"Storie" Una badante per il caro estinto
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giovedì 31 maggio 2007
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Una badante per il caro estinto
Francesca Longo
Come si arrotonda la pensione minima nell'opulenta Italia del 2007? A Trieste anche a settant'anni e passa con un semplicissimo «contratto cocopro». Il contratto in oggetto in realtà altro non è che una scrittura privata tra il proprietario di una tomba, spesso di famiglia, e un incaricato a tenerla in ordine, con tanto di fiori e targhe lucidate, per evitare che i servizi cimiteriali considerino il loculo abbandonato e lo confischino. Il committente è solitamente persona troppo impegnata dal lavoro, ma fa parte di quelli che «sanno vivere» - e quindi mai e poi mai rinuncerebbe al suo posto sotto terra. Chi accudisce i suoi lari è abituato a far visita una volta per settimana ai morti. Finito di accudire i resti di genitori e congiunto, passa per i simulacri dei vari committenti. Lavoro artigianale, ma fatto a regola d'arte: dopo il rituale segno di croce, si tolgono i vecchi fiori, si lava il vaso, si rimettono fiori freschi tagliandone sapientemente i gambi, si controllano le luminarie, si lustra l'ottone e le eventuali foto e quindi si dice un «Eterno riposo».
Va detto che non tutti possono vantare un contratto scritto, solo alcune «badanti dei morti» di indiscutibile livello professionale, che le signore «bene» si passano a tam tam. Da ciò ne deriva un mercato per nulla calmierato. Il committente, oltre ai fiori e ai biglietti di andata e ritorno dell'autobus a suo carico, può spendere dal centinaio di euro al mese fino a un paio di bicchieri di vino a visita. I «new workers» sono uomini (dal baro invalidato da un ictus al beone di quartiere), ma soprattutto donne che hanno ereditato dalle madri il balcanico culto dei morti. Tradizione messa al servizio dei tempi. E, sempre in ambiente balcanico, dietro questo florido' mercato del caro estinto (molto più florido comunque quello ufficiale) ecco che appare l'indotto. Sono le profughe che vendono i fiori. Ma dove li prendono? In cimitero, ovviamente! Padoa Schioppa, da buon triestino, dovrebbe saperlo bene quando parla di aumento del Pil.
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