"StatoLiquido" Gaffe dei colonnelli di An
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sabato 16 luglio 2005
BUFERA SU LA RUSSA, GASPARRI E MATTEOLI. IN UNA LETTERA HANNO SCRITTO: «CARO GIANFRANCO, CI RIMETTIAMO ALLE TUE DECISIONI»
Gaffe dei colonnelli di An, pace con Fini dopo le scuse
In una conversazione avrebbero detto del vicepremier: è dimagrito, malato
Amedeo La Mattina
ROMA Alla fine tutti hanno cercato di minimizzare. E dopo una giornata in cui An sembrava sul punto di implodere, mandando in fumo la faticosa «pace dell’Ergife», la bufera si è placata. Almeno apparentemente. Casus belli un articolo de «Il Tempo» che riportava una conversazione riservata tra Matteoli, Gasparri e La Russa, ascoltata da un cronista alla «Caffetteria», a due passi da Montecitorio. Secondo il quotidiano romano La Russa avrebbe detto che «Fini è malato»: «Non lo vedete che è dimagrito, gli tremano le mani. Non so che tipo di malattia si tratti, ma o guarisce o sono guai. Non ci possiamo permettere di affrontare una campagna elettorale in queste condizioni». I boatos del Palazzo hanno dato una versione maliziosa a questa «malattia» di Fini, legata più a questioni personali che politiche. Ma al di là dei pettegolezzi, altre frasi attribuite a Matteoli hanno messo altro pepe nella vicenda. «La vera questione è chiedersi chi è Fini oggi? Dobbiamo andare da lui prima di agosto, altrimenti parte per le ferie e scompare. Dobiamo dirgli “Gianfranco, svegliati!”. Che ne so, se serve, prendiamolo a schiaffi, ma scuotiamolo!».
Raccontano che il vicepremier abbia alzato il telefono e abbia inveito contro Matteoli e La Russa, chiedendo loro di dimettersi dagli incarichi di partito, annunciando che all’ufficio di presidenza di martedì avrebbe tagliato la testa a tutti i colonnelli «infedeli». «Ve la faccio pagare, vedrete che decisioni prenderò, vi faccio sputare sangue...», sembra che Fini abbia urlato al telefono. Dall’altra parte del filo, il tentativo di La Russa e Matteoli di spiegare come sono andate veramente le cose non avrebbe avuto esito. Così i due, insieme a Gasparri, hanno preso carta e penna, e hanno scritto una lettera di scuse al capo. «Le frasi a noi attribuite risultano immeritatamente offensive»; «il contesto ed il tono risultano completamente falsati»; anche se ciò non sminuisce «il danno alla tua persona, non possiamo che chiederti scusa e dal punto di vista politico rimetterci ad ogni tua decisione». E ancora: «Caro Gianfranco, è inutile dirti quanto ci dispiaccia... Ci preme solo sinceramente sottolinearti che nel corso di tutto il colloquio durato più di 30 minuti e in qualche modo “spiato” e scorrettamente estrapolato da un giornalista, non vi è stato un solo minuto in cui è venuto meno il nostro reale intento e cioè il desiderio di trovare il miglior modo possibile per aiutarti nella difficile opera di “ripartenza” di An». «L’ironia - hanno scritto La Russa, Gasparri e Matteoli - è che l’articolo esca proprio quando cementavamo la decisione di anteporre a tutto la volontà di lavorare con te, sotto la tua guida con un rinnovato spirito di coesione e lealtà che in questi giorni ci hai raccomandato».
Passano ore di suspence. Fini non si fa sentire. Poi a margine del Consiglio dei ministri Matteoli parla con il vicepremier e riesce a chiarire l’incidente. Da lì a pochi minuti arriva una dichiarazione del portavoce di Fini: «La lettera di scuse chiude la vicenda». Sembra la conclusione di una tempesta in un bicchiere d’acqua, appunto. Bisognerà però vedere se la vicenda è veramente chiusa. E se reggerà l’«intesa» raggiunta l’altra sera a cena in un ristorante romano tra il leader e lo stato maggiore di An. Più che un’intesa, Fini aveva comunicato il nuovo organigramma del partito: Matteoli all’organizzazione (e già si sapeva); La Russa si occuperà della propaganda e Gasparri dell’assemblea programmatica di ottobre; Storace seguirà tutti provvedimenti che stanno a cuore ad An e che saranno oggetto di campagna elettorale; Alemanno avrà la competenza sulla politica economica mentre Nania si dedicherà alle vicende del partito unitario. Fini ha comunicato che Landolfi farà parte dell’ufficio di presidenza e ha rifiutato di assegnare altri incarichi che Alemanno e La Russa avevano chiesto per Briguglio e Bocchino. Ha poi chiesto ad Alemanno di riconsiderare le sue dimissioni da vicepresidente di An, ma il ministro dell’Agricoltura sarebbe rimasto sulle sue posizioni.
Ma l’altra sera al «Toulà» non si è parlato solo di organigramma. Una buona parte dell’incontro è stata riservata alle questioni politiche della Cdl. In particolare alla «pretesa» dell’Udc di modificare la legge elettorale in senso propozionale e, soprattutto, di candidare Casini alla premiership. Su questi due punti non ci sono stati discrepanze: chi vuole il proporzionale, è stato detto da tutti, ha in mente di dare una spallata al bipolarismo che è invece la stella polare di An. E poi, un partito del 4-5% non può pretendere di avere la leadership. Per An il candidato rimane Berlusconi; se lui dovesse fare un passo indietro, allora non è scontato che sia Casini a prendere il suo posto: anche An ha Fini da mettere in campo.
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