31/1/2006 ore: 12:12
Alessandria. Commercio, la guerra dei giganti
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L'INCHIESTA Ormai in concorrenza tra loro, i grandi centri mostrano segni di cedimento Una concorrenza tra giganti che sta mettendo in seria difficoltà un po' tutti, prima i piccoli negozianti, ora i centri commerciali di medie dimensioni. Basti leggere i dati forniti dall'osservatorio sul commercio della regione Piemonte: in provincia di Alessandria si è passati, nel giro di dodici mesi, da 11 centri commerciali di grandi dimensioni, nel 2002, a 20 nel 2003 fino ai 22 del 2004. I supermercati di medie dimensioni sono passati da 306 nel 2003 a 451 nel 2003 e 452 l'anno successivo. Dopo la provincia di Torino, l'Alessandrino è al secondo posto per superficie occupata dalle grandi strutture commerciali: nel 2004 129.783 mq contro i 440.522 di Torino; segue la provincia di Cuneo che ha due centri commerciali in più rispetto ad Alessandria ma distribuiti su una superficie di "soli" 94.363 metri quadrati totali. Il caso Serravalle. I piccoli negozi hanno seguito il percorso inverso: sono gradualmente spariti i cosiddetti esercizi di vicinato, le antiche "botteghe" che vendevano dal latte al detersivo, mentre resta sostanzialmente invariato il numero dei negozi specializzati. Un caso nel caso è rappresentato dalla zona del Novese dove il comune di Serravalle ha conosciuto in breve tempo un'evoluzione emblematica con l'insediamento dell'Outlet prima, l'Iper due anni dopo, e la prospettiva di ospitare tra breve il più grande Retail Park d'Italia. Il provincia è il paese in cui c'è il rapporto più elevato tra numero di abitanti e metri quadrati adibiti al commercio. «E' interesse delle grandi catene essere presenti comunque in zona, nonostante l'altissima concorrenza, ed occupare quote di mercato, nell'attesa che prima o poi qualcuno ceda ed il vincitore acquisterà la fetta lasciata libera», è l'impietosa analisi del sindacalista. I primi segnali di cedimento ci avvertono: da un anno sessanta dipendenti Unes sono in cassa integrazione a zero ore e lo saranno fino all'aprile del 2007, mentre altri sono in mobilità in attesa del prepensionamento. «Ai Giovi è in corso una ristrutturazione per cui la superficie di vendita si dovrebbe ridurre fino ad arrivare a dimensioni di un normale supermercato - spiega Ciarlo - Gli esuberi sono circa di quaranta dipendenti che l'azienda sta cercando di ricollocare tra i centri del gruppo di Serravalle, Tortona e Montebello della Battaglia». Il paradosso è che a decretare la crisi del centro di Pozzolo, è stato proprio il fratello gemello Iper di Serravalle. Sempre in tema di occupazione, è pur vero che l'indigestione di colossi della grande distribuzione ha riportato in attivo la bilancia occupazionale, ma raramente si tratta di assunzioni a tempo indeterminato. «La prassi - prosegue il sindacalista - è l'utilizzo di contratti a termine o apprendistato che risulta anche più vantaggioso per l'azienda di quelli denominati formazione lavoro. C'è inoltre un utilizzo massiccio di personale part-time mentre e tempo pieno sono rimasti qualche magazziniere e poco più». In questo panorama, il commercio tradizionale, dopo la prima batosta, ha dovuto trovare una via di salvezza. «Il nostro è un settore sempre in sofferenza - afferma Massimo Merlano dell'Ascom di Novi - Nonostante i dati a livello novese siano confortanti, non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Credo che il commercio in zona continuerà nelle sue evoluzioni di mercato e continuerà a ridisegnarsi da solo. Ne faranno le spese le aziende di medie dimensioni e quelle collocate in zone meno appetibili, fuori dai circuiti dello shopping. Per quanto ci riguarda, credo che non ci resti insistere sul concetto di qualità, specializzazione e servizi al consumatore, come abbiamo fatto con le iniziative de "Il Cuore di Novi». «Se continueremo così - è l'amara conclusione di Merlano - l'oasi del consumo che appare essere la nostra zona ci porterà ad eguagliare l'Africa: ci sono bellissimi i villaggi turistici ma, fuori dal recinto dorato, c'è solo fame e miseria». |