20/12/2006 ore: 11:08

"Ritratti" Cesa: il galantuomo delle tessere

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    mercoled? 20 dicembre 2006

    Pagina 10 - Politica

    Persone
    Lorenzo Cesa segretario dell'Udc

    Il galantuomo delle tessere
      Segretario Quando torn? alla ribalta
      dopo la condanna a 3 anni annullata
      fu accolto da un coro di consensi

      Indagato La Procura di Catanzaro
      e l’Ufficio antifrode di Strasburgo
      chiedono conto di 2 milioni di euro
        MATTIA FELTRI

        ROMA

        Quando Lorenzo Cesa divenne segretario dell’Udc, nell’ottobre dell’anno scorso, un compagno di partito disse che aveva fegato a mettersi in prima linea, ?col passato che ha?. Il passato di Cesa ? immaginabile, e comune a quasi tutti quelli del suo rango, cresciuti nella Prima repubblica a contare le tessere, le nomine, le risorse, come si dice in gergo. Le risorse, nella Prima repubblica, stavano attorno al cinque per cento. Cesa andava dal ministro democristiano Gianni Prandini e gli diceva che il tal ingegnere voleva l’appalto, e Prandini rispondeva: ?Chiedigli il cinque per cento?.

        La storia di quegli anni ha insegnato che erano galantuomini anche i pluricondannati, ed era il caso, per esempio, del povero Severino Citaristi. E a maggior ragione, per continuare con gli esempi, ? galantuomo Massimo D’Alema, che ammise un finanziamento illecito per fortuna prescritto. Per cui nessuno pu? coltivare il pregiudizio che Cesa non lo sia, e non sar? un caso se, eletto segretario, sollev? unanime entusiasmo. ?Straordinaria figura umana e politica?, disse Follini. ?Abbiamo fatto la scelta migliore?, disse Rocco Buttiglione. ?Penso sia la persona ideale?, disse il leghista Roberto Calderoli, non amicissimo dei casiniani. Diverso e forse controproducente ? stato l’elogio che proprio Pier Ferdinando Casini gli ha rivolto rispondendo a Claudio Sabelli Fioretti sul ?Magazine? del ?Corriere della Sera?: ?Cesa ha ammesso di avere sbagliato. Ha avuto il coraggio di confessarlo, ? una persona per bene, non si ? nascosto, ha portato la sua croce, ? stato per dieci anni fuori dalla politica. Sono cristiano e credo alla redenzione?.

        Messa in questi termini, la questione diventa pericolosa, visto che Cesa ? nuovamente indagato e non soltanto da una procura (quella di Catanzaro), ma anche dall’Ufficio antifrode del Parlamento europeo. Pare che il segretario abbia ricevuto fondi comunitari (due milioni e mezzo di euro) diretti a societ? di cui ? stato socio, e poi quei fondi abbiano seguito percorsi diversi e poco limpidi. Una recente inchiesta dell’?Espresso? rivela poi che, secondo il pentito di mafia Francesco Campanella, ?un funzionario delle Nazioni unite avrebbe permesso di fare affari per centinaia di migliaia di euro alla societ? “Global Media”, della moglie e del figlio di Cesa?. Si sa che le dichiarazioni dei pentiti riservano spesso delusioni agli inquirenti, e si sa che un’indagine non ? una sentenza, tantomeno di Cassazione. Cos? ha un’aria stucchevole la polemica fra gli uomini di Casini e la Democrazia cristiana di Luigi Pizza (quello che ha ereditato in tribunale il simbolo dello scudocrociato e la sede di piazza del Ges?), frementi nel rimproverarsi a vicenda di essere ricettacoli di criminali.

        Il povero Cesa ? quello che ci rimane sempre in mezzo. In ?Onorevoli wanted?, Peter Gomez e Marco Travaglio raccontano che la ?Global Media? della famiglia Cesa organizz? il congresso dell’Udc nel 2003. E’ che Cesa si spende, si d? da fare, ? fedele ed efficace. E’ uno di quegli sgobboni che nascono nelle campagne romane, e precisamente ? nato nel 1951 ad Arcinazzo, paese del quale il padre fu sindaco. Studi? Scienze politiche alla Luiss, e poi si impegn? nel partito. Arnaldo Forlani lo piazz? a controllare i tesseramenti, e lo fece bene. Forse troppo, e cos? fu chiamato da Prandini a occuparsi di risorse. Fin? male perch? Cesa, come disse Bettino Craxi in udienza, era di quelli che avevano i calzoni corti e gi? sapevano che la politica non campa d’aria. Anzi, serve ciccia, e tanta. Gli contestarono - a lui e a Prandini - trentacinque miliardi di tangenti su settecentocinquanta miliardi di appalti dell’Anas.

        Quando cominciarono i guai, Cesa era consigliere comunale a Roma. Andarono per arrestarlo e non lo trovarono. In Comune dissero che non lo si vedeva da qualche giorno, e fu un po’ tronfiamente dichiarato latitante. Quarantotto ore dopo, Cesa si costitu? e si diede alla magistratura con lo stesso puntiglioso fervore con cui si era dato alla politica, sino a sconfinare nel reato. ?Intendo svuotare il sacco?, disse al giudice delle indagini preliminari, stupefatto per il ricorso a un frasario da malavitoso. Cesa confess? al gip quello che gi? sapeva, e lo mise a parte di tutto quello che ancora non sapeva. Per Prandini fu un disastro. Cesa, perlomeno, usc? subito di galera. Il primo venne condannato a sei anni e quattro mesi di reclusione, il secondo a tre anni e tre mesi. La sentenza fu poi annullata in Cassazione per questioni procedurali violate dal Tribunale dei ministri, e i due sono stati prosciolti per sopraggiunta prescrizione.

        Nel frattempo, Cesa era tornato a rovinarsi la schiena sulle scrivanie dell’Udc. Secondo qualcuno, diede una mano anche al nascente Ccd, fondato nel 1994 dal forlaniano Casini e da Clemente Mastella che, un anno fa, al neosegretario disse: ?Saprai assolvere al tuo compito con l’equilibrio che ha sempre caratterizzato la tua vita?. E infatti, con equilibrio, Cesa assolve

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