23/11/2006 ore: 11:31

"Sindacale" Cgil nella bufera, scoppia il caso Fiom

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    gioved? 23 novembre 2006

    Pagina 12- Economia

    Cgil nella bufera, scoppia il caso Fiom
      Sul radicalismo anti-Damiano e pro-Cobas si riapre il conflitto

      Direttivo infuocato.
      Cremaschi: siamo
      condizionati dalla
      debolezza del governo

      Epifani decide di
      non nascondere i
      contrasti: "Basta
      ambiguit? su parole
      e atti violenti"
        La maggioranza del
        sindacato dei
        metalmeccanici si
        sgancia dalla linea di Epifani

        ROMA - Anche nel 1996 c?era Romano Prodi a Palazzo Chigi. Forse non c?entra nulla, o forse ? un indizio. Certo fu allora che Claudio Sabattini, leader carismatico dei metalmeccanici, fece approvare dal congresso la formula originale dell?"indipendenza" della Fiom dalla Cgil, non un divorzio ma qualcosa di pi? della tradizionale autonomia tra una categoria e la confederazione. Obiettivo: avere pi? libert? d?azione sullo scacchiere della politica. Da sei mesi Prodi e il centrosinistra sono tornati al governo e la maggioranza della Fiom si sgancia dalla linea della Cgil. Questo ? un indizio. ? da qui che si deve partire per provare a comprendere le asprezze della due giorni di dibattito nel direttivo di Corso d?Italia. Perch? finch? si doveva dire no a Berlusconi era pi? facile; ? sui s? che tutto finisce per complicarsi, soprattutto nella Cgil, l?unica casa comune della sinistra italiana, dove convivono diessini, rifondaroli, neo-comunisti, riformisti, ex comunisti, ex socialisti, movimentisti fino a quelli di Lotta comunista.

        ?Siamo in preda ad una sindrome politica, ad una "sindrome della sindrome del governo amico", e le questioni sindacali c?entrano davvero poco?, dice con franchezza Susanna Camusso, segretario generale della Cgil della Lombardia, gi? fiommina, ex socialista poi ds, la sola donna ad aver avuto la responsabilit? del settore auto, cio? della Fiat. ?, innanzitutto, il giudizio sulla Finanziaria che divide. Ma poi le politiche sul lavoro, i rapporti con la Confindustria e la ripresa - eventuale - della concertazione. ?La nostra iniziativa ? insufficiente?, attacca Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom, animatore delle "Rete 28 aprile", una della minoranza dell?arcipelago della sinistra sindacale. ?Non possiamo essere condizionati - prosegue - dalla debolezza del governo. Ci voleva una risposta pi? netta contro una Finanziaria che penalizza il lavoro e per contrapporsi alle pressioni della Confindustria?. Fino allo sciopero? ?S?, certo fino allo sciopero?.

        E allora quella andata in scena negli ultimi due giorni nella sede della Cgil non ? stata una resa dei conti tra riformisti e massimalisti, secondo lo schema classico delle divisioni a sinistra. Piuttosto ? stata la prima battaglia pubblica tra la Cgil e la maggioranza della Fiom, appoggiata dalle altre minoranza di sinistra. Uno scontro tra la confederazione e una sua categoria. Tutto - come detto - per ragioni prevalentemente politiche, di ruolo politico, di collocazione politica. Un inedito. ?Dietro le posizioni della Fiom - commenta Achille Passoni, membro della segreteria confederale, gi? braccio destro di Sergio Cofferati - si intravedono segni di una vocazione pansindacale, nella quale il sindacato entra direttamente sulla scena della politica?.

        ? stato Guglielmo Epifani, il leader della Cgil, a decidere di non nascondere pi? il problema all?interno delle stanze del palazzone di Corso d?Italia, e di far esplodere il "caso Fiom". Decisive sono state le ultime scelte della maggioranza dei metalmeccanici insieme all?area congressuale di sinistra "Lavoro societ?-Cambiare rotta": quella di promuovere la manifestazione del 4 novembre scorso contro il precariato, nonostante l?invito della confederazione a soprassedere, dopo gli attacchi al ministro del Lavoro, l?ex fiommino Cesare Damiano (?amico dei padroni?) e ad alcuni dirigenti della stessa Cgil; e poi il sostegno di un membro della segreteria nazionale della Fiom (Cremaschi) allo sciopero di venerd? scorso dei Cobas. Anche questo un fatto senza precedenti. Mentre, al contrario, nelle piazze si riascoltano vecchi slogan e vecchie parole d?ordine violente contro i quali Epifani ha chiesto di alzare le barriere ?senza alcuna ambiguit?. Come fu necessario negli anni Settanta per sconfiggere il terrorismo. Dice ancora Camusso: ?Il clima ? diventato pesante. Non tanto nei luoghi di lavoro, cos? diversi da quelli degli anni Settanta. La realt? ? che, come altre volte, quando si ? prossimi ad una svolta nella politica nazionale, c?? una parte dell?antagonismo che non accetta il confronto, che trasforma il dissenso nella ricerca di nemici. E mi vengono i brividi quando si passa alla personalizzazione del nemico?.

        Ieri sera Il voto finale del parlamentino ha dato ragione a Epifani, ma ha anche sancito la rottura. Nelle conclusioni il segretario generale non ha concesso nulla ai suoi oppositori. Ed ? stato ricambiato: 63 voti al documento della maggioranza della segreteria confederale; 21 a quello alternativo presentato dal "Lavoro-societ?" (Nicola Nicolosi e la segretaria confederale dissidente Paola Agnello Modica). La maggioranza della Fiom si ? astenuta (14 voti) su entrambi i documenti. Di fatto un voto contro Epifani. D?altra parte il leader di Corso Trieste, Gianni Rinaldini, l?aveva detto: ?Non condivido nulla della relazione di Epifani?. Rinaldini ha anche adombrato la possibilit? - almeno cos? ? stato interpretato da molti - di essere pronto a rimettere il mandato al prossimo Comitato centrale Fiom in programma luned? e marted? prossimi. Alla richiesta di precisazioni ha risposto cos?: ?Io non rilascio dichiarazioni?. Pi? probabile che al Comitato centrale finisca per chiedere un voto di fiducia. Su una linea diversa per?, da quella di Epifani. Due linee, insomma, nella stessa confederazioni.

        L?ultimo congresso della Cgil (a Rimini in piena campagna elettorale e con l?abbraccio all?allora candidato Romano Prodi) si ? concluso unitariamente. La partita ora ? destinata a spostarsi sulla prossima conferenza di organizzazione, tra circa un anno. I nodi verranno al pettine l?. Dice Carla Cantone, segretario confederale e prima donna a guidare l?ufficio organizzazione: ?Dovremo ridefinire in maniera chiare le regole di come si sta insieme. Noi non abbiamo criminalizzato nessuno, ma un conto ? il rapporto con i movimenti, un altro ? stare con i Cobas e condividere le loro parole d?ordine?. Anche la Fiom, la sua maggioranza, allora dovr? scegliere da quale parte stare.

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