«Spesa proletaria» La protesta degli ex magazzinieri
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Senza stipendio da mesi. «Prendiamo ciò che ci serve»
ASSAGO (Milano) — Quando la cassiera li ha visti arrivare ha sgranato gli occhi. Cinquanta uomini, un mix di diverse nazionalità, che spingevano altrettanti carrelli stracolmi di pacchi di pasta, riso, sacchetti di pane, confezioni di latte e pannolini.
Tutti insieme, tutti in coda in un’unica cassa, in un martedì mattina qualsiasi, di certo più consono agli acquisti di pensionati e casalinghe. E tutti con una sola richiesta alla malcapitata cassiera, espressa ad alta voce, in modo che anche gli altri clienti del supermercato sentissero: «Non paghiamo la spesa, questi sono generi di prima necessità che servono per la sopravvivenza dei nostri figli. Chiami pure i dirigenti di Carrefour e dica che, visto che non ci pagano lo stipendio da mesi, possono considerare i prodotti acquistati un anticipo su quanto ci devono».
È stata una vera e propria «spesa proletaria» quella tentata, ieri mattina, al Carrefour di Assago dai magazzinieri della piattaforma logistica del Gruppo Gs- Carrefour di Pieve Emanuele. «Se prendete anche soltanto un barattolo senza pagare diventate responsabili di furto» hanno replicato a muso duro i responsabili del punto di vendita. I lavoratori, dopo un breve confronto con i rappresentanti sindacali, hanno desistito e il gruppo ha lasciato il supermercato distribuendo volantini per spiegare le proprie ragioni. Una forma di protesta plateale che potrebbe costare cara ai manifestanti: la Digos, infatti, ha filmato l’intero blitz. E la tensione resta alta. A giugno i 65 magazzinieri sono stati sospesi dal lavoro con busta paga a zero ore dalla cooperativa «RM» che per conto del Consorzio Gemal gestisce la piattaforma logistica di via delle Rose, in cui vengono smistate le merci per i supermercati Carrefour di tutta la Lombardia.
Nonostante due diverse sentenze del Tribunale di Milano che intimano alla cooperativa il loro reintegro immediato, i lavoratori sono ancora fuori dai cancelli dello stabilimento e senza stipendio. «Siamo stati trattati come schiavi — racconta Ayman Hanna, delegato sindacale Cgil e primo ad essere sospeso dal lavoro dopo aver indetto uno sciopero — prima ci hanno chiesto di aumentare i ritmi di lavoro sostenendo di voler trasferire automaticamente chi non fosse stato in grado di seguire il nuovo livello di produttività. Poi, hanno tagliato del 10% la tredicesima e, infine, hanno annunciato che non avrebbero più integrato l’indennità di malattia garantita dall’Inps. E senza esitazioni hanno tolto lo stipendio a tutti quelli che non erano disposti a rinunciare ai propri diritti». Il gruppo Carrefour ha replicato che «sulla vertenza in atto nel deposito di Pieve Emanuele i 64 lavoratori coinvolti non sono, né sono mai stati, dipendenti della società. Carrefour è cliente della cooperativa RM, cui ha appaltato parte della gestione del magazzino di Pieve Emanuele. Le sentenze della magistratura cui fanno riferimento alcuni esponenti dei sindacati non riguardano Carrefour, che non è parte in causa e pertanto non può in alcun modo procedere al reintegro di personale che non è mai stato alle proprie dipendenze. Sono dunque improprie le esortazioni al rispetto della legge e delle istituzioni rivolte a Carrefour ».
Oggi è in programma un nuovo incontro in prefettura per tentare di sbloccare la vertenza. Intanto, i lavoratori stanno preparando una lettera per chiedere di essere ricevuti con le loro famiglie dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi.