9/3/2007 ore: 11:15

A Milano il primo hotel a "sette stelle" d’Europa

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    venerdì 9 marzo 2007

    Pagina 30 - Società



    il caso
    Maggiordomo e pianoforte in ogni stanza

    La cattedrale del lusso
      A Milano il primo hotel a “sette stelle” d’Europa


      CHIARA BERIA DI ARGENTINE

      MILANO
      Suite con vista in Galleria. Nel cortile dell’antico palazzo - il 7 marzo di 142 anni fa la cerimonia per la posa della prima pietra, alla presenza di Re Vittorio Emanuele II - un valletto digita il codice d’accesso dell’ascensore panoramico che porta alla reception del «Town House Galleria», primo albergo in Europa a puntare alla nuova certificazione a 7 stelle. Profumo intenso d’orchidee. Alla reception non ci si ferma per il check-in; ci vuole un codice personalizzato (non esistono chiavi né schede elettroniche) per entrare in una delle 25 suite dell’albergo, 1.500 metri quadrati, al secondo e terzo piano della Galleria. E’ un maggiordomo in perfetto tight a sbrigare ogni cosa al suo cliente. Gli disfa la valigia, gli stira la camicia sgualcita, gli offre champagne e tartine al caviale, gli prepara un bagno caldo, insomma è pronto - 24 ore su 24 - a soddisfare ogni suo desiderio. Preferisce le lenzuola in lino, in morbido satin o in percalle con trama da 400 fili?

      Scarpe su misura
      Nel cofanetto ci sono biglietti da visita personalizzati, una Bentley con autista è a disposizione per appuntamenti e per lo shopping di grandi firme made in Italy. Volendo c’è persino un servizio di calzature su misura. Spiega Giorgio Fornasiero, stilista-artigiano: «Il cliente può ordinarci le scarpe in anticipo, le troverà al suo arrivo in albergo. Materiali? Dal canguro alle pelli esotiche, coccodrillo, anguilla, lucertola». Brivido per il gusto, ma che lusso! E ancora. Per il cliente, tanto ricco quanto esigente, Town House Galleria offre non solo in ogni camera Pc portatili wireless, pianoforti Yamaha che suonano da soli (si può però richiedere un pianista per un relax musicale in suite), tv al plasma in stanza e in bagno e anche un trattamento personalizzato antistress. «Si chiama "Foeniculum Peel", è un peeling molto particolare con semi di finocchio, centella, rosmarino e acido lattico», spiega la dottoressa Di Nella del Caroli Health Club, uno dei partner dell’albergo.

      Ideatore dell’operazione acchiappa turisti Paperoni è Alessandro Rosso, 48 anni, torinese, figlio di Franco Rosso, fondatore dell’omonimo tour operator. Spiega Rosso: «Milano è una città di grande appeal. E’ tra le più belle al mondo ed è meta di tanti uomini d’affari. Certo, c’erano bellissimi hotel ma nessuno con livelli di servizio adeguati e piccola dimensione. Ai nostri clienti offriamo la straordinaria esperienza di soggiornare in un palazzo storico unico al mondo».

      Voltare pagina
      Privilegio che costa da 800 a 4 mila euro a notte. Chiedo: chi potrà permettersi una suite con maggiordomo nel cuore di Milano? «I ricchi sono il 2% della popolazione mondiale», risponde l’imprenditore che ha già aperto 3 altre Town House, non però da 7 stelle, a Torino e Milano. 10 milioni di euro: è costata a Rosso la ristrutturazione dell’immobile di proprietà del Comune, pagherà 500 mila euro d’affitto l’anno, contratto di 12 anni. Vera manna per Palazzo Marino e non solo questione di soldi. Progettata da Giuseppe Mengoni e inaugurata con il Re Savoia, la Galleria da prestigioso salotto di Milano era negli ultimi decenni diventata simbolo del declino di Milano. In un’altra ala dell’edificio aveva il suo quartier generale Bettino Craxi; quell’ufficio e altri affitti scandalosamente bassi per locali così prestigiosi a parenti e amici dei partiti alla guida della città finirono nelle prime cronache di Mani Pulite.

      Voltare infine pagina. Dice Gianni Verga, assessore al Demanio: «Milano è in gara per l’Expo 2015, questo hotel è un tassello del sistema di eccellenze per rendere più attrattiva la città». Per ottenere dalla svizzera Scs, la società leader mondiale nei servizi di certificazione, le agognate 7 stelle finora concesse solo al "Burj Al Arab" di Dubai, l’apertura dell’albergo è un vero working in progress d’investimenti e avvenimenti e test di qualità. Anche se il secondo piano non è ancora finito i primi clienti sono arrivati a fine febbraio («siamo riusciti a far riparare in mezz’ora l’orologio di un nostro ospite», racconta fiera la direttrice Claudia Melatti); la sera del 7 marzo, anniversario della cerimonia inaugurale della Galleria, l’hotel ha aperto per autorità e discendenti delle nobili famiglie, come i Belgioioso, che 142 anni fa scortarono il re. Per il salone del Mobile, il 16 aprile, si festeggerà il lavoro di Ettore Mocchetti, l’architetto, direttore della rivista "Ad" che ha curato la ristrutturazione dei locali usando un mix di materiali nobili come il rovere e design modernista.

      Pareti grigie very milanese, luci da cromoterapia, pazzesca vasca da bagno nella suite più costosa, la 214. Tra un anno, all’inaugurazione ufficiale dell’albergo in Galleria si saprà se Rosso e il suo staff di maggiordomi hanno conquistato le 7 stelle.

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