26/2/2007 ore: 10:42

"Sindacale" Cgil:nuova sigla che unisce chimici e tessili

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    sabato 24 febbraio 2007

    Pagina 7 - Lavoro-Economia



    Cgil, nasce una nuova sigla che unisce chimici e tessili: «Un modello da seguire». Critica la Fiom


    Quasi un milione e 400mila dipendenti,principalmente uomini,con un forte radicamento nel nord Italia,principalmente Lombardia e Veneto.Saranno loro i rappresentati dal nuovo sindacato interno alla Cgil, frutto della fusione fra la Filtea, l’organizzazione dei tessili,e la Filcem che rappresenta i chimici.Il manifesto dell’accorpamento è stato votato all’unanimità dalle due organizzazioni il Q 21 febbraio scorso,i punti che lo compongono sono 10.Un settore caratterizzato da grandi imprese (la maggioranza hanno più di 250 dipendenti),il tessile,e un altro,quello chimico,che invece ha centinaia di imprese piccole,con meno di 19 occupati,che si vogliono presentare uniti davanti alle sfide della globalizzazione e dei nuovi processi produttivi.È questa la ragione principale della scelta di unirsi in un’unica sigla:«L’industria leggera opera ormai in regime di contesa permanente.Da qui I’impegno per incalzare gli imprenditori su innovazione di processo e di prodotto, su ricerca,formazione e integrazione di filiera» è scritto nel primo punto del manifesto.Una filiera unica insomma, che ha bisogno di un’unica voce: «Alla base del processo c’è la volontà di innovare la lettura delle tutele del lavoro,per allargare la rappresentanza, riappropriarsi della catena del valore dei prodotti e quindi dare più forza e qualità alla contrattazione di secondo livello» spiega Valeria Fedeli,segretaria generale della Filtea.Con un occhio ai processi globali:«Vogliamo fare una sindacalizzazione più estesa,allargare la rivendicazione dei diritti.È un modello che può essere una grande occasione per la Cgil» aggiunge Fedeli.Non la vede così Giorgio Cremaschi,segretario nazionale della Fiom:«Questa fusione segue un’ottica diversa dalla nostra,che pensiamo ad un unico sindacato di tutti i lavoratori dell’industria,che hanno gli stessi problemi.Credo piuttosto - conclude Cremaschi - che sia una scelta dettate da ragioni esclusivamente politiche,interne alla Cgil.Hanno voluto mettere assieme dei pesi diversi».

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