"StatoLiquido" Scalfaro: la Chiesa può dare consigli, non ordini
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lunedì 13 giugno 2005
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L’EX CAPO DELLO STATO: C’È STATA UNA PROPAGANDA ELETTORALE CHE MI SEMBRA ASSOLUTAMENTE FUORI LUOGO
Scalfaro: la Chiesa può dare consigli, non ordini «Io ho votato, nel rispetto di principi espressi dal Concilio»
intervista Gianfranco Quaglia
NOVARA L’AVEVA annunciato a gennaio, quando il dibattito sul referendum era ancora agli inizi: «Andrò a votare». Il cattolicissimo Oscar Luigi Scalfaro, senatore a vita e Presidente emerito della Repubblica, l'uomo sempre devoto e praticante, è stato il primo ieri mattina ad arrivare al seggio elettorale sezione n° 53 della scuola Bellini di Via Cacciapiatti, nella sua città dove da 86 anni ha residenza. Erano le 7,50, gli uomini della scorta lo hanno accompagnato all'interno e lui si è messo in attesa nel corridoio con il certificato in mano. Il presidente di seggio gli è venuto incontro e forse avrebbe voluto fare uno strappo alla regola anticipando di qualche secondo le operazioni di voto, ma Scalfaro lo ha fermato con una battuta: «Non è ancora ora, non vorrei che poi ci fosse un'impugnativa davanti al Consiglio dell'Onu...». Poi, alle 8 in punto, è entrato nel seggio e in cabina con le quattro schede. Ne è uscito dopo qualche minuto ed è ripartito per Roma, dove ha poi votato la figlia Marianna.
Presidente, ha mantenuto fede all'impegno e non ha ascoltato le indicazioni del cardinale Ruini che ha invitato all'astensione...
«Come avevo detto e anticipato, non ho motivo di cambiare parere. Il 2 giugno ho compiuto 60 anni di vita politica e noi Costituenti abbiamo visto nascere il diritto di voto come diritto di ogni cittadino. Lo esercitammo la prima volta nel 1946. Siamo stati educati a questa partecipazione alla vita pubblica. L'art. 48 della Costituzione riconosce il voto come dovere civico. Io credo in quell'articolo che ho votato e nelle sue quattro condizioni, una delle quali contempla la segretezza. Andreotti ha dichiarato che forse De Gasperi non sarebbe andato a votare. Io nutro seri dubbi: un uomo come De Gasperi, che io ho conosciuto bene, antifascista, se oggi fosse qui con noi non sarebbe venuto meno al compito di esercizio del voto».
Ma lei è anche un cattolico, e la Chiesa ha dato precise indicazioni. Perché disubbidisce?
«Ho sempre seguito e osservato i principi che la Chiesa mi ha insegnato. La Chiesa ha il diritto di manifestare il suo pensiero e quando si esprime in modo ufficiale ritengo che chiunque pensi di ritenersi cattolico abbia anche il dovere dell'ubbidienza. Ma esiste anche un altro fondamento nel quale credo: l'applicazione dei principi è di appartenenza dei laici cattolici ed è soltanto loro la responsabilità. Credo che il dovere di scegliere spetti a loro, anche se non c'è dubbio che è molto ardito essere chiamati a decidere su temi per i quali solo la scienza può esprimersi. La Conferenza episcopale non ha titolo per invadere il terreno dei principi che appartengono allo Stato e ai laici. Perché vorrei ricordare come la Chiesa ci abbia anche insegnato che esiste la responsabilità soggettiva dell'applicazione dei principi. La Chiesa, ripeto, ha diritto di parlare e intervenire sulla morale, questo sì, ma l'indicazione che ci arriva può essere intesa come un consiglio, non un ordine. Ricordo che già il Concilio Vaticano II e Paolo VI hanno sempre sottolineato come l'attuazione dei principi e delle responsabilità spetti ai laici cattolici impegnati. Di tutto questo io rimango convinto e seguo queste linee che mi hanno insegnato. Ecco perché questa mattina sono andato a votare».
Questo referendum è stato preceduto da un dibattito politico acceso. Come lo ha visto e lo giudica?
«E' stata una propaganda elettorale che mi sembra assolutamente fuori luogo soprattutto per chi ricopre ruoli importanti e ha investiture dello Stato. In certi momenti mi è parso persino di ravvisare un atteggiamento ricattatorio.
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