22/5/2007 ore: 11:36
"Usa" Lo scomodo legame tra Hillary e Wal-Mart
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Quello scomodo legame tra Hillary e Wal-Mart Un ruolo da lei mai pubblicizzato, un handicap agli occhi degli elettori liberal Massimo Gaggi NEW YORK — Interrogata, un mese fa, sul ruolo di Wal-Mart (la grande catena commerciale che, con 1,3 milioni di dipendenti, è il maggior datore di lavoro d'America) nell'economia Usa, Hillary Clinton se la cavò con una risposta asettica («Mi piacciono le sue radici rurali e i bassi prezzi praticati danno più valore ai dollari dei consumatori, ma i comportamenti sociali dell'azienda suscitano interrogativi»), evitando accuratamente di citare il suo passato di consigliere d'amministrazione del gruppo. Poche ore dopo l'amministratore delegato di Wal-Mart, Lee Scott, replicò che l'azienda stava facendo progressi nelle aree sociali citate ed era, comunque, «orgogliosa della sua relazione storica con la senatrice Clinton». Hillary sa da tempo che gli antichi legami con Wal-Mart — un'azienda accusata dalla sinistra americana di pratiche antisindacali, di discriminazione nei confronti delle donne e di non garantire ai suoi dipendenti un livello accettabile di assistenza sanitaria — rappresentano un handicap nella sua campagna elettorale. Tanto che un anno fa, nel tentativo di separare nettamente la sua immagine da quella della società, restituì 5.000 dollari ricevuti come contributo elettorale per la rielezione al Senato. Troppo poco, troppo tardi, hanno replicato i critici. Da allora le domande su Wal- Mart fioccano, durante gli appuntamenti elettorali che vedono Hillary protagonista. Fin qui la candidata alla Casa Bianca ha minimizzato, sostenendo che l'epoca dei suoi rapporti col gruppo di Bentonville, in Arkansas (lo Stato di cui Bill Clinton fu governatore, prima di arrivare alla Casa Bianca), è ormai remota. Hillary, che fu membro del «board» dal 1986 al '92, sostiene che in quegli anni, nei limiti del possibile, sostenne cause «progressiste». Nei giorni scorsi, però, Los Angeles Times e New York Times, due giornali portabandiera dell'America «liberal», hanno cercato di andare più a fondo nella biografia manageriale della Clinton, scoprendo che, nei suoi anni con Wal-Mart, l'allora moglie del governatore dell'Arkansas condusse, sì, battaglie solitarie per aumentare il numero delle donne-dirigenti e per una politica aziendale più attenta all'ambiente, ma non ebbe mai nulla da dire sull'atteggiamento apertamente antisindacale della società. Né si oppose, come avrebbe potuto, quando Sam Walton, il fondatore della società, inserì nel «board» con la carica di vicepresidente John Tate, l'avvocato di Omaha al quale aveva affidato fin dal 1970 la ricerca di modi legali per tenere i sindacati lontani dall'azienda. Ma Hillary era pur sempre la moglie del governatore e un avvocato dello studio «Rose Law», che aveva lavorato spesso per conto di Wal-Mart. I sostenitori della Clinton l'hanno sempre difesa dalle accuse proprio sulla base di questa sua «estraneità» alle logiche dominanti nel «board» di Wal-Mart. Ma ora diversi consiglieri della società hanno raccontato che la giovane avvocatessa (Hillary entro nel «board» a 38 anni) non ebbe mai di paura di condurre battaglie solitarie. Ma solo per cause femministe e ambientali. Non è un problema da poco per la ex «first lady», visto che i sindacati in America, benché poco popolari e afflitti da un'inarrestabile emorragia di iscritti, rappresentano pur sempre l'unica macchina elettorale organizzata del partito democratico. Lo staff di Hillary minimizza, sostenendo che si tratta di vicende ormai remote, ma in realtà i rapporti dei Clinton con Wal-Mart non si sono mai interrotti. Bill parla spesso con Lee Scott che è stato loro ospite a cena alcuni mesi fa, mentre di recente Hillary ha dato il suo aiuto per organizzare un incontro segreto tra alcuni leader sindacali e Leslie Dach — un alto dirigente di Wal-Mart che è anche un esponente del partito democratico — nel tentativo di ripristinare un dialogo tra azienda e «unions». Proprio per questo, difficilmente la vicenda danneggerà in modo irreparabile la campagna di Hillary. L'Afl- Cio, la centrale sindacale Usa, è molto pragmatica. Apprezza il ruolo politico della Clinton — che si tratti di provare a ricucire con Wal-Mart o di proporre un sistema sanitario «universale» che copra anche i 46 milioni di americani oggi senza mutua — e non si scandalizzano se non l'hanno avuta come alleata negli anni 80. Del resto, se il problema è quello dei rapporti col gruppo di Bentonville, nemmeno la «fedina» degli altri candidati democratici è immacolata: John Edwards ha ammesso di possedere un pacchetto di azioni Wal-Mart, mentre la moglie di Barack Obama, Michelle, è stata nel consiglio di una società che è uno dei principali fornitori di Wal-Mart. Certo, gli attivisti del sindacato che verranno chiamati a dare un sostegno capillare al candidato democratico nel momento cruciale della campagna elettorale, dovranno fare qualche esercizio zen, prima di andare porta a porta ad esaltare le doti di Hillary.
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