«Sciopero generale? Adesso no»

(Del 22/5/2002 Sezione: Economia Pag. 17)
CISL E UIL FREDDE CON LA CGIL
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«Sciopero generale? Adesso no»
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ROMA
È decisamente tiepida la replica di Cisl e Uil alla missiva con cui il leader Cgil Sergio Cofferati propone un incontro unitario per mettere a punto una piattaforma comune e un programma di iniziative di lotta contro il governo. Compreso lo sciopero generale. Nessun commento ufficiale dalla Cisl, che risponderà per iscritto; per la Uil, il numero uno Luigi Angeletti dice che «non vediamo adesso la necessità di fare un nuovo sciopero generale». Cisl e Uil - come già in febbraio - non gradiscono troppo il pressing del sindacato di Cofferati. Il leader Cgil ribadisce che per negoziare il governo deve partire dallo stralcio della riforma dell´art.18 e dell´arbitrato, ma delinea anche una linea generale di scontro con l´esecutivo (scuola, pubblico impiego, fisco, pensioni e Sud). E indica alcuni temi - mercato del lavoro, diritti, ammortizzatori sociali e formazione - su cui le tre confederazioni hanno idee tutt´altro che consonanti. Ma in assenza di «sponde» concrete da parte del governo (una convocazione formale del confronto, meglio ancora qualche proposta che abbia il sapore di un´apertura alle richieste delle organizzazioni di Pezzotta e Angeletti) Cofferati e i suoi scommettono sull´inevitabilità di un ricompattamento del fronte sindacale sulle posizioni indicate dalla Cgil. Da Caserta, ieri Cofferati ha detto che l'appello della Cei alla pace sociale è un fatto «importante che indica e conferma la sensibilità in materia di lavoro e di diritti delle persone», e ha confermato che di fronte all´«inefficacia» delle politiche del governo «si può prevedere, nella situazione data, anche un nuovo ricorso allo sciopero generale». Nel mese di «tregua» - nonostante i molti contatti informali - non c´è stata una risposta positiva alle molte profferte di «dialogo o lotta» formulate da Cisl e Uil. Ieri Angeletti ha lanciato per l´ennesima volta l´ultimatum al governo: «Se non riprende la concertazione - ha detto - inevitabilmente saltano la politica dei redditi e quella contrattuale», con i sindacati che saranno costretti ad abbandonare la moderazione salariale. Anche per il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta, è tempo di nuove iniziative di lotta: «Ma piuttosto che lo sciopero generale - ha precisato - penso che sia più efficace una serie di iniziative articolate, per costringere la Confindustria ad uscire dal convento di clausura in cui si è rinchiusa». Il presidente di Confindustria Antonio D´Amato risponderà domani, nell´assemblea dell´organizzazione. Intanto, in attesa di vedere cosa succederà attorno al tavolo sul fisco (che riprenderà oggi al ministero del Tesoro) si riapre più che mai lo scontro anche sul tema delle pensioni. Ormai in rotta di collisione i rapporti tra il ministro del Welfare, Roberto Maroni, e il presidente dell'Inps, Massimo Paci, che a novembre lascerà la sua carica. Lunedì Paci aveva lanciato l'allarme sull'equilibrio del sistema previdenziale pubblico se passerà la decontribuzione per i neoassunti voluta dall´esecutivo. «Il governo andrà avanti con delega previdenziale con determinazione», ha risposto Maroni, che si è scagliato contro i «professionisti dell'allarmismo, fuori e dentro le istituzioni». Ma allo stesso tempo, il titolare del Welfare ha chiarito che «la pensione pubblica non sarà più garantita dalle norme, ma dalla concreta possibilità esistenti in quel momento in termini di finanza pubblica». Dunque, in futuro la pensione pubblica - nonostante la promessa di «prestazioni invariate» - non potrà non scendere. Di qui la replica ironica di Paci: visto che la decontribuzione provocherà una riduzione delle pensioni, «ci sarà un riequilibrio complessivo della spesa previdenziale. Ora sono più tranquillo».
r. gi.
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