"Telecom" Tronchetti disse: «Spaventiamo il governo»
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sabato 23 settembre 2006
Pagina 6 - Primo Piano
L’EX PRESIDENTE AL CDA DELL’11 SETTEMBRE: FACCIAMOGLI CREDERE CHE CEDIAMO TIM
Alla riunione della svolta Tronchetti disse: ?Spaventiamo il governo?
retroscena GIANLUCA PAOLUCCI
MILANO Non c’? nessuna intenzione di vendere Tim. Lo scorporo della telefonia mobile e della infrastruttura di rete da parte di Telecom ? stata semplicemente giustificata ai consiglieri con l’esigenza di ?mettere pressione al Governo?. E’ la verit? ufficiale di Telecom ed ? anche quanto racconta Marco Tronchetti Provera ai consiglieri della societ? riuniti lunedi undici settembre presso la sede del colosso telefonico, al numero 2 di piazza Affari. Senza produrre documenti che giustifichino questa dura presa di posizione, malgrado abbia in mano da qualche giorno il piano di Angelo Rovati, ex consigliere di Romano Prodi che ha la sciagurata idea di proporre lo scorporo della rete con l’intervento della Cdp. Ovvio che in consiglio qualcuno storca il naso e si faccia delle domande.
Perch? il cambio di strategia, perch? la ?media company?, perch? la vendita di Tim quando l’integrazione ? stata, industrialmente e finanziariamente, un successo? D’altra parte, da almeno due giorni, dal sabato precedente, tutti i giornali scrivono della vendita di Tim, della ?societarizzazione? della rete. Si fanno speculazioni su quanto potrebbe costare, e magari chi potrebbe comprarla. Di certo all’estero, scrivono concordi tutti i giornali. In Italia non c’? nessuno che abbia i 35, forse 40 miliardi che potrebbe costare se fosse messa sul mercato.
Solo che nessuno ha mai pensato di venderla, quella societ? fusa poco pi? di un anno e mezzo prima. N? avrebbe molto senso comprare Tim per quaranta miliardi quando con appena dieci miliardi si pu? comprare la societ?, raccattando in borsa su un pacchetto del 25% che consentirebbe di nominare un nuovo cda e mettere alla porta Pirelli, vendendo poi i telefonini e altri pezzi del gruppo. Semplicemente, Tronchetti giustifica con le ?pressioni del governo? la decisione di riscorporare Tim, di annunciare un radicale cambio di strategia trasformando il colosso telefonico in una media company. Ai quei – pochi – consiglieri che sollevano qualche dubbio, che si chiedono il perch? del cambiamento di strategia cos? radicale, la risposta che viene data ? laconica, quasi spiccia. Una ?pressione sul governo?.
Un po’ di date: il piano di Angelo Rovati arriva in Telecom, nelle mani del presidente Tronchetti Provera, il 5 settembre. Una settimana prima del consiglio. Ma i consiglieri ne verranno a conoscenza solo tre giorni dopo, il 14 settembre. Non dalla societ?, non in consiglio, come sarebbe logico, dato che tutte le radicali decisione prese in quella sede vengono giustificate con l’esigenza di fare pressione all’esecutivo. Ma dai giornali, dalle pagine di Sole 24 Ore e Corriere della Sera. Ufficialmente, lo scontro con il governo inizia invece il 12, con la piccata risposta di Prodi alle ipotesi di una vendita di Tim all’estero. Poi, il quindici arrivano a sorpresa le dimissioni di Tronchetti e l’incarico a Guido Rossi. Evidentemente, lo scontro era gi? alto prima di quel martedi nel quale arriva il comuinicato di Prodi che si oppone all’ipotesi di cessione, ma tutto ? rimasto sotto traccia, all’oscuro di quegli stessi consiglieri che sarebbero stati chiamati ad approvare la nuova svolta strategica del gruppo. La nuova linea, come ormai noto, non passa all’unanimit?.
Due consiglieri, indipendenti, si astengono. In questa storia, i consiglieri indipendenti, nominati nel cda per rappresentare gli azionisti di minoranza, chiamati a fare prima di tutto l’interesse del gruppo e non quello del suo principale azionista, stanno assumendo un ruolo chiave.
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