far passare una Costituzione che appartenga alla maggioranza o all'opposizione. La Costituzione ? di tutti. ? e deve essere condivisa. Alla riforma in discussione i cittadini, invece, non hanno partecipato. Quindi le modifiche, di fondo, non sono condivise?.

                  Lei ? stato pochi giorni fa a un convegno del Meic, braccio dell’Azione Cattolica. Che impressione ha tratto del loro giudizio sulla riforma?
                    ?Con tanti indecisi in giro, ? importante la posizione per il “no” presa dal professor Balduzzi, il presidente del Meic che ? un punto di riferimento per i cattolici. Soprattutto tenendo presente che l’Azione Cattolica ha lasciato libert? di voto alle singole associazioni. Vuol dire che da un mondo intellettuale non qualificato politicamente arriva un giudizio negativo sulla riforma?.

                    Quali sono i difetti peggiori della riforma?
                      ?Sul piano della tecnica legislativa ? grave che praticamente non ci sia stata la seconda lettura con possibilit? di apportare emendamenti. Anche qui, ? una situazione simile al blocco delle liste elettorali. Traspare una concezione della democrazia tra il plebiscitario e il teleguidato... In Parlamento siedono 240 deputati cooptati con le opzioni. Altro che suffragio elettorale: sono state le segreterie di partito?.

                      Il blocco del confronto quali guasti ha prodotto?
                        ?Ha agevolato una serie di difetti di tecnica legislativa. Ha incrementato la mancanza di dialogo costruttivo e di ricerca di soluzioni pi? largamente condivise destinate a durare nel tempo e a essere realizzate senza conflitti quasi permanenti. Non si ? tenuto conto dell’esigenza di evitare maggioranze risicate e si ? ripetuta l’incapacit? di realizzare un dibattito sereno e un colloquio tra diversi schieramenti?.

                        Lei parla di conflittualit? permanente. Aumenteranno anche i ricorsi?
                          ?Quasi certamente si alimenter? ulteriormente il contenzioso davanti alla Corte Costituzionale. Norme poco meditate e imprecise presentano difetti di chiarezza e contraddizioni con l’impianto costituzionale?.

                          Le principali incongruenze e dubbi interpretativi che vede?
                            ?La vaghezza dell’autonomia tributaria in chiave federalista. L’asimmetria del procedimento legislativo con il Senato federale destinato a entrare in vigore in modo differito fino al 2016. La frammentazione legislativa come conseguenza della non facile distinzione di compiti tra Camera e Senato. Il complicato riparto di poteri tra Stato e Regioni che risolve solo in parte alcuni problemi nati con la riforma del Titolo V. E il rafforzamento disarmonico della componente politica nella nuova composizione della Consulta?.

                            Un’obiezione, mossa anche da esponenti del centrodestra che pure voteranno “no” come Bruno Tabacci, ? che la posizione del centrosinistra sia conservatrice e immobilista.
                              ?La Costituzione del 1947-48 rappresenta un grosso valore, nato dal riscatto italiano dalla dittatura e da una guerra sofferta. Ecco da dove derivano le preoccupazioni per le garanzie. Il timore non riguarda gli uomini di oggi. Ma un signore che domina andava bene in epoca medievale, non adesso. Invece la riforma aumenta in modo esclusivo i poteri del presidente del Consiglio, mentre il presidente della Repubblica ? reso nominalmente garante della Carta ma i suoi poteri sono tagliati?.

                              Se vince il “s?” cosa dovr? fare l’Unione?
                                ?Il centrosinistra deve dare un segnale forte. Portare subito a tre quinti la maggioranza qualificata, nella seconda votazione di entrambe le Camere, per modificare la Costituzione. Prevedendo che se non si raggiungono i due terzi dei votanti si possa ricorrere al referendum. Sarebbe una risposta forte per dimostrare all’opposizione la volont? di dialogo e ai cittadini l’intenzione di revisioni costituzionali meditate e condivise?.

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